Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Giovan Battista Basile – Lo cunto de li cunti (LXVIII)

Posted by on Mag 2, 2024

Giovan Battista Basile – Lo cunto de li cunti (LXVIII)

SCOMPETURA DE LO CUNTO DE LI CUNTE PE CHIUDETURA DE LA ’TRODUZZIONE DE LI TRATTENEMIENTE CHE SARÀ PE LO TRATTENEMIENTO DECEMO DE LA IORNATA QUINTA

Conta Zoza la storia de li guaie suoie: la schiava, che se sente toccare li taste, fa fuorfece fuorfece azzò no scompa lo cunto, ma lo prencepe, a despietto suio, lo vo’ sentire e, scopierto lo trademiento de la mogliere, la fa morire prena e bona e se piglia Zoza.

Read More

Quattro chiacchiere con Adamo Massimo Lancia eccellenza musicale Papalina di Pontecorvo

Posted by on Mag 1, 2024

Quattro chiacchiere con Adamo Massimo Lancia eccellenza musicale Papalina di Pontecorvo

La Media Valle del Liri che i geologi chiamano Valle Latina, si trova nel cuore dell’alta terra di lavoro che il trascendente, come la legge degli uomini gli hanno riservato un posto d’onore nel palchetto della civiltà dell’uomo almeno fino a quando non è diventata provincia di Frosinone. Il tentativo di rendere provinciale e subalterna la cultura di quella che fu la terra più fedele alla casa regnante napoletana dandole l’etichetta dell’anti cultura per eccellenza che prende il nome di Ciociaria, è veemente e costante ma inversamente proporzionale al suo fallimento e alla sua inutilità e non basta una “Damnatio Memoriae” ben studiata a tavolino da parte dalle forze risorgimental-fasciste per abbattere un gigante che ha millenni di vita. Se vogliamo analizzare la perdita della bussola identitaria e culturale di questo territorio facendo un ragionamento serio e con un importante fondamento di verità, è quello che la Media Valle del Liri grazie o per colpa, dell’arrivo della Fiat è stata costretta a confrontarsi  in maniera improvvisa e prepotente con un mondo che aveva la presunzione di portare progresso e modernità ma che alla fine ha solo portato il “paese dei  balocchi”. Una popolazione che dopo il brigantaggio insorgente, il sacrificio dei giovani nella prima guerra mondiale, la distruzione della seconda guerra mondiale e dell’esodo biblico dell’emigrazione iniziato nell’Italia post unitaria che prosegue fino ai giorni nostri, ha avuto una trasformazione antropologica che, per i suddetti motivi, s’è facilmente fatta sedurre dalla chimera della industrializzazione che a conti fatti non si sa se è stato un bene o un male. Certo per un paio di decenni il benessere economico è stato enorme con un mondo agro-pastorale che ha avuto un doppio reddito frutto del lavoro in fabbrica, dove “quann vag alla Fiat m’arreposo”, e del lavoro delle proprie aziende agricole, intestate alle donne di casa, che hanno portato importanti ricchezze ma che ora, con una “fabbrica” che sta tirando le cuoia per non chiudere e con un agricoltura che è stata sacrificata per dare spazio alle produzioni tosco padane, ci ritroviamo con un territorio che è impantanato a metà del guado ha perso l’identità contadina, con i suoi pregi e i suoi difetti, ma non ha acquisito quella industriale che a come stanno le cose non prenderà più, per fortuna, e che grazie alle sue radici molto profonde che affondano nella propria storia, non è diventato apolide. In quel ventennio d’oro si sono abbandonate le vecchie tradizioni artistiche e culturali popolari che grazie all’appartenenza al mondo napolitano sono sempre state colte e nobili e che oggi purtroppo non si vivono più, se qualche traccia è rimasta lo dobbiamo a ricercatori vissuti durante il fascismo e a quelli vissuti negli anni immediatamente dopo la seconda guerra mondiale. Tra le nuove generazioni di ricercatori e studiosi, che si differenzia da chi lo ha fatto per poco tempo più per seguire la moda di matrice progressista che aveva deciso di impadronirsi della civiltà popolare per dargli un impronta marxista e storicizzarla, c’è Adamo Massimo Lancia di Pontecorvo, enclave papalina fino al 1860, che per molti anni ha ricercato, catalogato e divulgato l’importante patrimonio immateriale artistico e culturale popolare del suo territorio che oggi purtroppo non esiste più e che grazie alla “missione” di Adamo oggi possiamo apprezzare e ammirare per la qualità e l’alto livello, che esprime un mondo contadino nobile e aristocratico misto tra papalino e regnicolo scomparso in superficie ma che al di sotto è sempre vivo e se un giorno tornerà su lo dobbiamo anche grazie all’opera di Adamo Massimo Lancia.
Adamo mi ha anticipato che ci parlerà anche della sua vita vissuta nel mondo delle Bande Musicali di Paese, un altro grande lascito del Regno di Napoli sotto i Borbone, e dopo aver ascoltato il Maestro Nicola Samale, ospitarlo è per noi un onore. Via diamo appuntamento a giovedì 2 maggio alle ore 21 su i nostri abituali canali cliccando di seguito  

Claudio Saltarelli

  

Read More

Il trasferimento di risorse dal Sud al Nord dopo l’Unità

Posted by on Mag 1, 2024

Il trasferimento di risorse dal Sud al Nord dopo l’Unità

Dopo l’annessione cominciò un trasferimento di risorse verso il Nord, che fu massiccio e riguardò tutti i settori. A questo proposito Antonio Gramsci è molto esplicito, quando nel decimo dei Quaderni dal Carcere (Einaudi, 1948-51, e poi edizione critica a cura di Valentino Gerratana, Einaudi, 1975) scrive: “Le masse popolari del nord non capivano che l’unità non era avvenuta su una base di eguaglianza, ma come egemonia del Nord sul Mezzogiorno, cioè che il Nord concretamente era una piovra che si arricchiva alle spese del Sud e che il suo incremento economico-industriale era in rapporto diretto con l’impoverimento dell’economia e dell’agricoltura meridionale.”

Read More