Giuseppe Schiavone era un contadino di S. Agata di Puglia, che si era dato “alla campagna per non rientrare al servizio militare come recluta della leva del 1860”, e, durante il 1862, come risulta da un attestato del suo Comune, si era reso responsabile di: a) riunione in banda di malfattori, grassazione e sequestro di persona in danno dei fratelli Granato di S. Agata; b) furto di un cavallo in danno di Di Rienzo di S. Agata.
Carlo d’Angiò-Durazzo (Schiavonea, 1345 – Visegrád, 24 febbraio 1386), figlio di Luigi, III duca di Durazzo, e di Margherita Sanseverino, fu re di Napoli con il nome di Carlo III, dal 1382, e re d’Ungheria con il nome di Carlo II detto il Breve, dal 1385. Fu, inoltre, principe d’Acaia, dal 1383, e re titolare di Gerusalemme. Fu il primo membro degli Angiò-Durazzo ad insediarsi sul trono di Napoli, riuscendo a spodestare la cugina Giovanna I nel 1381 e facendola assassinare l’anno successivo. Fu a sua volta assassinato nel 1386 in una congiura organizzata dalla regina Elisabetta di Bosnia, moglie di Luigi I e madre della regina d’Ungheria spodestata da Carlo, Maria. Dopo la sua morte gli succederanno sul trono di Napoli ambedue i figli, prima Ladislao e poi Giovanna, entrambi però moriranno senza figli legittimi, determinando in questo modo la fine del dominio angioino sul Regno di Napoli.
Qualsiasi aggiornata ricerca storiografica sul processo di formazione e di consolidamento dello stato unitario italiano non può più prescindere da una corretta valutazione del fenomeno del brigantaggio contadino che imperversò in quasi tutto il Mezzogiorno continentale (in Sicilia sporadicamente) per ben dieci anni, dal 1860 al 1870.
Presto esposto nella mostra e si ringrazia Aurelio Scarpetta per la preziosa collaborazione Da questi preziosi documenti viene fuori che la famiglia di Luigi Alonziha abitato nel centro storico di Sora, rione “Canceglie”, precisamente “strada Cancello” come riportato nella trascrizione dell’atto di nascita.
Vai Nocera per cercare di arrivare ad Avellino per ritrovare il pezzo musicato in Musica Popolare diCarmine Palatucci che Nostro Signore ha voluto riprendersi a se troppo presto, scritto in poesia dal nostro Raimondo Rotondi dedicato a “Michelina” e grazie all’amico Vincenzo D’Amico riusciamo a ritrovarlo dopo anni di ricerca. Vnicenzo però di brani inediti di musica popolare identitari ce ne ha dati tanti e tra questi abbiamo avuto il piacere di scoprire la “Ballarella di Chiavone” scritta e composta da Pierluigi Moschitti portata in scena con I Briganti di Fronteria qualche anno fa che ci ha autorizzato a divulgarla e che, forse perchè siamo troppo militanti, la troviamo bellissima. Strana cosa devi andare a Nocera per scoprire una ballarella dell’alta Terra di Lavoro, forse c’è qualcosa da rivedere!!! Di seguito il pezzo musicato e il testo scritto
IL BRIGANTE CHIAVONE di Pierluigi Moschitti – canzone n. 8 del CD “Briganti di frontiera”
E’ chesta mò la storia d’ Chiavone Brigante patentato da o’ rre Burbone In terra di lavoro le sue imprese Faceva la guerriglia ai piemontese
Nascett proprij a Sora d Frusinone Luigi Alonzi detto iu Chiavone La banda sia teneva tant’ ardore Vulev’nu cacciare l’invasore
Iss’ èva nu brigante d’ fruntiere Ma Guardiaboschi èva d’ mestiere e cu l’arr’vutata dij cafuni d’venta “Garibaldi dij burbuni”
Purtava duj pistole e nu curteju Teneva nu pennacchiu a ju cappeju Cu na divisa steva, semp’ elegante che non sembrava affattu nu brigante
Spietato e temuto in tutto il Regno I Savoiardi presero l’impegno cu canti che la storia offende Di offuscar la fama e le leggende:
(parlato – solo percussioni)
Nemico della Patria e della libertà Per conto di un Borbone lasciava la città Partia da Roma a Napoli questo feroce nato E nel libron dell ‘animo Chiavon venia chiamato
Pò quannu è arrivati! a Munticeju Tutta la banda ha fattu nu maceju A Len’la ha fatt’ ò brutto e o beju Ha missu iu ritrattu d’ Francischeju
La fin’ d’ Chiavone s’appuratu! Che a Velletri è statu fucilatu! Ma stu cristianu ancor’è na bannera ngoppà st’antica terra d’ fruntiera