COSA C’È DI VERO NELL’OCEANO DI ASSURDE LEGGENDE CHE SOMMERGE RAIMONDO DE SANGRO ?
Della vita del principe ne parlò Gian Giuseppe Origlia nel “volumone” ISTORIA DELLO STUDIO DI NAPOLI, edito nel 1754; delle invenzioni invece si sa pochissimo, perché lo stesso Raimondo, coltissimo adepto della Massoneria, riservava i suoi segreti a pochi eletti, i quali rispettarono il silenzio a loro imposto.
Le invenzioni alquanto note sono quelle che uscirono dal laboratorio, come per esempio un mantello impermeabile regalato a Carlo di Borbone e qualche altra descritta dai contemporanei, ossia quelle che lui reputava buone per la gente comune. Poi ce n’è qualcuna rimasta nella cappella come le macchine anatomiche e i pochi resti del geniale pavimento labirintico, che sarebbe stato realizzato con il suo “marmo liquido”. La maggior parte delle invenzioni alchemiche, invece, le annotava nella sua LETTERA APOLOGETICA, che fu la premessa alla futura scomunica del papa Benedetto XIV, una scomunica che colpì tutte le società segrete, e che costrinse Carlo di Borbone a bandirle dal regno. La scomunica fu poi revocata con la promessa solenne di Raimondo di ritirarsi a vita privata. Certo che il principe tentava il diavolo con la sua ossessione del sangue e dell’anatomia, chiodo fisso che lo portò a simulare lo scioglimento di sangue coagulato in qualche salotto. Un esperimento che fece nascere la leggenda secondo la quale era lui a far sciogliere il sangue di San Gennaro… E poi ci furono le due macchine anatomiche che dettero le ultime pennellate al quadro nero della sua personalità. Si raccontava addirittura che Raimondo avesse fatto uccidere sette cardinali, e a guisa di sfregio, avesse utilizzato le loro ossa e la pelle dei loro corpi per fabbricare poltrone (sic!).Ciò detto, dopo essere scampato alla scomunica, il principe continuò le sue ricerche, chiuso nel suo laboratorio da misantropo che era diventato. Ma continuò a mettersi nei guai a causa dei suoi esperimenti e del rifacimento della cappella, che richiedevano entrambi cifre esose, così si indebitò fino al collo. E questa fu l’occasione d’oro per Bernardo Tanucci (che lo odiava) per fargli gustare qualche mese di galera a Gaeta appena Carlo ebbe lasciato Napoli per la Spagna. Liberato grazie all’intervento di amici, siccome i debiti non accennavano a diminuire, il Tanucci lo fece imprigionare di nuovo. Fu salvato in extremis dalla dote della ricchissima neo-nuora. Suo padre, poi, non era stato di certo un buon esempio, perché, prima di darsi alla vita monastica, aveva avuto una vita dissoluta e fu accusato per ben due volte di omicidio e mai discolpato.Raimondo cercò di ridorarne l’immagine con questa dedica “mirabile per eloquenza, intelletto e innumerevoli virtù che, avendo perso in gioventù la moglie, fu molto asservito, ormai celibe, alle giovanili brame e per tale motivo viaggiò per tutta l’Europa lontano dalla Patria, ma infine, riconosciute le proprie colpe, ritornato in patria, divenne sacerdote e abate di questo tempio. In tal modo indicò come non sia possibile alla fragilità umana mostrare grandi virtù senza debolezze.”
Maria Franchini