Alta Terra di Lavoro

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Tratto da “Inghilterra contro Regno delle Due Sicilie” di Erminio De Biase

Posted by on Ago 27, 2019

Tratto da “Inghilterra contro Regno delle Due Sicilie” di Erminio De Biase

Firma del mercenario dei due mondi che, non ancora sazio dei saccheggi che ci inflisse, chiese al BANCO di NAPOLI, un prestito per i figlio di quasi un milione di euro di oggi.

Nè il mercenario e nè i suoi eredi, ancora oggi viventi, hanno mai restituito un solo centesimo di quel prestito.

In compenso, il piemonte si è preso tutto il BANCO di NAPOLI, la intera Nostra antica e gloriosa Banca Napoletana.

Tanto per aggiungere un dettaglio alla già carente e scadente levatura del personaggio che servì la massoneria inglese per ELIMINARCI dai TRAFFICI COMMERCIALI più importanti del mondo, il MARE NOSTRUM riportiamo questo documento che ci aiuta a smantellare l’aurea di cui la propaganda massonica del risorgimento lo aveva ammantato, restituendoci un quadro più documentato del suo rapporto morboso col denaro e non gli mancò l’occasione per dimostrarsi a tutti gli effetti un personaggio incline al lucro.

Quattordici anni dopo la spedizione dei mille ex galeotti del bergamasco, garantì per il figlio primogenito menotti un prestito di duecentomila lire dell’epoca dal Banco di Napoli, una somma che corrisponde a circa ottocentomila euro di oggi, per l’acquisto di suoli nell’Agro-pontino.

Con una lettera autografata e datata 2 Settembre 1874, il mercenario così si impegnò: “Colla presente dichiaro garantire il rimborso della somma di lire 200/mila che il Banco accorda a mio figlio Menotti secondo le norme dell’Istituto. E questa mia garanzia, servirà sino a totale estinzione del debito suddetto”.

Una somma che il figlio del mercenario non restituì mai.
Passati infatti tre anni di solleciti mai ascoltati, il padre famoso fu richiamato dal Senatore del Regno d’Italia Salemi al quale il settantenne saribaldi scrisse impegno poco convincente per l’estinzione del debito: “Illustre Senatore, la pregiata vostra del 14, l’invio a mio figlio menotti, che spero farà onore alla mia firma. In ogni modo io sono sempre responsabile verso il Banco di Napoli della somma prestata a mio figlio”.

Di fatto, della soluzione del contenzioso, il mercenario non si preoccupò più di tanto.

Dopo quasi dieci anni dal prestito, mentre il Banco decideva di procedere ad una esecuzione forzata contro le proprietà di famiglia, menotti scrisse al direttore della banca il 7 luglio 1883, su carta intestata della Camera dei Deputati, informando che il Governo aveva deciso di “condonare” la somma dovuta.

La questione fu messa pian piano nel dimenticatoio e la banca dovette rinunciare definitivamente al recupero del credito.

Va detto che nel 1875 fu accordato al vecchio garibaldi un corposo vitalizio di centomila lire annue (circa quattrocentomila euro) per riconoscenza della nazione italiana ma il Banco di Napoli non vide mai tornare indietro nemmeno una parte del tesoro “regalato” alla famiglia garibaldi. ( è la tecnica della massoneria di mettere sul conto delle vittime la cifra usata per pagare i propri servi).

A pochi anni dall’unità d’Italia, fu quello il primo segnale di un lento decadimento del Banco più florido d’Italia e che poi sarebbe stato assorbito un secolo dopo da un istituto bancario, manco a dirlo, di torino che non citiamo per non fargli pubblicità.

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