BRIGANTI
Giudicarci …
Vorreste giudicarci,
liquidarci come volgari ladri e assassini?
Come avremmo potuto sopravvivere
nel fitto delle boscaglie,
nei ricoveri improvvisati
delle notti d’inverno,
braccati come lupi,
sempre in fuga
da una sorte segnata,
alla disperata
ricerca di una terra di sole!
Stranieri nei nostri paesi, oltraggiati dalla storia e dal tempo, sembrava giunto il momento del riscatto…
Fatale illusione…
Con me uomini e donne che non vollero piegare la
fronte dinanzi al sopruso, gelosi di usanze e costumi, uomini che non vollero vendere l’onore di mogli e
giovani figlie;
molti costretti alla macchia per accuse false, vittime
d’odio, e anche soldati di un re, spodestato e deriso.
Un grappolo di uomini che divenne un esercito.
E intorno a noi il timore e la
complicità di un popolo.
Quel popolo che disprezzato da regi funzionari ed infidi piemontesi sentiva forte sulla pelle che a noi era
negato ogni diritto, anche la dignità di uomini.
Dignità negata a loro,
popolo dei cafoni.
E chi poteva vendicarli se non noi,
accomunati dallo stesso destino.
Cafoni anche noi, non più disposti a chinare il capo. Calpestati, come
l’erba dagli zoccoli dei cavalli,
calpestati ci vendicammo.
E contro di noi in questa sporca guerra un’infinità di uomini armati.
Nei nostri villaggi, saccheggi, incendi, rapine.
Per noi un solo destino – briganti o emigranti.
Molti, molti si illusero di poterci usare per le rivoluzioni.
Le loro rivoluzioni.
Ma libertà non
è cambiare padrone.
Non è parola
vana ed astratta.
È dire, senza timore, “è mio”
e sentire forte il possesso di qualcosa, a cominciare dall’anima.
È vivere di ciò che si ama.
Vento forte ed impetuoso in ogni generazione rinasce.
Così è stato, così sempre sarà.
Che bella sintesi!.. che bel canto!! caterina