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A processo il medico che ha detto no all’aborto

Posted by on Mag 17, 2019

A processo il medico che ha detto no all’aborto

Alla sbarra il ginecologo Rodriguez Lastra. Nel 2017 si rifiutò di eseguire un aborto su una giovane. Oggi è sotto processo con l’accusa di aver infranto una legge regionale che di fatto “non esiste” perché viola la Costituzione. Ma è un processo funzionale all’internazionale degli aborti che sta sovvenzionando l’Argentina. (VERSION EN ESPAÑOL)
-“HO SALVATO DUE VITE, NON TEMO IL CARCERE”
di German Masserdotti

A quanto pare in Argentina si sta vivendo in uno stato di follia istituzionale e collettiva. Lunedì è iniziato un processo contro un medico, Leandro Rodriguez lastra, ginecologo e primario di ginecologia dell’ospedale Pedro Moguillansky, di Cipoletti (Río Negro). È accusato di avere violato una legge che non esiste e in conseguenza di aver salvato 2 vite nel 2017.

Prima aberrazione: il professionista è stato trascinato alla sbarra per aver salvato 2 vite e per non avere ucciso un innocente. Però, in realtà, non si tratta solo di una follia aberrante, ma di una offensiva giuridica dell’imperialismo internazionale dell’aborto vale a dire del potere finanziario predatore che si è appropriato delle ricchezze del mondo e come contropartita necessita di limitare al massimo la crescita della popolazione nel mondo per poter godere in pace delle ricchezze accumulate.

Seconda aberrazione: per promuovere questo processo farsa si è preso come punto di riferimento legale un manuale di procedura per uccidere un concepito, dato che l’atto di accusa utilizzato dal procuratore per giustificare questa aberrazione è che il medico non ha osservato la legge. Per questo lo accusa di violazione dei doveri di funzionario pubblico. Il problema di fondo è che il medico accusato non si sarebbe sottomesso alla legge provinciale che legalizza, anticostituzionalmente e violando i trattati internazionali, che hanno rango di norma costituzionale, quanto stabilito da un documento amministrativo denominato: Protocollo per la attenzione integrale delle persone con diritto alla interruzione legale della gravidanza, elaborato nel 2010 e introdotto nel 2015 dall’allora ministro della salute.

Questo protocollo non ha alcun valore legale perché determina modelli di procedimento che vanno contro la costituzione e le leggi, le quali riconoscono il carattere di persona del concepito. Anche se il protocollo permette e promuove l’uccisione attraverso un aborto, nessuno è obbligato a obbedire né a compierlo, a patto che non ami uccidere. Il suo stesso titolo è ingannatore: in Argentina non esiste nessuna legge che definisca l’aborto come diritto.

Il caso che è servito da scusa per armare questa aberrazione abortista è quello di una giovane di 19 anni che nel gennaio 2017 si presentò alterata in un ospedale di Cipolletti, senza che le analisi potessero determinare la causa del suo malessere. Però alla fine di marzo 2017, la giovane si presentò nuovamente al consultorio, mostrando un aumento di peso e il ventre cresciuto. Dalle analisi emergeva che era incinta, a quel punto la giovane chiese di abortire perché disse che quella gravidanza era il prodotto di uno stupro.

Terza aberrazione: se fosse stato uno stupro la giovane lo ha accettato senza alcun problema dato che non lo ha mai denunciato, però nel rendersi conto che era incinta si è ricordata che era stata violentata. Ad alcuni periti medici è sembrato molto strano che una giovane si ricordasse di essere stata violentata solo dopo essersi accorta di essere incinta, come se a provocarle il trauma fosse stata la gravidanza e non il suo precedente stupro. Con questo si è voluto far credere che gli stupri non incidono psicologicamente sulle vittime, ma la gravidanza sì. Come ha affermato il dr. Fernando Secin nella perizia che ha presentato ma che la giustizia rionegrina non ha accettato, è che “non risulta logico che qualcuno dica di andare dal medico per un aumento di peso e per il crescere del ventre e successivamente dica di essere stata stuprata. Ciò che è logico è andare dal medico per uno stupro e molto prima che cresca la pancia”.

Quarta aberrazione: la giovane ha insistito con la sua richiesta di aborto e 2 professioniste mediche che l’hanno visitata la misero in contatto con un attivista di una organizzazione abortista, la quale le ha sottoposto un farmaco, l’Oxaprost per provocare l’aborto, il quale costituisce un chiaro esempio di esercizio illegale della medicina perché questa attivista non poteva prescrivere farmaci.

La giovane assunse il farmaco abortivo, ma cominciò ad avere febbre, dolori addominali e perdite, ragion per la quale si diresse all’ospedale, sempre con l’intenzione di abortire. E qui entra in campo il dottor Leandro Rodriguez Lastra, il quale si rifiutò di effettuare questo procedimento, anche a seguito dello stato avanzato della gravidanza (22 settimane). Il medico si decise a ricoverarla fino a quando il bambino non potesse nascere con possibilità reali di sopravvivenza. E così accadde. Dopo la nascita il bambino fu dato in adozione e oggi gode di perfetta salute. La stessa giovane ha ricordato così: “Mi hanno negato di abortire per salvare la vita del bambino”.

Leandro Rodriguez Lastra ha salvato la vita del bambino e sicuramente anche quella della madre.

Quinta aberrazione: nonostante abbia salvato 2 vite, in quel momento è incominciato il calvario del dr. Lastra, dato che fu denunciato dalla deputata provinciale Marta Milesi, medico pediatra a favore della pena di morte contro i concepiti: una pediatra a favore dell’aborto è come mettere il Chapo Guzman a capo della lotta contro il narcotraffico.

Già nell’anno 2006 questa donna presentò alla legislatura provinciale un progetto a favore della legalizzazione dell’aborto in qualità di pioniera in questo intento imperialista di imporre l’assassino del proprio figlio come diritto esclusivo della donna e come amplificazione dei suoi diritti. Questo progetto che presentò, poté contare per la sua redazione dell’attiva partecipazione dei Cattolici per il diritto a decidere una Ong di origine statunitense creata dalla Fondazione Ford (di proprietà della famiglia Rockefeller) per infiltrare nel cattolicesimo americano e latinoamericano l’ideologia abortista. Questa organizzazione pseudo non governativa può contare da alcuni anni in Argentina sull’appoggio finanziario attraverso sovvenzioni della International planned parenthood Federation (IPPF) per imporre come si sa la legalizzazione dell’aborto. Vale a dire, la signora pediatra militante della legalizzazione della pena di morte per i concepiti sembra comportarsi da portavoce dell’imperialismo internazionale dell’aborto, che è il braccio sinistro progressista dell’imperialismo internazionale del denaro. Un potere finanziario di matrice anglo americana vero padrone del mondo, delle sue ricchezze ed esecutore del piano di sterminio di massa dei concepiti più grande che la storia universale conosca

Sesta aberrazione: la denuncia iniziale della pediatra pro aborto è stata promossa nell’ambito giudiziale dal dr. Santiago Marquez Gauna, che in una sua indagine come giudice di garanzia acquistò fama di avere sottovalutato la denuncia fatta contro il padre di 2 bambini minorenni archiviando le accuse di aver castigato con una cintura i figli, perché secondo il “barbaro costume” tutto questo faceva parte del diritto ad educare del padre, del suo potere di coercizione e della sua potestà di correggerlo.

Non si può evitare di riconoscere la “coerenza” di questo “servitore” del diritto, un vero diamante grezzo: colpire maltrattare e abusare un figlio è un diritto allo stesso modo che ucciderlo mediante un aborto.

Settima aberrazione: questo giudice si è dimenticato di indagare la denuncia del supposto stupro della giovane, che poi si decise a far abortire suo figlio quando si accorse che era stata violentata. Il sig. Marquez Gauna prima della denuncia di questo delitto non ha mosso un dito, né fatto il minimo gesto di indagine su un atto criminale: si è soltanto occupato di accusare il medico, stessa condotta quella della pediatra pro morte. A questo punto è lecito domandarsi: il sig. Marquez è un procuratore della provincia o un impiegato servile della portavoce dei Cattolici per il diritto a decidere e di International planned parenthood?

Avrebbe forse paura a scoprire che la giovane stuprata potrebbe essere in realtà vittima di una rete di tratta di persone, dato lo stato nel quale si presentò inizialmente in ospedale?

Ottava aberrazione: questo demenziale giudizio contro il dr. Rodriguez Lastra promosso dalla pediatra abortista e dal procuratore giustificatore di abusi infantili si basa su denunce e criteri che costituiscono una chiara violazione della costituzione nazionale, la quale protegge la vita umana dal momento del concepimento (art 23 e 75) e della stessa costituzione della provincia di Rio Negro.

Nona aberrazione: la pediatra abortista pone come fondamento della sua azione il non aver osservato una legge provinciale che giustifica il crimine dell’aborto nei casi di gravidanze per stupro e che viola il mandato costituzionale di proteggere la vita dal concepimento. Il protocollo in questione è stato realizzato nel 2015 grazie al supporto tecnico fornito dalla cosiddetta FUSA (Fondazione per la salute dell’adolescente) membro della International planned parenthood Federation, la rete abortista multinazionale di origine britannica più grande del mondo.

In definitiva: siamo chiaramente davanti a una nuova versione di Davide (il dottore per Rodriguez Lastra) e Golia (Marta Milesi, Santiago Marquez Gauna, i Cattolici per il diritto decidere e l’IPPF) in cui un medico argentino si è visto costretto a scontrarsi con l’imperialismo abortista internazionale. Così come Davide vince Golia, speriamo che in questa nuova versione, il Davide argentino possa vincere il Golia invasore tanto criminale mercenario e superbo come il personaggio del racconto biblico.

Evidentemente nella provincia di Rio Negro si vivono tempi apocalittici in cui salvare vite costituisce un atto criminale e uccidere i figli è un diritto della donna.

Però in definitiva dipenderà dalla volontà dell’Onnipotente e dalla forza e dagli artigli spirituali degli argentini per bene, opporsi di fronte a questo aberrante atto criminale mentre le autorità civili, politiche ed ecclesiastiche brillano per la loro assenza, ma si arrischiano ad essere complici di questo crimine giuridico e giudiziale.

fonte http://lanuovabq.it/it/a-processo-il-medico-che-ha-detto-no-allaborto

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