Federico II, lo splendore del cristiano che Dante pose nell’ inferno degli eretici
Oggi, alle ore 17, nell’ Aula Magna storica dell’ università Federico II, sarà presentata l’ Enciclopedia Fridericiana, una delle più recenti e prestigiose produzioni Treccani.
Dopo un’ introduzione del Magnifico Rettore professore Guido Trombetti, moderatore il professore Ortensio Zecchino, presidente del comitato scientifico dell’ opera, svolgeranno le loro relazioni i professori Girolamo Arnaldi (Lo Studio di Napoli), Alberto Varvaro (Culture e lingue nell’ età di Federico II), Giuseppe Galasso (Federico II tra Impero e Regno), Raffaele Ajello (Influenze fridericiane nella fondazione del diritto pubblico francese), Aurelio Cernigliaro (Il “tempio della giustizia”). Perché dedicare una enciclopedia a una figura individuale? Quale risposta possiamo dare a questo interrogativo? Se attorno ad un uomo si muove un universo storico da lui evocato ed influito al punto da divenirne eponimo, ebbene c’ è materia sufficiente per una trattazione enciclopedica. Nessuna monografia, per quanto estesa, avrebbe potuto contenere tante notizie, non solo implicanti conoscenze disciplinari disparatissime, ma attenzione a tessere di realtà materiali e culturali, componenti il grandioso mosaico di quella civiltà del medioevo europeo e mediterraneo, in cui è campita l’ immagine di Federico II. Solo un’ enciclopedia può tenere insieme geografia, economia, religione, politica, scienza e tecniche, strutture del quotidiano e lunga durata storica. Per fare qualche esempio, voci come architettura, castelli, città nei tre regni di Germania, Italia e Sicilia, o agricoltura, ingegneria, medicina, viabilità, o ancora cultura araba, ebraica, greca, o lingue da Arles a Gerusalemme, definiscono profili di immensi paesaggi del mondo fridericiano. L’ imperatore svevo, nato in Italia e morto in Italia, fa di sé stesso la soglia di conclusione di quel lungo tempo che va dalla Antichità al tramonto del Medioevo.
Ma si allinea tra quelle rare figure di sovrani, che non solo lasciano una impronta di sé al secolo in cui vissero, ma sono richiamati dalla posterità quasi a nuovi protagonismi storici. Così Federico II Hohenstaufen appare come antesignano di Federico II Hohenzollern, il monarca illuminato amico di Voltaire, oppure il legislatore richiesto per le riforme dalla arretratezza del Mezzogiorno, o il principe che aspirava ad unificare politicamente e culturalmente la nazione italiana. Ora, esaltandone la modernità, o al contrario la regressività, si alternano di Federico il mito e la storia, la leggenda e la cronaca. Certo è che l’ uomo fu detto stupor mundi per la versatilità dell’ ingegno e l’ esteso orizzonte delle sue conoscenze in un contesto cosmopolita, per l’ incontro ch’ egli seppe propiziare di culture attive, greca, bizantina, araba, italica, germanica, con le eredità remote del mondo classico. In quello stupore del mondo si rifletteva anche l’ ambiguità delle persuasioni intime di Federico. Egli si professava credente e protettore della libertà della Chiesa. Ma quale credente era mai Federico, se, persecutore degli eretici, Dante lo pone nell’ inferno degli eretici? Un cronista pressocché contemporaneo, Salimbene da Parma, racconta che egli cercava e faceva cercare da dotti nelle Sacre scritture tutto ciò che potesse dimostrare l’ inesistenza di altra vita dopo la morte. E forse in questa incredulità si radica lo spirito scientifico dello stupor mundi, che descrive naturalisticamente “le cose che sono, così come sono”, e giunge ad annotare osservazioni di Aristotele con la formula “è falso”. Nella contesa con il Papa Gregorio IX, che lo scomunicò, Federico fu descritto nel ruolo di Anticristo. Ma egli stesso dovette sentirsi coinvolto nello scenario apocalittico aperto da Gioacchino da Fiore per annunziare dopo le ere del Padre e del Figlio quella dello Spirito. L’ imperatore, insieme Anticristo e Messia, era l’ autore obbligato dell’ avvento apocalittico. Jesi, sua città natale, diventa la nuova Betlemme. Nel Natale del 1239, nel Duomo di Pisa, Federico si mette a predicare. Quando avanza nel ducato di Spoleto e nella marca di Ancona si fa precedere dalla Croce. Le leggende sulle sue resurrezioni mescolano i due ruoli dell’ antagonista del Papato e del riformatore della Chiesa. Su quell’ ambiguità del cristiano eretico si fonda la costruzione di uno Stato, che sottrae alla Chiesa tanta parte della giurisdizione criminale, in nome della giustizia contro la misericordia . Lo Stato che promuove la cultura, le scienze, l’ economia agraria e mercantile, l’ organizzazione amministrativa e finanziaria, la sicurezza delle popolazioni, è la forma con cui Federico modella il mondo quale è, non il miraggio metastorico della Gerusalemme celeste, da cui era attratto il Cristianesimo medievale. Quanto all’ attività legislativa, nel concistoro di Melfi dell’ estate del 1231, fu emanato il Liber constitutionum, dopo un lavoro preparatorio affidato ad una commissione di giuristi, che vi impressero oltre che le reminiscenze delle leggi precedenti la interpretazione della loro scienza, che veniva così ad essere omologata dalla volontà dell’ imperatore. Il che fa di Federico un legislatore, se non della stessa statura di Teodosio II e di Giustianiano I, certo un autore del “più grande monumento legislativo laico del Medioevo”, secondo la definizione di Enrico Besta, uno dei nostri maggiori storici del diritto.
FRANCESCO PAOLO CASAVOLA
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