CAVOUR (prima parte)
Come abbiamo dovuto imparare dalla storiografia risorgimentale, Camillo Benso conte di Cavour viene ritenuto il vero artefice dell’unità italiana che avrebbe realizzato tessendo sottili trame con la sua diplomazia. Insomma, se il Piemonte fu la matrice della nuova Italia, Cavour ne sarebbe il pater. Considerazioni: Qualcuno ritiene, invece, che i padri dell’Italia siano stati tre: Vittorio Emanuele, Cavour e Garibaldi. La verità è che la banda dei tre ha partecipato alle vicende legate all’ingrandimento dello Stato sabaudo-carignanesco, nel frattempo scomparso. L’Italia è altra cosa! Forse, nascerà!
i cavour
I Benso di Cavour erano a metà strada tra la nobiltà antica e la nobiltà nuova: il titolo di marchese lo avevano comprato nel 1649, ma già prima figuravano tra i servitori della Corona. Il marchese Michele di Cavour, padre di Camillo, non era solo il capo zelante degli sbirri municipali di Torino, ma era attivo anche in veste di banchiere, di industriale, di grande agricoltore. Azionista di società per la navigazione sui laghi, proprietario di molini e di tenute agricole, nelle quali fu il primo ad impiegare trebbiatrici meccaniche, esperto di banca e di contratti di borsa, il padre trasmise al figlio Camillo il suo senso pratico ed una certa dose di opportunismo (MC).
i cavour poliziotti
Nel 1798 si videro contadini furenti dare addosso ai francesi, ai giacobini e ai modernisti: essi dimostravano così quanto poco garbasse loro quel regime napoleonico, affaristico e borghese, al quale avevano aderito con entusiasmo il marchese Michele di Cavour, padre di Camillo, ed il principe di Carignano, padre di Carlo Alberto (MC). “Si aveva la felicità di sentirsi addosso l’occhio, il sospetto e l’artiglio di cinque polizie – così rievocava i tempi precedenti il 1848, il giornalista Vittorio Bersezio – e se si tien conto d’una speciale, tutta dedicata alla vigilanza degli studenti, se ne avevano sei. La più seccante era la polizia urbana a cui presiedeva il marchese Cavour col titolo di vicario, nominato dal re e in diretta corrispondenza col re. Gran fortuna pel nome dei Cavour che sia stato tramandato alla storia con la aureola gloriosa del grande ministro Camillo, figliuolo del vicario, perché il padre non avrebbe lasciato nel ricordo degli uomini che nomea impopolare e odiata. Michele Benso di Cavour ostentava opinioni le più assolutiste, i princìpi peggio che conservatori, era disposto a servire con esagerazione di zelo il governo stabilito per arbitrario che fosse. Restaurata la monarchia sabauda, il marchese Michele fu tra i più intransigenti nemici di ogni cosa introdotta dal regime imperiale, fra i più furibondi propugnatori della compiuta risurrezione di ogni antico istituto e costume, fra i più accalorati a respingere il carro dello Stato nelle rotaie del sistema precedente la rivoluzione. La polizia del vicario aveva in gran cura gli atti esterni di ossequio alla religione e alla monarchia. Se, passando una processione o un funerale o una schiera di frati, di associazioni religiose, non vi toglievate il cappello, c’era presto la mazza di una guardia del vicario a gettarvelo giù. Questa feroce bestia a sei teste della polizia poteva entrare in casa di qualunque a qualsiasi ora, frugare, perquisire, sequestrare, arrestare, mandare in cittadella, nella fortezza di Fenestrelle, in Sardegna, anche in esilio: esempio luminoso Vincenzo Gioberti” (MC).
délicatesse des nerfs
Di questa malattia soffrivano i Cavour. Il nonno di Cavour, Giuseppe Filippo, ne era afflitto. Il fratello Gustavo soffriva di depressione nervosa; nel 1856 ne soffrì per più di un anno. Il nipote Ainardo dette segni di squilibrio mentale tanto da condurlo, ultimo erede del nome dei Cavour, alla follia ed a una fine precoce. Di Camillo vedremo alcuni comportamenti da squilibrato mentale (R1 R3). Considerazioni: Nel corso di queste pagine noteremo (fatto pochissimo rilevato dagli storici delle vicende dell’unità italiana e, in ogni caso, non evidenziato) la comunanza di interessi tra ambienti finanziari protestanti e ambienti finanziari ebraici e noteremo anche la frequentazione del Cavour di quegli ambienti e del suo coinvolgimento, personale e da statista, in quegli interessi. Una lettura delle vicende di quegli anni in chiave anticattolica, o, per meglio dire, ostile agli ambienti politici e finanziari legati al cattolicesimo, è da preferire alla stantia storia dell’epopea risorgimentale e delle ragioni della nascita dello Stato unitario italiano.
cavour raccomandato
Nel 1823, quando il giovane Cavour aveva 13 anni, il padre lo raccomandò al re Carlo Alberto di “nominarlo tra il personale della sua corte”, evidentemente preoccupato per il suo avvenire (VF). Considerazioni: Come anche oggi si ritiene, chi nella vita non aveva altra possibilità o attitudine (come stiamo per vedere), si dava alla politica, cercando un protettore.
viaggi e conoscenze del cavour
Nel 1834, dopo un periodo buio della sua vita, Cavour lasciò Torino per un viaggio che lo portò in Svizzera, in Francia ed in Inghilterra. In Svizzera frequentò gli ambienti che determinarono poi la caduta del regime aristocratico e la salita al potere di quella classe borghese che ha poi formato l’attuale Confederazione Elvetica. A Parigi si trattenne tre mesi. La Francia in quegli anni era travagliata da un inasprimento tra le relazioni sociali e da una esplosione anticattolica. Cavour divise il suo tempo tra le mondanità, le relazioni sociali con gli ambienti dell’aristocrazia e gli studi sociali. Dopo la Francia l’Inghilterra. Anche l’Inghilterra, in quegli stessi anni, viveva quella impetuosa rivoluzione industriale e sociale che doveva portare al predominio della industria, della finanza e degli affari sulla tradizionale aristocrazia (R1). Nel 1837 Cavour fu di nuovo a Ginevra, poi in Francia e poi ancora in Inghilterra. A Ginevra ebbe occasione di conoscere Rothschild, ed a Ginevra conobbe i banchieri Odier. Tra il luglio 1837 e il giugno 1843 trascorse fuori dal Piemonte e per gran parte a Parigi, almeno due anni e due mesi (R1).
cavour malversatore
Cavour nel 1837 fu nominato amministratore di una sua zia, con l’incarico di liquidare estese proprietà che questa aveva in Francia. Cavour, spinto dal costante proposito di formarsi al più presto una fortuna, e disponendo dei fondi a sua disposizione per gli affari della zia, cominciò a giocare in borsa (R1).
malversatore – II
Nell’ottobre del 1849, durante le trattative con la casa Rothschild, per la concessione di un prestito di 75 milioni al Piemonte per il risarcimento all’Austria dopo la sconfitta di Novara, il banchiere ebreo sembra abbia ceduto al Cavour al prezzo di costo di 77 lire una rendita di 37.500 lire corrispondente ad un capitale di 750 mila lire. Nell’ottobre 1850 Cavour diventava ministro (R2).
cavour scommettitore in borsa
Nell’ottobre del 1840, Cavour, sfruttando notizie provenienti da Hortense Allart de Méritens, amante di Sir Henry Lytton Bulwer, segretario dell’ambasciata inglese a Parigi e allora uomo di fiducia di Palmerston, circa una crisi che si svolgeva tra l’Egitto e la Siria, decise di tentare una grossa speculazione al ribasso. La minaccia di guerra, nella quale poteva trovarsi coinvolta la Francia, aveva provocato gravi inquietudini nel mondo degli affari, i cui esponenti più autorevoli, con i Rothschild alla testa, si erano impegnati in un tenace sforzo a favore della pace; e in borsa i riflessi della situazione si erano tradotti in una crescente incertezza e in ribassi notevoli. Cavour calcolò che la guerra avrebbe provocato ulteriori ribassi e fece una grossa operazione, impegnandosi a perfezionarla a fine mese: faceva assegnamento su un guadagno netto di 200 mila franchi. La guerra non scoppiò per la resistenza del re ed in borsa si delineò una vigorosa tendenza al rialzo. Il disastro si rivelò al Cavour in tutte le sue proporzioni: “il n’était plus…” “non c’è più tempo, tutti i miei sogni svaniscono e mi vedo sprofondare in un abisso… Tutto ciò che ho guadagnato in tre anni l’ho perduto in un giorno. In breve, devo pagare per la fine del mese 45 mila franchi. Si devono pagare oppure farsi saltare il cervello”. Ed allora scrisse una disperata ed auto accusatoria lettera al padre che dovette soccorrere il figlio (R1). Considerazioni: Rileggiamo il capitolo precedente. Mi sembra che questa vicenda sinteticamente ci dica su Cavour più di molti ponderosi volumi di storia. Nessuno scrupolo nell’usare il sesso come strumento per ottenere vantaggi, nessuno scrupolo nell’usare informazioni riservate, comportamento spregevole dell’ambiente da lui frequentato, azzardo estremo (altro che freddo calcolatore!), isterismo di fronte ai problemi, piccolezza d’animo nel rapporto con il padre. Cavour in questa occasione è quello che sarà durante le vicende politiche che lo vedranno protagonista.
cavour giocatore
Grandi sarti, scommesse alle corse, teatro, gioco spericolato e fortissimo, compagnie con “les plus mauvais sujets de Paris” queste furono le principali occupazioni di Cavour a Parigi nel 1837. “Un soir j’ai gagné soixante mille francs, et j’en ai reperdu trente le lendemain” annotava Cavour nel suo diario (R1).
Carmine De MarcoFonte brigantaggio.net (dal libro Revisione della Storia dell’Unità d’Italia) |
da: http://www.adsic.it/storia/Cavour.htm |