Alta Terra di Lavoro

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Napoli e Calabria, due luoghi uniti nel cuore d’origine (III)

Posted by on Lug 13, 2023

Napoli e Calabria, due luoghi uniti nel cuore d’origine (III)

Invece la storiografia ufficiale del razzismo unitario bandisce tale verità, passandolo come un carnefice. L’abate Domenico Sacchinelli che aveva seguito Ruffo e l’insorgente popolo con il ruolo di Segretario dell’Armata sanfedista ci dà la sua opinione veritiera: “Tutte quelle sanguinose battaglie date dall’armata del Cardinale, raccontate dagli scrittori Coco (Cuoco), Botta e Colletta, con incendi e saccheggi delle città di Cosenza, di Rossano, di Paola ecc. furono tutte favole sognate da’ detti scrittori”.

È normale che colui o coloro che furono impediti di trovare la verità ebbero momenti necessari di tirarla fuori, scontentando i loro nemici ma non si aspetteranno sicuramente che quest’ultimi reagiranno nella maniera più peggiore, con le diffamazioni o con la violenza militare. Purtroppo nei periodi di tirannia elitaria del 1799, del 1820, del 1848 e del 1860 furono usati tutti due metodi, danneggiando l’assicurata e garantita pace nazionale e i benefici del popolo duosiciliano, le cui conseguenze derivavano dall’applicazione degli usi civici del 1792 e dalla messa al bando delle idee destabilizzatrici. Naturalmente non solo conta il contributo della Calabria anche quello di Molise, di Puglia, di Capitanata, della Lucania, dell’Abruzzo e della Campania nella liberazione del popolo napolitano dalle invasioni straniere e dalle tirannie degli stranieri e dei dominanti, ovvero delle élite dei pennaruli. Oggi la propaganda razzista unitaria ha diviso indegnamente la nostra unità nazionale napolitana favorendo gli ingiustificati campanilismi coloniali, mettendo le provincie stesse una contro le altre oppure contro il povero Napoli che era stata, per secoli, una capitale della nostra terra che aveva perso lo status di Nazione a causa dell’usurpazione della nostra indipendenza da parte degli invasori piemontesi sabaudi. A fomentare tale divisione campanilistica sono gli immancabili ascari che, da un momento all’altro, non perdono tempo a diffamare la nostra terra senza rendersi conto di quello che dicono sui di noi napolitani e di nostri problemi, dimenticando la propria coscienza. Ecco perché all’interno della Salernitana alcuni tifosi lanciano gli insulti contro i fratelli di Napoli per sostenere l’ascarismo o per loro infiltrazione in tale squadra calcistica, divenendo complici. Oppure come la finzione del cosiddetto “Regno delle Due Calabrie” inventato dall’attore Antonio Albanese (un altro lombrosiano, identico o peggio di Zalone) nel suo film sputtasud “Cetto c’è, senzadubbiamente” del 2019 che, invece, diffamò l’antica parola “Due Sicilie” introdotto dal 1130 sotto la guida degli Altavilla e rubò l’inno di Paisiello e le divise del legittimo Regio Esercito delle Due Sicilie, arrivando a mettere in atto dei ridicoli spot di supporto della sua “monarchia”. Potrei continuare a fare altri esempi di diffamazione sempre ad opera degli ascari e dei lombrosiani, in particolare “Era mio fratello” (2007), “Il Generale dei Briganti” (2012), “Mare fuori” (2020), “Ti mangio il cuore” (2022), “Scimmie Calabresi”, “Abusivismo meridionale”, “Napoli deserta” ed ecc. Tutte queste iniziative sono utili soltanto per far rendere ai napolitani un popolo più odiato, incapace di comprendere e che va assistito per diritto. Ma a dire certe cose sono sempre quei complici che non hanno altro che usare e inventare frasi e idee per avere tanti privilegi anche con la criminalità di strumentalizzare o di odiare un proprio popolo, senza conoscere i propri limiti. Quando il piacere di essere sottomessi è un peccato, un popolo non può avere pietà se non si sa amarlo con affetto e in attinenza alla realtà di cui esso vive. Allora ammettiamo che se la Napolitania è discriminata dall’Italia padana, lo stesso dolore viene infierito a Napoli, alla Calabria e a tutte le province napolitane, ridotti in condizioni di puro colonialismo e senza la possibilità di voler rinascere l’autonomia perduta della nostra terra e usurpata dallo stesso governo illegittimo, per cui le autonomie ordinarie e speciali previste dalla Costituzione del’48 sono applicate solamente per la Padania anziché ridurre il divario culturale-economico e rimasero inapplicate per i popoli italici rimasti colonizzati, come è successo alla Sicilia con il mancato Statuto speciale di autonomia approvato nel maggio del 1946, la cui conquista è stata compiuta con il sangue di molti abitanti isolani che per volontà “democratiche” delle forze politiche che assoggettarono l’isola stessa. Non solo, anche la liberazione del 1799 e le pretese dei diritti e dell’indipendenza furono compiuti con il sangue dei nostri antenati che si ribellavano alle ingiustizie spacciate come idee e rivoluzioni da parte dei tiranni pennaruli divenuti ben presto Padri della patria ma in nome di chi? della libertà e della fratellanza? Non credo se la penisola italica ha subito un periodo di guerra fratricida tra piemontesi e insorti napolitani e siciliani causata dal pesante odio della dinastia sabauda verso quelle popolazioni sottomesse. Da qui si può notare che tra i padani e i napolitani esiste una reale diversità tradizionale e perciò non vuol dire che abbiamo il diritto di rivendicarci contro i padani ma bisogna necessariamente ristabilire una vera fratellanza tra popoli italici su ispirazione dei valori morali del cattolicesimo e del vigente diritto internazionale. I napolitani desiderano la pace a la tranquillità nel poter condurre la propria vita e il proprio lavoro per poi dare progresso alla nostra terra che non intende essere marcia né cattiva ma attiva e accogliente chiunque, dovendo anche contrastare vari tentativi di ingerenza e di oppressione. Dalla Calabria, dalla Lucania, dalla Puglia, dal Molise, dalla Capitanata, dall’Abruzzo e alla Campania possediamo storicamente e legittimamente l’identità napolitana sin dal Medioevo e viene ereditato dai nostri antenati, compresi i Borbone stessi, come ammette Giacinto de’ Sivo nel suo libro “ I Napolitani al cospetto delle Nazioni civili” (1861) che i Napolitani erano e sono un popolo sovrano esistito dai Normanni con le seguenti frasi scritte nei vari capitoli: “Noi son già cento e trent’anni che con la bandiera de’ gigli scacciammo il Tedesco, e ricuperammo la libertà; né poi da quel felice anno 1734 vedemmo più stranieri battaglioni”; “L’unità per noi è ruina. In nome della libertà ne vien tolta la libertà; perdiamo il dono di Carlo III; ritorniamo a’ viceré, anzi a’ luogotenenti, anzi a’ prefetti, anzi a’ molti prefetti, per esser menati con la frusta.”; “Il reame delle Sicilie era libero sotto lo impero di buone leggi, che tutti i sudditi agguagliavano; ed era prosperoso”. Inoltre de’ Sivo diceva che “Non si può per una nazionalità ideale distruggere le nazionalità reali”, ovvero non era permissibile usare la propaganda per inventare e imporre una nuova nazionalità se c’è già quella esistita per secoli. Infatti la storia va studiata non solo nel dedicarsi allo studio di essa ma anche al conoscere il passato negato e convertito (con indegnità) di un popolo, il quale gli può essere utile perché tutto ciò che viene fatto per il suo bene potrebbe rientrare nel presente, in tal modo che all’interno della politica sia prevalso il buon governo. Proprio con le consuetudini tradizionali del nostro popolo che i governanti nostri e le associazioni nostre ne prendono spunto, nonostante si facessero influenzare dai presunti ascari che elogiano inutilmente la Costituzione inapplicata. Grazie all’impegno dei nostri connazionali, sia residenti sia emigranti, compiuto attraverso la coscienza che non isolarono la nostra terra, permettendola di riavere tutto ciò che gli viene usurpato con violenza da uno Stato illegittimo e segregazionista e di riprendersi la sua secolare unità nazionale soprattutto con la musica, l’arte e la letteratura, oltre la storia. Dal passato al presente, tutti noi abbiamo l’onore, la gioia e il diritto di avere una propria definizione di appartenenza d’origine, ossia napolitano e non più meridionale, e sebbene la Calabria e il Napoli compongono interamente la nostra terra, assieme ad altre province potranno riaccendere interamente e nazionalmente il nostro cuore di orgoglio, di onore e di dignità.            

Antonino Russo

1 Comment

  1. Sacrosanto diritto di essere “Napolitani” e non “meridionali”…come noi che siamo rimasti “Veneti” e non orientali… Si cominci pure dalla precisazione linguistica per rivendicare il diritto alla propria storia! caterina

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