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Bufale sulla Sindone? Eccome, sono tutte nel “falso” studio

Posted by on Lug 20, 2018

Bufale sulla Sindone? Eccome, sono tutte nel “falso” studio

Tesi a dir poco approssimative, esperimenti oltre il “bizzarro”, mancanza di conoscenza e di fondamenti scientifici… questo e molto altro c’è nello studio rimbalzato sui media e che attribuirebbe elementi di falsità alla Sacra Sindone. Ma non è tutto: gli autori della ricerca, Borrini e Garlaschelli, non hanno mai fatto parte del team di scienziati che ha studiato il Lenzuolo di lino, anzi non l’hanno mai nemmeno visto da vicino. C’è altro da aggiungere?

Tesi a dir poco approssimative, esperimenti oltre il “bizzarro”, mancanza di conoscenza e di fondamenti scientifici… questo e molto altro c’è nello studio rimbalzato sui media e che attribuirebbe elementi di falsità alla Sacra Sindone. Ma non è tutto: gli autori della ricerca, Borrini e Garlaschelli, non hanno mai fatto parte del team di scienziati che ha studiato il Lenzuolo di lino, anzi non l’hanno mai nemmeno visto da vicino. C’è altro da aggiungere?

SINDONE

Nel commentare quanto affermato da Matteo Borrini e Luigi Garlaschelli nel loro articolo A BPA Approach to the Shroud of Turin (Journal of Forensic Science, 2018) mi riferisco solo al loro articolo originale, senza prendere in considerazione le notizie rimbalzate sui media in maniera incontrollata. Va subito precisato, comunque, che questi due ricercatori non hanno mai fatto parte degli scienziati che hanno studiato direttamente la Sindone e non l’hanno mai vista da vicino. Forse non l’hanno mai vista nemmeno da lontano.

Il lavoro non è nuovo, in quanto risale al 2014: lo scrivono gli autori stessi in nota nella prima pagina. Essi iniziano riferendo gli studi, anche sperimentali, di altri ricercatori che prima di loro si sono cimentati nell’interpretazione dei rivoli di sangue presenti sulla Sindone per ricostruire la posizione del corpo appeso alla croce o le diverse posizioni assunte, ammettendo che il crocifisso potesse compiere alcuni movimenti per riuscire a respirare.  Questi ricercatori sono Mons. G. Ricci e i medici P. Barbet,  F. T. Zugibe, M. Bevilacqua (et al.), G. Lavoie, N. Svensson.

Gli autori di questo articolo tralasciano però di fornire al lettore un’informazione non secondaria: questi studiosi, nella maggior parte medici, pur nelle diverse interpretazioni date ai rivoli di sangue, sono tutti concordi nel sostenere che la Sindone è il vero lenzuolo funebre di Gesù di Nazareth. Al contrario, Borrini e Garlaschelli sono convinti che sia falsa, dunque devono cercare di demolire in tutti i modi il lavoro degli altri per raggiungere il loro scopo: tentare di dimostrarlo.

Procedono affermando che i vari substrati, così come anche il calore, l’umidità e la circolazione dell’aria, possono entrare in gioco quando si tenta di ricreare lo scenario in cui i rivoli di sangue si formarono. Non sapendo che temperatura ci fosse in quel momento, optano arbitrariamente per 22 °C e operano in assenza di movimenti d’aria, ritenendo comunque che queste variabili non influenzino le posizioni e le direzioni dei rivoli di sangue. Ma non avevano detto poco prima che il calore, l’umidità e la circolazione dell’aria possono entrare in gioco?

Sottolineano anche che i test sono stati eseguiti per capire lo scorrere del sangue sul corpo di un uomo crocifisso e la sua possibile compatibilità con l’immagine impressa sulla Sindone piuttosto che valutare la forma della macchia sulla stoffa. Ma non è dalla forma della macchia sulla stoffa che si può ricostruire com’era il rivolo che ha generato la macchia stessa?

Un’altra affermazione di difficile comprensione è la seguente: “È importante sottolineare che su entrambe le braccia ci sono le macchie di sangue sul lato anteriore degli avambracci”. Che vogliono dire? Si poteva pensare che il crocifisso venisse appeso per un solo braccio? Oppure che un solo polso poteva essere inchiodato e l’altro legato? Oppure ancora che sull’altro lato degli avambracci non vi fossero i rivoli di sangue? E perché poi decidono, nell’esperimento, di concentrarsi solo sul braccio sinistro?

Per gli esperimenti è stato usato sangue umano intero contenente sostanze anticoagulanti e conservative oppure sangue sintetico e gli autori affermano che si comportano nello stesso modo. Ma chi può garantire che si comporti nello stesso modo anche il sangue di un uomo torturato, percosso, disidratato, dunque sangue più denso del normale, che scorre sulla pelle sudata e sporca del terriccio attaccatosi durante le cadute?

Anche la conduzione degli esperimenti suscita notevoli perplessità.

Per indagare sulla ferita del polso sinistro è stata posta una macchia circolare di sangue sintetico sul dorso della mano di un volontario e poi vi sono stati applicati diversi tipi di legno, ogni volta solo per 10 secondi. Una situazione ben diversa rispetto a quella di un corpo appeso alla croce per alcune ore. Trarre deduzioni da un esperimento di tale superficialità è quanto meno avventato. Eppure gli autori concludono arbitrariamente che è difficile distinguere la reale posizione del chiodo sulla Sindone.

Per lo scorrimento del sangue lungo l’avambraccio, notano che non c’è differenza fra un braccio piegato a 90° e uno diritto: tutto dipende dalla posizione dell’avambraccio rispetto al terreno. Che scoperta! Però non si accorgono che i rivoli di sangue hanno un diverso andamento sulle due braccia dell’Uomo della Sindone: il braccio destro era in effetti piegato a 90° sulla croce, come ha ricostruito Mons. Ricci, mentre il sinistro era più disteso.

Escludono che la crocifissione sia avvenuta ad un solo palo verticale, e su questo si può essere d’accordo; però concludono: “Considerando questi risultati, l’impronta sulla Sindone non corrisponde alla tradizionale immagine artistica di un crocifisso con le braccia distese sulla traversa”. Intanto c’è da dire che non tutti gli artisti hanno raffigurato la crocifissione con le braccia distese sulla traversa; e poi, se questa era la “tradizionale immagine artistica”, perché il falsario medievale avrebbe realizzato una Sindone diversa da quello che si credeva alla sua epoca?

La discesa di sangue lungo gli avambracci mentre il corpo era in posizione supina viene esclusa e anche su questo si può essere d’accordo, perché ovviamente il sangue fluiva durante la crocifissione, non dopo la morte.

Sul diverso andamento dei rivoli di sangue al polso e lungo l’avambraccio, concludono che “non potevano essersi verificati nello stesso momento e con il corpo nella stessa posizione, ma rappresenterebbero i risultati di due diversi eventi sconosciuti”. Eventi sconosciuti? Non hanno mai sentito parlare dell’inchiodatura a terra dei polsi al patibulum, la trave orizzontale della croce, e del successivo innalzamento sul palo verticale del patibulum con il condannato appeso? E dei possibili movimenti della vittima sulla croce per respirare?

Sulla ferita del costato: ammettono che sia stata inferta con il corpo in posizione verticale, ma nel loro esperimento riescono a ottenere che dalla ferita escano solo rivoletti che colano indipendentemente, mentre sulla Sindone si osserva una grande macchia piena di sangue. Vale la pena di descrivere questo esperimento: Garlaschelli prende un busto di manichino di quelli bianchi senza testa che si usano nei negozi per esporre capi di abbigliamento e con un manico di legno gli preme sul lato destro una spugna imbevuta di sangue sintetico. Tutto qui. E da questa rozza trovata gli autori pretendono di trarre conclusioni scientifiche rispetto al corpo di un uomo morto per rottura di cuore con conseguente emopericardio, cospicua raccolta di sangue sotto pressione che quando si incide il torace sprizza fuori a getto divisa nelle sue componenti (sangue e siero).

Stessa scena con il manichino e la spugna per giudicare la colata di sangue nella zona lombare, senza considerare la quantità di sangue realmente uscita e la verosimile presenza di una corda che legava un panno attorno ai fianchi. Mi è sembrato di vedere uno dei “bizzarri esperimenti” di Garlaschelli nei panni del prof. Alchemist, come ad esempio questo: “Il postulato del cetriolo”.

Cosa non farebbe Garlaschelli per concludere frettolosamente e arbitrariamente che la Sindone sia falsa! D’altronde ha spiegato già da tempo come e per chi lavora:

“Il chimico italiano ha beneficiato dei finanziamenti di un’associazione di atei e agnostici (Il comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale, ndr). Ma sottolinea che ciò non inficia le conclusioni: «Il denaro non ha odore. Quello che è stato fatto è stato fatto scientificamente. Se la Chiesa (cattolica) vorrà in futuro finanziarmi, sono il suo uomo», ha aggiunto Garlaschelli”.

Sono passati quasi nove anni da questa sconcertante ma sincera affermazione e se Garlaschelli continua a sostenere che la Sindone sia falsa, vuol dire che dall’altra parte non ha trovato nessuno disposto a finanziarlo.

Emanuela Marinelli

http://lanuovabq.it/it/bufale-sulla-sindone-eccome-sono-tutte-nel-falso-studio

 

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