“QUALCOSA DELLA NOSTRA LINGUA” ‘O NAPULITANO
“Una parlata assurge al rango di lingua quando la sua esplicazione può annoverare termini medici e clinici che non hanno una immediata traduzione nell’idioma italico. La napolitana lo è e prossimamente ne parleremo”
Alcuni modi di dire della lingua napoletana
E’ PROPRIO ‘NU SPILAPIPPA
Epiteto che si attribuisce a persona di estrema magrezza, piuttosto alta, tale da essere paragonata all’accessorio di pulitura della pipa,” ‘o spilapippa”, articolo di e per fumatori ormai quasi in disuso che era deputato a liberare il canale di fumo di cui è dotata la pipa..
Dicesi anche di persona la cui magrezza, per effetto dell’inesistente superlativo assoluto della lingua napoletana, si declina in “sicco sicco”.
FACIMMECE ‘NA MARENNA
Modo di proporsi una colazione, normalmente a base di pane con ……… e solitamente veicolata negli orari della prima metà della giornata.
Ciò che intriga è il vocabolo “marenna” che deriva dall’arabo, ennesima dominazione subita dalle nostre terre e dai suoi abitanti.
Marenna, in arabo –Mar ehn henn – (chiedendo anticipato perdono per l’eventuale inesatta scrittura) significa compenso per chi sta lavorando. Poiché, come dicevo, è quanto si incorpora verso le 12 della giornata, è facile capire perché si dice così e perché è tale in quell’ora del giorno.
‘A PIGLIATO NU ZARRO
Anch’esso vocabolo di origine araba che significa “contenitore vuoto e privo di valore”, – zhaar-
E’ facile dedurre che chi piglia “’nu zarro” “’a pigliato ‘a uno pe ‘nato” o è stato abbagliato da qualcosa che non ha alcun valore o, in alternativa, di poco valore.
Non a caso “’o zarellaro”, titolare del negozio di chincaglierie è colui che vende articoli di poco prezzo e valore.