Carlo Pedersoli, napoletano (…altrimenti ci arrabbiamo!)
E’ morto Bud Spencer, al secolo Carlo Pedersoli.
Atleta (partecipazione a tre olimpiadi), cantante, pilota (d’auto da corsa, di aerei ed elicotteri), attore famosissimo e tanto altro (giocatore di rugby, autore di testi di canzoni e colonne sonore, produttore televisivo, dipendente di imprese costruttrici di strade e di altre costruttrici di auto, disegnatore di moda, nuotatore da record e giocatore di pallanuoto, addetto al consolato etc etc).
Per citare le sue stesse parole, due sole cose egli non aveva mai fatto: il “ballerino d’opera” e il fantino.l
Grande uomo e grande napoletano
Ecco, appunto: napoletano.
Il GR1 delle 8.00 gli ha dedicato la copertina: buon servizio, forse, bel ricordo.
Alla fine, però, mi sono accorto che non avevano detto che era napoletano…
E questa, nei suoi confronti, è una grave mancanza.
Era nato a Napoli, infatti, nel 1929, e vi era rimasto per soli undici anni; ma dovevano essergli rimasti nel cuore; quegli anni dovevano averlo formato, “imprintato” in maniera indelebile come solo un imprinting può fare…
Si era spostato poi a Roma, in Sud America, di nuovo in Europa …
Ma Napoli doveva avere conservato un posto speciale tra tutte le città in cui aveva vissuto tanto da fargli dire, in una intervista … “Io sono napoletano prima che italiano. Napoli è Napoli, l’Italia nun se sap c’rè“.
E allora, ripensando a questo mentre ascoltavo il servizio del GR1 mi è venuta una domanda: se fosse stato un criminale (non Carlo, un altro, uno qualsiasi…), un criminale nato a Napoli, secondo voi lo avrebbero detto nel servizio che era napoletano?
Secondo me sì, caspita se lo avrebbero detto…!
Carlo non era solo un napoletano (nato a Napoli dove aveva vissuto i suoi primi anni) ma ci piace pensare che si sentisse un napolitano, un napoletano cioè, con la sua vera storia nel cuore e nella mente; un napolitano, dunque, che guarda al futuro con la consapevolezza di quel passato…).
E allora bisognava dirlo, era obbligatorio dirlo.
Ma, forse, proprio per questo non lo hanno ricordato …
Dunque, avremmo tutte le ragioni per … arrabbiarci, ma l’occasione non lo consente.
E allora?
Allora … buon viaggio Carlo e, quann’arrivi, salutace ‘o Rre.
Fiorentino Bevilacqua
https://www.youtube.com/watch?v=d__QtUXvC6I
https://www.youtube.com/watch?v=mZLkczFxaq0
Nel suo film ANCHE GLI ANGELI MANGIANO FAGIOLI, c’è una scena in cui, davanti ad un ritratto di Garibaldi, il suo personaggio afferma: “Tutti gli americani dovrebbero avere questo ritratto del generale Custer in casa…”. Chissà se la battuta è nata per caso o meno, ma è molto sottile, sibillina: Custer – infatti – fu un massacratore di pellirosse e non fu certo un eroe, anche se lo si è voluto far passare per tale a tutti i costi. Proprio come Garibaldi, insomma…
Qui habet aures audientes audeat!