MOTTA SANTA LUCIA – GIUSEPPE VILELLA ERA INNOCENTE
<< Motta Santa Lucia (CZ) – Giuseppe Villella, individuato da Cesare Lombroso come l’archetipo del «delinquente atavico», in realtà era del tutto innocente.
Si trattava di una persona proba, onesta e timorata di Dio, che non aveva mai offeso alcuno né rubato nulla in una lunga vita fatta di sacrifici e duro lavoro quotidiano come bracciante agricolo.
La sua notorietà infatti risiede in un clamoroso “falso storico”, poiché da ricerche incrociate condotte dal Comitato no-Lombroso, abbiamo appurato che non vi sono processi politici per brigantaggio che contemplano il suo nome presso gli archivi storici calabresi, il che significa che il povero Giuseppe Villella, prova della teoria lombrosiana dell’atavismo criminale e simbolo di quella che qualcuno chiamo “razza Maledetta “, brigante non lo era di certo.
Un destino infame, un’omonimia forse, una lontana parentela, una legge Pica applicata con ferocia inaudita, lo strapparono ai suoi cari, alla sua bella Motta Santa Lucia per portarlo, innocente e disperato, nel lontanissimo carcere di Vigevano, nel 1864. Lì avrebbe ancora potuto salvarsi, non dalla morte, che presto lo ghermì nell’agosto dello stesso anno per le disumane condizioni carcerarie, ma dall’offesa più grave che un uomo possa subire, ossia la sottrazione della sua dignità.
Il suo dichiararsi sempre innocente non impietosì alcuno, tanto meno il dottor Cesare Lombroso, ossessionato dalla ricerca di una prova, di una malformazione, di una «cosa» qualsiasi che potesse dare sostegno alle sue teorie.
Lombroso volle scoprire nella fossetta occipitale mediana di Giuseppe Villella la prova inconfutabile del carattere del delinquente nato o atavico…calabrese e meridionale?
Meglio!
Poteva così affermarsi come l’atavismo criminale fosse comune a tutto il Mezzogiorno d’Italia, per giustificare gli orribili misfatti compiuti dopo l’artificiosa unità. Pensiero ancora terribilmente attuale anche se sottaciuto…
Oggi di Giuseppe Villella resta solo il dissacrato cranio, considerato dai responsabili del Museo “Cesare Lombroso” un «bene culturale» e beni culturali gli altri 904 teschi che arredano le pareti dello squallido museo di Antropologia Criminale torinese.
Quanto si espone non è privo di fondamento, ma è frutto di un lungo lavoro di ricerca di un gruppo di intellettuali (Domenico Iannantuoni, Francesco Cefalì, Eugenio Attanasio, Francesco Antonio Schiraldi, Amedeo Colacino) che ha portato al ritrovamento di tutti i documenti anagrafici e giudiziari e che sono a disposizione del Comitato Tecnico Scientifico “No Lombroso”, al fine di promuovere le necessarie azioni volte alla riabilitazione del nome e dell’immagine del fu Signor Giuseppe Villella di Motta Santa Lucia .
Giuseppe Villella di Francesco, diventato a 69 anni peculiare oggetto di studio di Cesare Lombroso, nacque nel 1795 a Motta Santa Lucia, nel circondario di Catanzaro. Benché il celebrato «padre» dell’antropologia criminale abbia fatto del povero Villella il culmine dell’assurda ricerca sulla criminalità innata, in realtà il contadino calabrese è stato solo l’ennesima vittima degli abbagli del falso scienziato di Verona.
La consultazione degli archivi contenenti lo svolgimento dei processi celebrati dal 1816 al 1862, sia presso la Gran Corte Criminale di Catanzaro che presso la Gran Corte di Cosenza, nonché l’esame dei processi svoltisi nei Tribunali di Nicastro e di Cosenza nel 1863, quindi i documenti anagrafici originali confrontati con quelli redatti dallo stesso Cesare Lombroso e pubblicati a mezzo stampa nel corso del tempo, conducono ad affermare, con assoluta certezza, che il Giuseppe Villella di cui si occupò Lombroso non fu un delinquente, ma uomo totalmente estraneo ad eventi malavitosi. E ora che ne sarà di Cesare Lombroso?
Comitato Tecnico Scientifico No Lombroso >>
Fonte: http://www.calabrialibera.it/comitato-no-lombroso-il-brigante-villella-era-innocente/
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Molti, anzi troppi sono troppo buoni con l’ebreo Ezechia Lombroso autonominatosi “Cesare”, e che col suo scheletro si para ancor oggi in piedi come “dominus” del suo macabro vero e proprio mausoleo in Torino,… e che dopo 150 anni trionfa ancora e sempre sul suo prigioniero e trofeo di guerra: l’italiano, duosiciliano, “meridionale” e calabrese Giuseppe Villella, il cui cranio giace ancora “scocculatu” al centro del sedicente e falso “Museo di Antropologia Criminale Lombroso” di Torino!
Il Fatto sicuramente interessante e rivelatore sul Lombroso è che da un punto di vista autenticamente legato al “metodo sperimentale scientifico” egli è sicuramente classificabile come pseudoscienziato, ma dal punto di vista dello “ius sanguinis” egli fu ed è sicuramente classificabile come uno pseudoveronese, uno pseudoveneto, uno pseudotorinese, uno pseudoitaliano, ma sicuramente un vero e proprio ebreo, che dal punto di vista culturale fu anche sicuramente un vero e proprio sionista, di ascendenze ideali farisee e talmudiche, ed un vero e proprio razzista nel senso peggiore del termine ed al servizio di un regime veramente tirannico, massonico, ebraico, rothschildiano, locale e globale!…
Ovvero l’Ezechia, che molti e troppi proteggono ancora adesso all’insegna del classico ed ipocrita “ciangi e futti”:… “poverino”!… non fu affatto una inconscia ed innocente “vittima” di “abbagli” ed in totale buona fede!… Ma, egli, ammenoché non fosse di una ignoranza abissale e, o di una idiozia assoluta, cosa che per altro nel suo caso, come nel caso di molti suoi sostenitori perfino accademici suoi contemporanei ed anche attuali, non è tutta da escludere, non poteva non essere pienamente cosciente del fatto che egli era un “carnefice” che si muoveva e poteva comunque muoversi solo ed unicamente con il concorso, l’aiuto, il sostegno, la protezione, la connivenza, la complicità di un contesto collettivo, associativo ed istituzionale, pubblico e privato, locale e globale, ideologico e politico, governativo e statale, sociale e culturale, “scientifico” e militare, accademico ed economico, etc. estremamente spregiudicato e privo di scrupoli, fazioso e disonesto, menzognero e tracotante, prepotente, violento e conclamatamente criminale di guerra e di pace!
Esiste, comunque ed oggettivamente, una continuità storica vergognosa, inconfessata ed inconfessabile, ma non credibilmente negabile, tra il criminale, bugiardo e falsificatore Ezechia Lombroso del 1861 e coloro che nelle istituzoni pubbliche decretarono nel 2008 di stanziare 10 milioni di euro per restaurare e… riaprire… il “suo” museo, che, guarda caso, proprio nel 1938 era stato… chiuso… nientedimeno che su ordine di… Benito Mussolini!
Evidentemente il Regime Fascista del 1938 era allora molto meno razzista, molto meno antimeridionale e molto meno antitaliano non solo del Lombroso e dei suoi complici di 150 anni fa, ma anche molto meno razzista, molto meno antimeridionale e molto meno antitaliano di coloro che nel 2008 ed ancora oggi sono gli attuali ed eventuali sostenitori di Lombroso!… ed estimatori aperti e diretti o nascosti ed indiretti delle sue tesi beceramente razziste, antitaliane, antimeridionali, anticalabresi!… e che evidentemente si annidano con maggiore probabilità proprio tra gli attuali massoni, ebrei, farisei, sionisti, suprematisti, segregazionisti apartheid, talmudici, satanisti e rothschildiani di vario tipo che agiscono in Torino e su Torino!….
Infatti, che dire altro?… Visto l’attaccamento morboso che proprio certi ambienti accademici locali torinesi mostrano per il macabro mausoleo lombrosiano?… ed anzi visto il peso specifico sociale determinante con cui essi dimostrano di essere fortemente presenti ed attivi anche e proprio nell’ambiente non solo accademico, ma anche culturale, politico, etc. torinese e nel restante blocco sociale dei loro attuali potentissimi fratelli, cugini, parenti, consanguinei, affini, amici, alleati, sostenitori e simpatizzanti locali e globali?…
Insomma, Lombroso e tutti i maggiorenti del duo fradicio, corrotto, criminale, assassino, perverso e pervertito ambiente locale e globale, che allora come adesso è sempre lo stesso, non ancora soddisfatti di avere già vinto militarmente il Popolo delle Due Sicilie, avevano bisogno allora di classificare “scientificamente” come razzialmente inferiore il coevo Popolo delle Due Sicilie, tale e quale come anche adesso essi hanno ancora lo stesso turpe bisogno di classificare “scientificamente” come razzialmente inferiore l’attuale Popolo dell’Italia del Sud che ne rappresenta la continuità etnica, storica, genetica, etc.!
Ovveoro, in più di 150 anni le cose non sono affatto cambiate ed a Torino è chiarissimo che vi sono ambienti molto potenti che hanno ancora disperato e criminale bisogno di criminalizzare “antropologicamente” e diabolico bisogno di demonizzare “positivisticamente” il Popolo dell’Italia del Sud come “atavicamente criminale “: “brigante”allora!… e “mafioso”, “ndranghitaro”, “camorrista”, etc.” oggigiorno!..
Quanto sopra, la classe dominante locale con i suoi sopraddetti annessi e connessi globali, conquistò militarmente l’Italia nel 1861, essa dunque sentiva allora “assolutamente” necessario bollare come “atavicamente criminale” il Popolo Duosiciliano, proprio per potere giustificare il proprio diritto a sminuirlo, porlo in posizione subordinata, disprezzarlo, insultarlo, offenderlo, asservirlo, schiavizzarlo e finalmente… cannibalizzarlo!… e “metabolizzarlo” con ogni mezzo e senza nessunissimo scrupolo,… come di fatto essa fece!… e come di fatto sta ancora facendo adesso a presente nei confronti del Popolo Italiano del Sud!!… e come di fatto ancora farà sempre e comunque anche in futuro!!!… ammenoché il Popolo Duosiciliano, o Popolo Italiano del Sud, o “Meridionale”, o come altro che dire lo si voglia, non sappia nel frattempo organizzarsi adeguatamente e ribellarsi a simile bestiale, umiliante ed inaccettabile tirannia in maniera finalmente… vincente !!!
“Il cranio del brigante Villella va restituito alla Calabria”. Una mozione di tutti capigruppo (maggioranza ed opposizione)
Luisa Lombardo
“Il cranio del brigante Giuseppe Villella va restituito alla Calabria e segnatamente al suo comune d’origine, Motta Santa Lucia, per darne dignitosa sepoltura. Si tratta di un cranio simbolo dell’ancora attualissima questione meridionale e del non ancora rimosso pregiudizio antimeridionale”.
E’ uno dei punti cruciali della mozione, presentata formalmente presso la Segreteria generale del Consiglio, promossa dal capogruppo “Oliverio presidente” Orlandino Greco e sottoscritta da tutti gli altri presidenti dei Gruppi consiliari, di maggioranza e di opposizione (Sebi Romeo, Pd, Flora Sculco, Calabria in rete, Giuseppe Giudiceandrea, DP; Giovanni Nucera, La Sinistra; Fausto Orsomarso, Gruppo Misto; Francesco Cannizzaro, Casa delle Libertà; Alessandro Nicolò, Forza Italia; Giovanni Arruzzolo, NCD).
La mozione, che verosimilmente sarà discussa al primo Consiglio regionale utile, “impegna il Presidente e la Giunta regionale a promuovere ogni utile iniziativa, affinché si giunga alla restituzione, ai discendenti o alle Amministrazioni Comunali di origine che ne avessero fatto richiesta (come nel caso del cranio del brigante calabrese Giuseppe Villella da parte del Comune catanzarese di Motta Santa Lucia), delle spoglie trattenute nel Museo di Antropologia Criminale ‘Cesare Lombroso’ di Torino.
Polo museale, è spiegato nella mozione, riaperto dopo oltre 60 anni di oblio, dove sono esposti ben 904 crani, oltre a scheletri, cervelli e macabri oggetti della collezione privata di Cesare Lombroso, medico veronese capostipite del razzismo scientifico, autore delle teorie che accostano le caratteristiche fisiche degli individui ai difetti mentali e ai comportamenti criminali su cui si e’ fondata la piattaforma ideologica del razzismo di matrice nazista. Una raccolta che Lombroso allestì procedendo, per anni, a scorticare cadaveri, mozzare e sezionare teste, effettuare i più orripilanti interventi su individui ritenuti criminali, malati di mente, omosessuali e prostitute unicamente per le misure di parti del cranio e del corpo”.
“Le aberranti teorie del Lombroso e dei suoi seguaci, nel periodo post-unitario – ricorda Orlandino Greco – contribuirono a pregiudicare la matrice unitaria, la coesione nazionale e l’equilibrato sviluppo del Paese, applicando malevolmente all’interno della Nazione i teoremi sulla presunta inferiorità razziale delle popolazioni del Mezzogiorno”.
“Per i resti incogniti, che nessuno può reclamare”, la mozione “propone la possibilità di accogliere la disponibilità – manifestata da don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità di Napoli – di inumarli nel Cimitero delle Fontanelle della città partenopea, luogo di asilo dei perduti per eccellenza. E, ove si ritenga necessario, di rivolgersi all’Avvocatura regionale per il sostegno legale presso il MIBACT e presso tutte le sedi Istituzionali del Paese con immediata attuazione della presente mozione”.
“Tutto questo al fine di restituire la giusta tutela alla pietas verso i defunti – spiegano i Capigruppo di maggioranza e di opposizione – nonché dignità a resti mortali che per il nostro patrimonio etico, culturale e giuridico sono sacri e inviolabili, in quanto ovunque si nasca e si cresca, si rimane sempre parte della famiglia umana”.
“A farsi carico di questa avvertita istanza, un crescente movimento d’opinione testimoniato da intere amministrazioni comunali tra le quali Lecco, numerosi altri Comuni d’Italia e svariati rappresentanti del mondo della cultura, condensato nel Comitato Tecnico Scientifico ‘No Lombroso’. In particolare, rispetto ai resti di Villella, la Giunta Comunale di Motta Santa Lucia (Cz) – è ricordato nell mozione – ha gia’ adottato da tempo un deliberato con cui si dà mandato al sindaco, Avv. Amedeo Colacino, di fare quanto nelle sue prerogative istituzionali per ottenere la restituzione delle spoglie dell’antenato e concittadino Giuseppe Villella, tuttora ignobilmente esposte nel Museo ‘Cesare Lombroso’ di Torino. Nel 2004 il Tribunale di Lamezia Terme, con ordinanza ad esecuzione immediata, provvedeva inoltre a dare soddisfazione agli agenti Comune di Motta Santa Lucia e Comitato Tecnico Scientifico ‘No Lombroso’ per la restituzione delle spoglie dello stesso Giuseppe Villella. Infine, l’Università di Torino, proprietaria del museo in oggetto – riporta la mozione – richiedeva nel breve, con l’Avvocatura di Stato, sospensiva del provvedimento presso la Corte d’Appello di Catanzaro che la concedeva fino all’aprile 2016”.
http://appunti2008.blogspot.it/2015/05/comitato-no-lombroso-il-brigante.html
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