Battaglia tra laici e Curia per la chiesa dei Borbone di Napoli
(Lettera Napoletana) Un’antica istituzione di carità napoletana, con oltre cinque secoli di storia, proprietaria della Chiesa di San Ferdinando di Palazzo, vede in pericolo la sua esistenza dopo la decisione della Curia Arcivescovile di commissariare la Reale Arciconfraternita di Nostra Signora dei Sette Dolori in San Ferdinando di Palazzo. Fondata alla metà del ‘500 da nobili spagnoli e napoletani, la Confraternita ebbe nel 1743 l’adesione del Re Carlo di Borbone, che ne divenne Superiore Perpetuo e fratello maggiore, seguito da tutta la famiglia reale e dai successori. Nel 1828, Francesco I di Borbone dette in uso “pleno jure” alla Confraternita la chiesa di San Ferdinando di Palazzo, che – come ricordano gli stemmi con i Gigli d’oro dei Borbone affrescati sulla volta – era la chiesa dei Re di Napoli e delle Due Sicilie. Ancora oggi il titolo onorifico di Superiore dell’Arciconfraternita spetta di diritto ai discendenti dei Re delle Due Sicilie. Lo Statuto della Reale Arciconfraternita fu modificato per l’ultima volta nel 1841, con l’approvazione del Re Ferdinando II, e da allora non è più cambiato. Solo l’assemblea dei circa 200 confratelli potrebbe farlo. Nel 2018, il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli, ha varato una riforma delle Confraternite che prevede il nulla osta della Curia per la nomina degli organi direttivi, la presenza di un suo delegato alle assemblee, il controllo dei bilanci ed il versamento alla Curia di una percentuale delle entrate delle Confraternite, che si finanziano con le quote versate dai confratelli ed i lasciti ricevuti in eredità. L’Arciconfraternita di Nostra Signora dei Sette Dolori assicura il culto nella storica chiesa di San Ferdinando di Palazzo, paga lo stipendio al suo rettore ed al sacrestano, sostiene le spese di manutenzione della chiesa e delle Cappelle nel cimitero monumentale di Poggioreale. Il 7 aprile 2019, l’assemblea dell’Arciconfraternita ha eletto, a norma del proprio Statuto, il nuovo vicesuperiore, l’ex generale dei Carabinieri Maurizio Scoppa, affiancato da tre assistenti. La nomina è stata comunicata alla Prefettura di Napoli, che ne ha preso atto. La Curia ha invece dichiarato sospeso il governo dell’istituzione caritatevole ed ha nominato tre commissari. «Siamo nella pienezza dei poteri – ha detto il generale Scoppa – perché la nostra assemblea non ha mai recepito la riforma del Cardinale Sepe. Abbiamo il dovere di tutelare gli interessi degli attuali confratelli e la memoria di chi ci ha preceduto. Dobbiamo lasciare intatto il patrimonio culturale e materiale della Confraternita a chi verrà dopo di noi»(Ansa, 26.6.2019). L’accesso alla chiesa di San Ferdinando dei commissari nominati dalla Curia è stato impedito. L’Arciconfraternita di Nostra Signora dei Sette Dolori ha affidato la propria difesa all’avvocato Riccardo Imperiali di Francavilla, che nel 2016 difese con successo i componenti della Deputazione di San Gennaro in un’altra controversia con la Curia che voleva modificare le modalità di elezione dei componenti della Deputazione, antichissima istituzione laica che custodisce il Tesoro del Santo patrono di Napoli. Il primo ricorso, presentato – come previsto dal diritto canonico – allo stesso Arcivescovo di Napoli, è stato respinto. Ora, sul futuro dell’Arciconfraternita e della chiesa di San Ferdinando di Palazzo, dovrà pronunciarsi il Tribunale Ecclesiastico di Roma. Ma la battaglia legale potrebbe poi trasferirsi davanti al Tribunale civile. (LN136/19). 68 Battaglia delle Idee 32 Libri del Giglio Boutique del Giglio S. M. il Re Ferdinando II Bandiera delle Due Sicilie – “da stadio” Duetto da caffè Fermasoldi Cartolina Cartina delle Due Sicilie
fonte http://www.editorialeilgiglio.it/battaglia-tra-laici-e-curia-per-la-chiesa-dei-borbone-di-napoli/