Uniti per la Costituzione nelle vesti del Comitato di Liberazione Nazionale che tenterà di costringere i napolitani a rimanere sottomessi nell’impunito razzismo unitario, come avvenne ai poveri siciliani nel 1943-45 (II)
Il falso eroismo dell’Uniti per la Costituzione si può paragonarlo a quello del cosiddetto Comitato di Liberazione Nazionale, un’organizzazione né rivoluzionaria né fondata sui principi di democrazia e di libertà ma bensì legata alla tirannide dei partiti delle élite ancora fedeli alla malaunità filo-padana, retta da politici e militari padani e ascari, tra cui il repubblicano siciliano Ugo La Malfa e il democristiano napolitano Giuseppe Spataro.
La storiografia ufficiale lo vide come un fatto importantissimo nella storia d’Itaglia, ma è ingiustificabile tale considerazione perché il CLN aveva lasciato ai comunisti padani di commettere vendette contro i fedeli del fascismo o civili padani sfociate successivamente in stragi partigiane, come a Porzûs friulano tra il 7 e l’8 febbraio 1945 e a Codevigo veneto nel maggio dello stesso anno. Io napolitano di origine calabresi non parteggio né per i fascisti filo-padani né voglio essere un amico dei partigiani padani perché appartengo in una terra che ha avuto già e ha i suoi eroi per difendersi dai crimini commessi dagli invasori occupanti, prima i francesi giacobini e napoleonici e poi i piemontesi sabaudi. La storiografia ufficiale dovrebbe ammettere gli errori principali della CLN padana, anche perché essa aveva assunto nella sua condotta politica due caratteri diversi: una accogliente verso i collaboratori e manutengoli delle brigate “partigiane” e l’altra repressiva contro i fascisti e i nemici della Patria. Questi nemici della Patria c’entravano pure i separatisti siciliani e sono finiti nelle mire dei liberatori con la colpa di essere contrari ai loro programmi e alle loro idee per non infangare le tradizioni e l’antico diritto dell’autodeterminazione del popolo isolano, anch’egli vittima del razzismo unitario e soggetto di crimini coloniali identici a quelli piemontesi. Per fortuna i siciliani credenti alla causa separatista, per opporsi alla politica del CLN e al dominio del Fronte Unico Siciliano costituito dagli stessi partiti razzisti filo-padani, avevano il MIS (Movimento per l’Indipendenza Siciliana) come l’unica arma di autodifesa contro il colonialismo unitario dello Stato filo-padano e dei partiti razzisti che vorrebbero imporre le nuove leggi del governo CLN all’isola, causando un forte dissenso popolare che nascita della democrazia. L’11 febbraio 1944 gli Alleati, visti inizialmente dal leader liberale del MIS Andrea Finocchiaro Aprile come unica speranza di liberazione dell’isola dal razzismo unitario ma ebbe il torto, consegnarono la Sicilia al governo Badoglio per non voler frammentare il costituente Regno del Sud, decidendo di lasciare da solo il movimento separatista che in precedenza era in contatto per ostacolare l’autorità fascista nell’isola. Forse il padre della nazione siciliana Finocchiaro Aprile non sapeva che i “liberatori” americani (detti da mafiosi) sono responsabili del loro feroce imperialismo politico, economico e militare instaurato in Europa e nell’America Latina, dove in quest’ultima violarono l’indipendenza dei governi eletti democraticamente con la restaurazione delle dittature militari. Eppure i napolitani dovrebbero sapere che gli inglesi, come gli americani, sono gli usurpatori dell’indipendenza e dei beni legittimi a dei determinati popoli ma solo grazie all’impegno dei Borbone nella tutela del popolo napolitano che lo liberò da ogni sfera di ingerenza straniera di uno Stato continentale, in particolare proprio dagli inglesi, i quali, a chi non lo sapesse, hanno contribuito a far cadere l’indipendenza dello Stato delle Due Sicilie con l’aiuto della massoneria, del Piemonte dei Savoia e dei mercenari vicini al ladro Garibaldi. Ma gli americani, nell’aver isolato con ignoranza e senza alcun dialogo i sostenitori dell’indipendenza siciliana, non avevano frantumato a pezzi il separatismo siciliano ma lasciato a farsi corrompere da mafiosi e dagli esponenti dei partiti del razzismo unitario, anche se la mafia lo guardava con cattivo occhio. Lo Stato italiano nascente e la Mafia erano pronti a riprendere il ruolo di colonizzare i siciliani, ma i separatisti non si trovarono impreparati di fronte a un crimine internazionale: organizzarono congressi identitari e manifestazioni di solidarietà al popolo isolano, si opposero alle repressioni delle forze dell’ordine inviate per ordine dell’Alto commissario Salvatore Aldisio con gli assalti dei municipi e delle sedi militari e manifestarono il proprio ideale indipendentista con le tre dita simbolo del nazionalismo isolano e con lo sventolio della bandiera siciliana con la Trinacria. Dal nun si parti alla guerriglia partigiana dell’EVIS il separatismo isolano si dimostrò di aver avuto le proprie forze per difendere il suo popolo dall’ingiustificabile colonialismo dello Stato unitario, anche al costo di vedere i propri patrioti finire in galera con le accuse diffamanti da parte dei Tribunali militari coloniali e della Magistratura ordinaria fedele al razzismo unitario e collusa con la mafia. Inoltre il separatismo isolano resistette alle denigrazioni da parte dei politici dei partiti razzisti e dei militari coloniali e alle restrizioni imposte dalle Prefetture, dovendo arrivare all’uso della lotta armata per raggiungere il prima possibile all’antica indipendenza. Sebbene i dialoghi e gli impegni dei giovani e adulti furono utili per la condivisione delle idee separatiste, per la Sicilia non gli procurerà una reale salvezza dallo Stato italiano e dalla Mafia perché nel 1946 Finocchiaro Aprile sarà costretto ad accettare una nuova forma di sottomissione dell’isola al regime coloniale, una specie di autonomia speciale (limitata) approvata dal decreto luogotenenziale del re Umberto II e diventata legge costituzionale nel 1948 ma attualmente mai applicata nell’isola. Il separatismo siciliano però non era stato abbandonato da pochi sostenitori che lo mantennero nel loro cuore subendo le varie conseguenze, come nel caso di Salvatore Giuliano, quando il 5 luglio 1950 viene ucciso da 6 poliziotti in borghese in accordo con i mafiosi di Partinico perché il povero fuorilegge sapeva tutto sul rapporto tra i politici statali e i mafiosi locali. Per fortuna il Fronte Nazionale Siciliano (FNS) fondato nel 1964 di idee socialiste (se Peppino Impastato fosse iscritto nel FNS avrebbe fatto un notevole favore alla Sicilia che ai falsi compagni di lotta filo-padana), riesce a portare avanti l’ideale separatista ponendosi in eredità del MIS. Ma assieme al FNS si costituiranno il MIS rifondato (2004), il Partito Socialista Siciliano (2013), Sicilia Nazione (2015), e Siciliani Liberi (2016). Pure i napolitani hanno realmente i propri movimenti politici che si impegnano a difendere la loro dignità e a riconoscere le loro rivendicazioni sociali al governo razzista, il quale continua a negare entrambi, ma riprendono onerosamente le tradizioni secolari e morali del popolo napolitano e i suoi progressi avuti nel periodo dell’indipendenza duosiciliana. “La buona amministrazione dello Stato è fondamentale cura del Governo, in quanto da essa deriva la felicità dei popoli” diceva il re Ferdinando II e tale frase potrebbe rientrare nel concetto di politica. Coloro che lo diffamano come tiranno e insapiente facciano la cortesia di lavarsi la faccia per non avere la munnezza dell’incoscienza. Ma gli amici del popolo disunito, riferendomi ai candidati dell’Uniti per la Costituzione e di altri partiti del razzismo unitario, conoscono al meglio il principio della buona amministrazione? L’élite padana sa che i napolitani hanno avuto una propria giurisdizione a differenza di altri popoli preunitari? Questo ne dubito. La costituzione di un fronte unico comune tra meridionalisti e indipendentisti napolitani potrebbe essere una soluzione per il popolo napolitano per evitare l’avvento del potere da parte dei politici razzisti unitari de “Uniti per la Costituzione” e di diverse alleanze politiche, mentre la Sicilia ha il diritto e la libertà di ricordare l’eroismo dei suoi antenati vicini all’ideale separatista nella lotta contro la tirannide unitaria del CLN e della Mafia.
Antonino Russo
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