A vele spiegate (1831-1859)
Sapevi che l’arte della navigazione trovò uno spazio di rilievo nell’ambito dell’istruzione pubblica e privata del Regno delle Due Sicilie, in particolare tra gli anni Trenta e Cinquanta dell’800, anche con l’incremento delle scuole nautiche.
Sotto Ferdinando II, in effetti, ne vennero create di nuove e furono adottati numerosi provvedimenti atti a razionalizzare e migliorare quelle di più antica istituzione. Alla nascita delle scuole nautiche di Trapani (decreto del 1831), del Borgo di Gaeta (risoluzioni del 1851 e 1853 e decreto del 1854), di Bari (1856), si accompagnarono significative disposizioni circa quelle di Meta e Carotto, Messina e Reggio Calabria del 1832, di Giarre-Riposto e Siracusa nel 1833, di Castellammare del 1852 e 1853, di Procida del 1855. Infine con Francesco II venne fondata, nel 1859, quella di Torre del Greco. Il controllo di tali scuole dipendeva, a partire dal 1850, dall’Ammiragliato della Marina da guerra. Osservando il decreto istitutivo della scuola nautica di Trapani, si apprende che le materie di insegnamento erano l’aritmetica, la geometria e la trigonometria da studiarsi sui manuali di Vito Caravelli, oltre alle principali nozioni di geografia, e ai trattati sulla sfera e sulla navigazione di Giovanni Fileti. Il lettore ovvero l’insegnante, poi, doveva far conoscere la bussola e illustrare l’uso delle carte piane. Agli alunni che non sapevano leggere erano consigliate le opere di John Locke. Due erano i maestri per le scuole del borgo di Gaeta e di Torre del Greco: uno per le matematiche e la navigazione, l’altro per la lingua italiana e il catechismo. Più articolato il quadro delle discipline da studiare nelle scuole nautiche di Bari e di Procida, cui erano assegnati rispettivamente tre e quattro insegnanti. Le materie, per quella pugliese, erano la scienza del pilotaggio, ossia un corso teorico completo di navigazione per stima e di navigazione astronomica; teoria e pratica di pilotaggio per capitani e piloti di piccolo e grande cabotaggio; le matematiche elementari (geometria, aritmetica, algebra fino alle equazioni di 2°, trigonometria e logaritmi); la geografia; la lingua italiana e la calligrafia. A queste si aggiungevano, nella scuola nautica di Procida, che – secondo gli intenti del terzo sovrano duosiciliano – doveva offire a quella popolazione dedita in massima parte alla navigazione un più largo e compiuto insegnamento, l’aritmetica pratica e il diritto commerciale marittimo, oltre ai rudimenti di scrittura e lettura colle quattro regole di aritmetica per i marinai analfabeti. Insegnamenti simili aveva anche la scuola di Castellammare (di Stabia), dotata di tre maestri, dove in più gli studenti potevano apprendere la lingua francese. Nel relativo regolamento, pubblicato nel marzo 1853, il corso per gli aspiranti piloti d’altura era diviso in tre anni: nel primo si studiava grammatica italiana, calligrafia, geografia, francese, aritmetica pratica e ragionata e geometria piana; il secondo era riservato alla corretta scrittura in italiano e in francese, a stendere una lettera o un rapporto, e a studiare geometria solida, elementi di algebra, dottrina e uso dei logaritmi, canone trigonometrico, trigonometria piana e sferica, nonché l’applicazione pratica alle misure delle figure piane e solide; nel terzo anno, infine, si affrontava la scienza del pilotaggio e si faceva pratica sull’applicazione delle carte idrografiche, come sull’uso degli strumenti astronomici dei marinai. Chi aspirava a diventare capitano o pilota in cabotaggio doveva, inoltre, imparare in un anno la grammatica italiana e l’aritmetica pratica, le principali nozioni della sfera mondana, l’uso delle carte piane e ridotte della bussola e del Locke, il modo di determinare il punto della nave adoperando il quadrante di riduzione e quello di correggerlo mediante la latitudine osservata ottenuta con l’altezza meridiana del sole, ed il come si scovre la variazione della bussola col confronto delle amplitudini del sole utilizzando i logaritmi. Il diritto marittimo si studiava, in tre anni, sulla pubblicazione di Arcangelo Scotto Lachianca.
fonte
http://ferdinando2.blogspot.com/2013/03/proclama-ai-napoletani-1848.html