Secondo il racconto degli storici locali sul 1799 in Abruzzo
Il 1798-99 nella Marsica è un tema diffusamente trattato da numerosi storici locali, tra i quali dobbiamo ricordare Iatosti, Gattinara, Brogi, Lugini, Bontempi, Pagani, Jetti. Le notizie da loro riportate – e più o meno trasmesse dall’uno all’altro – ci forniscono un profilo storico abbastanza chiaro del periodo in questione, ma anche alcune inesattezze. Il tentativo di correggere queste ultime verrà effettuato nei capitoli successivi.
Qui ci limitiamo a riassumere, seguendo l’ordine cronologico, le vicende più interessanti di quei due anni, 1798 e 1799, così come esse ci vengono presentate e illustrate dagli storici cui abbiamo fatto cenno in precedenza.
In occasione dell’ingresso dei francesi nello Stato Pontificio, guidati dal generale Championnet (anno 1798), il re Ferdinando IV bandisce una nuova leva (altre due ve n’erano già state nel 1794 e nel 1796), con la quale incita il popolo alla difesa del Regno e alla liberazione di Roma. Sconfitto, però, dalle truppe francesi, il re fugge da Roma il 7 dicembre e, dopo aver lanciato agli abruzzesi il famoso proclama dell’8 dicembre (con il quale li chiama “miei bravi Sanniti” e li invita a difendere i confini), abbandona anche Napoli, rifugiandosi nella più sicura sede di Palermo (21-22 dic.1798).
I francesi, nel frattempo, invadono l’Abruzzo e – secondo gli storici locali – anche la Marsica, sotto il comando del generale Lemoine. TOMMASO BROGI, La Marsica antica, medioevale e fino all’abolizione dei feudi, Roma 1900
Il Brogi (e gli storici che ricalcano quanto da lui scritto) racconta che i francesi giunsero anche in prossimità di Avezzano, mentre la città veniva invasa da alcune “masse” borboniche, guidate dall’ex-frate Domizio Iacobucci, le quali si davano al saccheggio delle case Mattei e Minicucci. Si tratta, in realtà, di un episodio avvenuto sette anni dopo, precisamente nel 1806, allorquando la Marsica sarà veramente invasa dai francesi, e non nel 1799, anno in cui le truppe transalpine hanno preso ben altra direzione. Ma di ciò si parlerà in seguito. Intanto i contadini continuano a riunirsi in “masse”, costituite in ogni paese, ognuna sotto la guida di un abile “capo-massa” (i più noti sono Francesco Marinacci di Collarmele, Angelo Maria Petricca di Magliano e Matteo Novelli di Avezzano).
Le marce delle “masse” sono caratterizzate da saccheggi, ruberie e disordini.
Esemplare è l’episodio, riferito dal Gattinara, di alcuni borbonici che, sconfitti dal MacDonald presso Roma, si erano rifugiati in Tagliacozzo. GIUSEPPE GATTINARA, Storia di Tagliacozzo, Città di Castello 1894 Da qui – scrive il Gattinara – essi partono per una spedizione punitiva nella vicina frazione di Tremonti, dove si diceva che vi fosse nascosta una famiglia filo-francese. Sempre secondo gli autori locali, le truppe francesi sarebbero passate nelle vicinanze di Scurcola e Tagliacozzo, per riunirsi con quelle direttamente guidate dal generale Championnet e dirigersi verso Napoli. Proclamata la Repubblica Partenopea (22-23 gennaio 1799), la Marsica vive il suo periodo di “anarchia”, con saccheggi, incendi, uccisioni e scorrerie di briganti. Le vendette personali hanno il sopravvento sulle motivazioni di carattere patriottico. A Pescina viene assalito il palazzo Tomassetti e vengono uccisi il duchino di S.Candida e i fratelli Ferranti, accusati di filo-giacobinismo.
Ad Ortona viene saccheggiata la casa del notaio Filippo Buccella.
Nel mese di febbraio (1799), il capo-massa Giuseppe Pronio da Introdacqua si reca a Pescina ed Avezzano per farsi consegnare rispettivamente 1000 e 2000 ducati, che gli occorrono per mantenere le “masse”. In tale circostanza, il Pronio concede in fitto a Giuseppantonio De Clemente (padre di un altro capo-massa) la pesca nel Fucino, dopo aver tolto tale diritto al “ribelle” D. Filippo Colonna. E in vari paesi (stando sempre a quanto riferito dagli studiosi locali) si lotta contro i francesi, soprattutto a Collarmele, Magliano, Avezzano.
Tra gli episodi di un certo rilievo, è da ricordare quello del Vivaro (una piccola località a cavallo tra la Marsica e lo Stato Pontificio, in prossimità di Oricola).
I francesi, guidati dal Penon, vorrebbero penetrare in Vivaro, ma ne vengono impediti dalle “masse” concentrate all’altezza di Riotorto. Essi pertanto sono costretti ad assalire il paese da altra direzione, dopo aver subìto pesanti perdite per opera del valoroso e abile Mastro Lavinio.
Le popolazioni della Marsica vivono, dunque, in un clima di terrore: si temono i saccheggi e le rappresaglie sia da parte francese, sia da parte borbonica.
In una situazione estremamente critica si trovano soprattutto gli abitanti della Valle Roveto, che costituisce l’unica strada di collegamento tra i rivoltosi abruzzesi e quelli di Sora. Intanto il generale Lemoine, giunto all’Aquila, occupa la città e la saccheggia. Tutta la Marsica si mobilita e accorre ad appoggiare il capo-massa aquilano Giovanni Salomone.
Il 3 marzo 1799, finalmente, con un cruento attacco, le “masse” coalizzate sconfiggono i francesi ed entrano in Aquila, costringendo i francesi superstiti a rinchiudersi nel Castello. Il capo-massa D.Francesco Fattapposta, proveniente da un paesino del Cicolano, viene spedito a Tagliacozzo per ostacolare i francesi provenienti da Subiaco. Finalmente, dopo un effimero tentativo di riscossa francese, nel maggio 1799 i filo-borbonici hanno la meglio, costringendo i nemici a prendere la via della salvezza verso Cittaducale. La Repubblica Partenopea non può vivere più a lungo: al suo interno dominano, ormai, l’anarchia e il terrore. E, per di più, dalla Calabria avanzano vittoriose le truppe “sanfediste”, guidate dal cardinale Fabrizio Ruffo, che entrano in Napoli il 13 giugno, restituendo il trono a Ferdinando IV.
Il sovrano dà immediatemente inizio ad un’intensa azione repressiva, che nelle province non è così crudele come a Napoli, ma vede dappretutto “cadere le teste” (anche se metaforicamente) di coloro che si sono compromessi con il passato regime. Nella Marsica, il “visitatore regio” Ignazio Ferrante depone persino l’economo generale della diocesi dei Marsi D.Pietro Cambise, e fa arrestare diverse persone, tra cui Francesco Scipioni di Avezzano. La persecuzione avrà fine solo l’anno successivo (1800), quando sarà concesso l’indulto generale. Coloro che si sono distinti a favore del re riceveranno compensi e riconoscimenti ufficiali, come ad esempio il “generale dei Colli”, a cui verranno assegnate le rendite della badìa di S.Maria della Vittoria in Scurcola.
Testi di Katia Cherubini, Anna Crocenzi, Anna Maria Di Sepio, Milena Panella
a cura del prof. Angelo Melchiorre
marsica.terremarsicane.it