Ancora sulla “stele della vergogna” di Santa Esdra
Qualche tempo fa ho pubblicato sul mio sito un articolo sulla cosiddetta “stele della vergogna” di Santa Esdra, a Pontecorvo, che alcuni, nottetempo, hanno devastato e quasi completamente distrutto. Articolo che è molto commentato, riaccendendo sulla “vexata quaestio” un acceso dibattito. Così ricco di spunti che ho pensato di fare alcune brevi ma opportune precisazioni.
- Nel mio articolo non ho mai giustificato l’atto, da me definito “vandalico”, della distruzione della stele di Santa Esdra che dagli abitanti di Pontecorvo (e non da me) è stata definita la “stele della vergogna”. La violenza è da condannare sempre e comunque, anche quando viene perpetrata in danno di monumenti, lapidi e quant’altro che costituiscono pezzi di storia a futura memoria.
- Su quella stele campeggia (o, meglio, campeggiava) la seguente scritta: “Ici ont repose 175 soldats francais tombes glorieusement 1943-1944 in memoriam”. Ora, se con quel “gloriosamente” si vuole intendere l’apporto decisivo che le truppe di colore, inquadrate nel Corpo di Spedizione Francese, dettero alla sconfitta dei tedeschi, inducendoli ad abbandonare le loro formidabili fortificazioni a Cassino e dintorni, nulla quaestio, come del resto è stato già abbondantemente fatto rilevare da tutti gli storici. Ma c’è un però. Quella condotta bellica così gloriosa e valorosa, ha prodotto alcuni terribili “effetti collaterali”, per usare un’espressione attuale, sulla inerme popolazione locale che aspettava a braccia aperte i “liberatori” e invece si vide ghermire da quei feroci montanari dell’Atlante, con tanto di mantello e scimitarra, che combattevano sotto il vessillo francese. Lì, francamente, non ci vedo niente di “glorioso”. Quel comportamento va decisamente stigmatizzato (come fanno molti, del resto) senza se e senza ma. E invece, specialmente negli ultimi tempi, qualcuno, anzi più di qualcuno, tenta, in verità con scarsa fortuna, di dare una giustificazione anche a quegli atti bestiali che farebbero rabbrividire persino gli animali. Si può accettare tutto ed anche di più. Ma questo proprio no.
- Qualcuno sostiene che in quel cimitero provvisorio allestito in località Santa Esdra di Pontecorvo, furono tumulati soldati francesi, per così dire “bianchi” e non “di colore”, ossia marocchini: uso queste orribili generalizzazioni solo per far capire meglio il discorso e non suscitare equivoci. Qualche anno fa, superando una serie di enormi difficoltà, mi è stata finalmente data l’opportunità di consultare il registro di carico conservato nel cimitero di guerra di Venafro, dove i corpi di quei 175 soldati sepolti a Santa Esdra furono traslati alla fine della guerra. Ebbene, accanto ad alcuni soldati “bianchi” (la cui tomba era indicata dalla Croce), la gran parte era “di colore”. Tanto che, mentre i primi sono stati sepolti nella sezione cristiana del sacrario, gli altri hanno trovato posto, come giusto che fosse, in quella musulmana. Quindi, alla fin fine, senza voler operare alcuna differenziazione tra i morti, che sono tutti da rispettare, qualunque sia la religione o il colore della pelle, tra quei 175 soldati che si batterono “glorieusement” potrebbe anche esserci qualcuno di si macchiò di quelle violenze bestiali. O, per lo meno, la cosa non è da escludere del tutto.
- Infine, commentando il mio articolo (e di questo ringrazio tutti indistintamente, anche quelli che hanno posizioni antitetiche) in parecchi hanno posto l’accento sul ruolo importante svolto dalla Francia nel conflitto bellico: furono proprio i soldati transalpini, infatti, che ebbero il grande merito, da tutti riconosciuto, di scardinare la formidabile Linea Gustav e, quindi, il fronte di Cassino, dove i tedeschi resistevano gagliardamente da mesi. E questo nessuno si sogna di metterlo in discussione. In quell’operazione il Corpo di Spedizione Francese ebbe i suoi tanti morti che riposano nel sacrario militare di Venafro.
Ma ciò niente ha a che vedere con le violenze marocchine sulla popolazione civile del Lazio meridionale: si tratta, infatti, di tutta un’altra storia che va condannata a 360 gradi e senza giustificazioni di sorta. Siamo convinti almeno di questo? Bene. E allora perché, ancora oggi, dopo tanti decenni da quei fatti, la nazione francese si ostina a non riconoscere la responsabilità di quelle azioni bestiali e disumane? Perché non chiede scusa a tutte quelle donne, uomini, bambini, sacerdoti che in quel drammatico frangente furono così atrocemente brutalizzati senza colpa alcuna? Il Marocco, ad esempio, lo ha fatto e già da parecchio tempo. Dai nostri cugini d’oltralpe, invece, ancora niente, E questo è inaccettabile. E’ giusto indignarsi per la distruzione vandalica della stele di Santa Esdra, come fatto a suo tempo dall’ambasciata francese a Roma. Ma è altrettanto giusto, anzi sacrosanto, che quei poveretti, quei nostri conterranei colpiti dalla ferocia delle truppe francesi di colore possano avere, sia pure in clamoroso ritardo, il riconoscimento della grande ingiustizia subita. Dire “abbiamo sbagliato e chiediamo scusa dei nostri errori” significa chiedere troppo? Affido questo doloroso interrogativo alle acute riflessione dei lettori.
Fernando Riccardi
La Stele di S.Esdra suscita sdegno infinito,perché eratta accanto ad uno dei luoghi sacrificali della barbarie marocchina. Non a caso la stele di S.Giorgio, ben più visibile lungo la superstrada Ausonia, non suscita alcun risentimento. Eppure quei soldati di ventura ( pur se coscritti), la violenza sessuale la tenevano nel proprio DNA, per cui è sbagliato sostenere che si comportarono tanto vilmente con la violenza sessuale (e non solo sulle donne) solo perché autorizzati dal generale francese. Conosco un episodio che risale al mese di marzo 1944 ed accaduto in un Paese campano, ben prima del mese di maggio e ben prima della gioia e della gloria dovuta alla cacciata dei tedeschi. Finora non ho potuto raccontarlo perché sono ancora viventi vittime e testimoni.
Non si puo’ accettare che venga celebrato come eroe chi ha lasciato tracce tanto crudeli sulla popolazione inerme… le steli se le portino altrove…a casa loro se quello e’ ancora il loro costume! A me meraviglia che chi in luogo ha responsabilita’ di rappresentanza abbia consentito un simile obbrobrio… comportamento che io chiamerei con ben altro nome per la mancanza di rispetto!… caterina ossi