Alta Terra di Lavoro

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RICORDI E APPUNTI DI ANIELLO GIANNI MORRA (XVII)

Posted by on Ago 10, 2023

RICORDI E APPUNTI DI ANIELLO GIANNI MORRA (XVII)

Energia in Italia

In questi giorni, con la diatriba in corso tra Russia e Ucraina, seguita da proteste di America ed Europa nei confronti della Russia, quest’ultima, forse per ritorsione, ha parzialmente chiuso i rubinetti del gas che invia in Europa, facendo aumentare peraltro tutti i prezzi dalle materie prime e conseguentemente quelli per le spese casalinghe.

A fronte di queste riduzioni, l’Europa pensa ad un maggior approvvigionamento da Norvegia e Qatar possessori di molti giacimenti petroliferi e gas.   Sono questi i momenti in cui occorre mettere in campo tutte le risorse energetiche presenti nel paese che non sono state molto sfruttate, ed accelerare l’introduzione delle energie rinnovabili.

La Basilicata è ricca di giacimenti di petrolio e gas naturale, di facile estrazione che può essere inviato facilmente verso i punti di impiego per le successive lavorazioni. Ci sono però molte resistenze delle popolazioni locali affinché non venga aumentata l’estrazione. Dal giacimento Tempa Rossa il gas viene facilmente convogliato alla rete locale di distribuzione SNAM e il petrolio, trasportato con condotta interrata fino alla raffineria di Taranto.

Ma l’altro tesoretto energetico è conservato sotto il mare adriatico dove c’è un immenso giacimento di metano, per giunta di facile estrazione. Noi siamo fermi non si sa perché, ma la Croazia trivella di fronte alle nostre coste, attingendo probabilmente dallo stesso giacimento. Sono cose queste, che in momenti di crisi occorrerebbe rivedere.

Nel campo delle rinnovabili, è auspicabile la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici, che alle nostre latitudini sono molto produttivi, senza trascurare l’eolico, che con le nuove tecnologie i singoli impianti dispongono di maggiore potenza, e potrebbero essere collocati anche in mare aperto per superare problemi paesaggistici. Ma il fiore all’occhiello delle nuove energie non inquinanti è l’idrogeno, primo componente dell’acqua, e tra i più abbondanti in natura. Si ottiene dalla stessa acqua mediante il processo di elettrolisi, oggi più facile da farsi e meno costoso. Nel prossimo futuro, diventerà il carburante più utilizzato per l’autotrazione in generale e per quello delle lunghe percorrenze dei mezzi pesanti. È privo di emissioni inquinanti e impatto ambientale zero. E diventerà anche il combustibile delle aziende “energivore”. Viene utilizzato da molte acciaierie e sarebbe auspicabile che l’utilizzasse anche quella di Taranto. L’ambiente del nostro paese potrebbe giovarsene molto se si sostituisse ai tradizionali carburanti e combustibili di provenienza fossile come carbone e petrolio che sono tra i più inquinanti del pianeta.

Le maggiori utilizzazioni in Italia: la Snam lo miscela col gas metano con una quota del10% che potrebbe anche aumentare, facendo diminuire l’importazione di gas. Vi sono progetti delle FFSS che prevedono l’uso di idrogeno per le locomotive diesel come già avviene in Germania, e per il riscaldamento di edifici pubblici e privati. La provincia di Modena, incomincia a riscaldare le proprie scuole e a Bolzano, funzionano alcuni bus cittadini e quanto prima anche quelli extraurbani.  Fincantieri sulla scia dell’esperienza fatta in Norvegia, progetta navi a idrogeno che tra qualche anno solcheranno i nostri mari.

Concludendo, le energie rinnovabili che diligentemente utilizziamo in alternativa alle fossili come gas e petrolio, in a fare tutti gli sforzi possibili per svilupparle fino all’autosufficienza. Sono queste le forze che la natura ci offre gratuitamente. E il nostro paese, baciato dal sole, deve saper godere e sfruttare questo grande vantaggio.

A.G.Morra    24/01/2022     

Termovalorizzatore a Roma.

In questi giorni si dibatte sull’opportunità di realizzare un termovalorizzatore a Roma. Questa città insieme a Napoli, ha sempre avuto problemi per lo smaltimento dei rifiuti. Per lungo tempo si sono mandati i rifiuti tal quali alle discariche, era la soluzione più semplice, anche quando si sapeva che stavano per esaurirsi, ed era necessario prendere provvedimenti adeguati. Alla chiusura delle discariche, la soluzione più “facile” era la costruzione di un termovalorizzatore che bruciasse tutto. Così è avvenuto a Napoli con quello di Acerra e così sta avvenendo a Roma. Sembrerebbe che quest’impianti siano dei “tappa buco” quando non si riesce o non si è convinti che questi problemi si possono risolvere facilmente con soluzioni soft e a zero impatto ambientale.

I termovalorizzatori e tutto ciò che brucia, compresi gl’incendi boschivi, fanno aumentare l’effetto serra che a sua volta produce cambiamenti climatici, spesso imprevedibili e con effetti devastanti sul territorio. Si dice, che quelli di ultima generazione siano sicuri e producano meno emissioni nocive, ma comunque le producono e producono anche una enorme quantità di ceneri e scorie pericolose che non possono andare in discarica. Continuiamo a mandarle all’estero per farcele rimandare indietro come avvenuto con la Tunisia? Il nostro paese a differenza di tante altre attività, nel campo dei rifiuti non ha mai brillato. Ricordiamo il caso della giornalista Ilaria Alpi uccisa a Mogadiscio a seguito di una indagine su un traffico internazionale di rifiuti tossici prodotti nei Paesi industrializzati (anche il nostro). 

Nelle regioni più virtuose, sono stati attivati sistemi di differenziazione e di riciclaggio molto avanzati, grazie ai quali non utilizzando più i termovalorizzatori per le proprie necessità, li usano a pagamento per le piccole regioni che ne sono prive. In queste regioni più brave e meglio organizzate, si produce anche biometano dalla frazione umida lavorata a freddo e l’energia prodotta è oggi più che mai preziosa per una diversificazione energetica che ci svincoli dal gas di Putin, ancora in guerra con l’Ucraina.

Non ci stancheremo mai di ripetere il nostro buon Eduardo che diceva: a munnezz è ricchezz. Era molto lungimirante e noi faremmo bene a tener conto di queste sue affermazioni.

Dulcis in fundo il vero castagnaccio rustico. Gli altri sono torte di castagne.

incredienti per una teglia da 24 – 26 alta 3,5 cm

  • 500 gr di farina di castagne 
  • 500/ 550 gr di acqua
  • 120 gr di uvetta sultanina
  • 100 gr di pinoli
  • 1 rametto di rosmarino
  • un pizzico di sale
  • un filo d’ olio extravergine

ammollo uvetta in acqua per circa 5 minuti.                       In una ciotola aggiungere la farina di castagne e il sale, aggiungere acqua a poco a poco, mescolando con una frusta a mano! L’impasto finale deve essere morbido,  non troppo liquido!

Aggiungere nell’impasto: la maggior parte dei pinoli e dell’uvetta tenendone da parte 1 cucchiaio, girare e amalagamare.

versare l’impasto in una teglia oleata con un filo d’olio extravergine. Aggiungere in superficie pinoli e uvetta messa da parte e gli aghi di rosmarino.

Per un castagnaccio morbido, tenero e non secco; è fondamentale non cuocere troppo!

Bastano 25 – 30 minuti a 180°.

Aniello Gianni Morra

fine

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