Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

3 C’’E UNA GIOIA NEL CUORE NAPOLI‘E TORNATO CAMPIONE (IV)

Posted by on Giu 4, 2023

3 C’’E UNA GIOIA NEL CUORE NAPOLI‘E TORNATO CAMPIONE (IV)

La ripresa di Torino”

In passato ci erano già state prese di Torino, due speci­ficamente.

La prima, e nessuno se la può scordare, in campo Platini e Maradona, fu la partita che si giocò il 9 novembre 1986 (Rubentus 1 Napoli 3) ed in quella stagione il Napoli si aggiudicò il suo primo, indimenticabile scudetto. All’epoca io ero quasi trentenne; come è fortunato il mio ultimogenito non ancora maggiorenne, che è quindi molto più giovane del me dell’epoca!

Come sono fortunati tutti i ragazzi che di Diego hanno sentito solo parlare!

A proposito comunico che DIEGOARMANDO, che anagraficamen­te risulta defunto, qui VIVE, LOTTA E FESTEGGIA INSIEME A NOI. Agli ancora increduli suggerisco una passeggiata al largo a lui intitolato su nei “Quartieri spagnoli”, che mezzo mondo ha già visitato, “arricreandosi”.

La seconda partita si giocò il 22 aprile 2018 nell’era del terzo e meraviglioso Napoli di Sarri e terminò con la vittoria del Napoli per goal all’ultimo minuto regolamen­tare di K.K.  (Kalidou Kulibaly), che Buffon sta ancora piangendo.

Quell’anno il Napoli con lo stratosferico punteggio di 91 punti finali si classificò solo secondo alle spalle della Rubentus; tuttavia pare che questo scudetto stia per esserle revocato per brogli da condotta antisportiva con conseguente attribuzione al Napoli; poi ci si chiede perché la chiamo Rubentus.

In ogni caso, circa questo fantomatico ed eventuale scu­detto, no grazie, tenetevelo!

Chi ce la restituisce la festa non fatta?

Per la cronaca a parte questi due episodi, prima, durante e dopo solo sonore sconfitte a Torino con la “vecchia signora”.

Se non che poi arriva questo famoso 23 aprile 2023 (è aprile il mese delle ciliegie!) alla sera di una domenica che è divenuta epica.

La storia già ben si conosce ma val la pena che qui la racconti.

Grazie Presidente Aurelio (De Laurentis), grazie mister Luciano (Spalletti), grazie sig. Cristiano (Giuntoli, d.s. del Napoli, quello dal naso che un cane da tartufi se lo sogna), grazie ragazzi, tutti da Victor (Osimhen) e Kvicha (Kvarastskelia) fino a Davide (Marfella, che è il secondo portiere di riserva, che non ha mai giocato ma che deve essere ringraziato pure lui!).

Quel Napoli si è autodefinito, all’esito ed a ragione, indelebile.

Si giocava a Torino, contro l’odiatissima Rubentus; nel primo tempo il solito ma (ormai!) infruttuoso dominio del Napoli: 0 a 0; verso la metà del secondo tempo don Max Allegri butta nella mischia i temibilissimi Chiesa e Di Maria, al che le gambe mi tremano e non poco.

Ed infatti sul finire della partita per due volte il pal­lone si è insaccato nella rete alle spalle del portiere napoletano Meret.

Tuttavia due volte il goal rubentino è stato annullato.

La prima volta, gol di Di Maria, per intervento del (op­pure “della”, ancora non si capisce bene!) VAR, il cui acronimo ha ormai definitivamente assunto il significato di “Verifica Anti Rubentus” (quindi della VAR): non ci sono più gli agnelli di una volta!

Ugualmente di seguito ma questa volta per autonomo, precedente fischio dell’arbitro, che aveva già interrotto il gioco, rilevando che il cross del funambolico Chiesa era stato effettuato (VAR, prima, e moviola, dopo, hanno confermato) col pallone finito ben oltre la linea di fondo, di tal che la successiva realizzazione di Vlahovic era inutile perché ormai a gioco fermo: continuano a non esserci più gli agnelli di una volta!

Dopo questi comunque luttuosissimi eventi, che soverchia adrenalina all’ascolto (rigorosamente radiofonico!) mi erano costati, arriva il colpo di scena finale.

Nel recupero (minuto 92,54 circa), esce (come se fosse una cinquina al lotto!) un finale che il migliore Dario Argento nel suo migliore film dell’orrore non sarebbe stato capace di immaginare per i tifosi rubentini, soprattutto per quelli di origine e/o nascita meridionale, quindi, tolti gli Agnelli, praticamente tutti: dei rinnegati!

Il colpo di scena finale già si conosce ma è meglio che  lo racconti di nuovo. Così scialiamo insieme!

In pieno recupero Quadrato, da abile (ma, ormai, sgamato) stuntman inciampa sul suo stesso piede e cade in area di rigore napoletana reclamando un’inesistente massima puni­zione.

Pare che a tutt’oggi, è provetto stuntman, si stia ancora rotolando sulla relativa erba; forse non l’hanno ancora avvisato che la partita è finita.

Nell’area di rigore opposta, stesso lato, dunque si aggi­ra totalmente incustodito un famelico Giacomino Raspado­ri, che all’esito diventerà definitivamente “Jack lo squartatore di nobili e decadute signore”.

Che stomaco che tiene! Contento lui, siam contenti tutti!

Insomma, dopo un batti e ribatti in area rubentina il “compagno Piotr” (Zielinski) recupera la palla sulla lu­netta e la smista sulla destra sempre fuori area a van­taggio del macedone Elijif (Elmas), che, per chi non lo sapesse, è discendente diretto del generale che comandava il genio militare dell’epico esercito di Alessandro Magno (macedoni pure loro!).

Qui infatti Elmas, dopo un irresistibile e secco dri­bling, lascia partire un missile terra-terra a “volta di botte” che però non giunge a terra perché va ad impattar­si sul piede sinistro appena sollevato di Jack lo squar­tatore in agguato sul lato opposto dell’area di rigore rubentina.

Jaak lo squartatore in un “bit” scarta l’opzione di stop­pare il pallone per governarlo e fa partire col suddetto piede sinistro (più sinistro di così!) un  violentissimo tiro al volo, insomma una “cagliosa”, che passa tra le gambe del portiere rubentino, gli brucia tutta la parte posteriore del pantaloncino e si insacca in rete.

Delirio!

Dario Argento, impara!

La partita finisce.

Il resto che lo racconto a fare? ‘E indelebile!

Devo, però, rivolgere un commosso pensiero all’analoga partita dell’andata, quella giocata a Napoli.

Quel Napoli, assolutamente stratosferico e quindi, proba­bilmente, ineguagliabile non solo la vinse col roboante punteggio di 5 a 1 ma, era il 13 gennaio un venerdì (13 venerdì; la famosa scaramanzia partenopea andò definiti­vamente in pensione, anche per vicoli e vicarielli), an­ticipo della 18^ di campionato, negli ultimi minuti di gioco gli “indelebili” umiliarono gli avversari col “to­rello”; all’esito la rubentus era a meno 10 in classifica sul Napoli, tanto che quel fantasmagorico furetto di Pep­pe Iodice compose questa gradevolissima canzoncina:

“Di venerdì

a tarda sera

non sento più nessuna voce

bianconera

mamma che freddo lassù

a Torino

a meno dieci v’ata fa sul’

‘o brodino

Alè alè, alè alè

E se va,

la capolista se ne va . . .”

brigante Martummè

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