ANCHE NEGLI ACCORDI COMMERCIALI CON CANADA E CINA, “PRIMA IL NORD”, A DANNO DEL SUD
Gli accordi internazionali siglati dall’Unione Europea e accettati dall’Italia continuano a pesare come macigni sull’economia e sull’agricoltura del Sud.
Nell’accordo di libero scambio e protezione di prodotti dell’UE con la Cina, ben 26 prodotti DOP (denominazione di origine protetta) e IGP (indicazione geografica protetta) su 100 sono italiani: un ottimo risultato; peccato che solo la mozzarella di bufala campana sia stata inserita per le regioni meridionali.
Uno scandalo!
Non era bastato il CETA, l’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e il Canada, approvato dal parlamento nazionale?
Un accordo che ancora una volta aveva messo a dura prova i nostri prodotti tipici di qualità a filiera corta e a 0 km, favorendo, come al solito, la grande industria e la grande distribuzione. Un accordo contro il Sud! Basato sull’esportazione per il 90% di prodotti agricoli del Centro Nord. Infatti, erano protetti solo 41 dei 291 prodotti alimentari italiani DOP e IGP, dei quali solo 5 solo del Sud.
Un altro scandalo e una vergogna nazionale.
Il giornalista Marco Esposito, scriveva scandalizzato su Il Mattino del 29 luglio dello scorso anno, quando ancora l’accordo doveva passare per il parlamento italiano:
«Il caso più clamoroso è quello dell’olio extravergine d’oliva. Negli accordi con il Canada (chiamati in sigla Ceta), lo stato nordamericano si è impegnato a riconoscere quattro denominazioni per la Grecia, quattordici per la Spagna che è il primo produttore mondiale, una per la Francia, sei per il Portogallo e appena tre per il nostro Paese, nonostante dopo gli iberici l’Italia sia il secondo produttore del pianeta. E i tre dop riconosciuti – guarda caso – sono gli unici tre oli dop del Veneto: Valpolicella, Euganei-Berici e delle colline del Grappa. Guarda caso nel 2009, al momento d’avvio delle trattative Ue-Canada per il Ceta, il ministro delle politiche agricole italiano era il veneto Luca Zaia che nel 2010 ha passato la mano al conterraneo Giancarlo Galan. E così il Veneto, quindicesima regione italiana per produzione (un ventottesimo rispetto alla Campania, un 143° della Puglia) potrà esportare in Canada olio d’oliva in condizioni di favore rispetto al resto d’Italia, che soffrirà delle possibili imitazioni».
Le speranze del giornalista Marco Esposito sarebbero andate deluse, nonostante l’ex senatrice foggiana Colomba Mongiello, in un’interpellanza urgente aveva provato, inutilmente, a consigliare il ministro Maurizio Martina:
«L’accordo commerciale con il Canada mortifica le produzioni agroalimentari di qualità italiane e del Sud e rischia di vanificare la lotta all’ italian sounding e alla contraffazione». Un’anomalia incresciosa che, secondo la senatrice, andava sanata anche perché le trattative UE e Canada erano tese a proteggere da imitazioni e contraffazioni i prodotti made in Italy di qualità, non a discriminare prodotti e aree produttive. E ricordando anche la beffa contenuta nell’accordo UE-Cina, la senatrice concludeva invitando Governo e Parlamento ad intervenire «a tutela del nostro patrimonio economico e culturale dai contraffattori e imitatori canadesi e cinesi. E per favorire scambi commerciali fondati sulla qualità e la salubrità delle merci, scongiurando le dannose distorsioni che già oggi subiamo dalle importazioni di grano canadese e pomodoro cinese».
Il ministro alle politiche agricole Maurizio Martina, attuale reggente del PD, non ha proprio nulla da rimproverarsi? Non poteva o non voleva intervenire in questioni su cui aveva inciso Zaia?
Peccato! L’agricoltura del Sud è in ginocchio
Se Martina non ha un peso sulla coscienza, a noi senz’altro rimane un peso sullo stomaco, difficile da digerire.
Michele Eugenio Di Carlo
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