Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

Ferdinando e l’acqua santa

Posted by on Mar 1, 2023

Ferdinando e l’acqua santa

Salito al trono, una delle tante preoccupazioni di Ferdinando II1 furono i confini del regno non tanto quelli marittimi quanto i terrestri, ossia i confini pontifici attraverso i quali avvenivano scorribande di predoni, facinorosi, milizie straniere non solo ma anche dei ricchi feudatari.

A questo proposito re Ferdinando soleva dire che il suo regno era tutto immerso nell’acqua anche a nord dove confinava con l’acqua santa, la quale quando si alleava con i nemici delle Due Sicilie era più pericolosa di quella salata che circondava le altre parti del regno. Il nostro re, pur facendo spesso buon viso a cattiva sorte, già sopportava malvolentieri Pontecorvo e Benevento, le due enclaves site all’interno del territorio napoletano da secoli proprietà della Chiesa, perciò non vedeva l’ora di premunirsi apprestando opportuni e stabili rimedi a difesa dei suoi possedimenti a nord del territorio. I continui disordini e gli scompigli ai confini pontifici perciò furono tra le prime ansie, i primi timori di Ferdinando tanto da indurlo ad affidarne la soluzione al marchese Del Carretto, capo della polizia, che si era benemeritato avendo represso con particolare durezza i moti del Cilento del 1828. Gli studi si conclusero nel settembre del 1839, sotto il papato di Gregorio XVI, con la stesura di una carta topografica nella quale la confinazione era riprodotta da una linea di colore rosso. Quindi si giunse alla stipula di un trattato sottoscritto, tra regno delle Due Sicilie e Stato Pontificio, a Roma il 26 settembre 1840, ratificato diversi anni dopo, il 15 aprile 1852. L’art. 3 del trattato stabiliva che la linea di confine doveva essere indicata da segni materiali (fiumi, torrenti, fossi, valli e monti) e da termini artificiali (cippi) recanti lo stemma reale sulla parte prospiciente il regno e lo stemma pontificio dall’altra. La linea di confine andava da Selva Vetere (Fondi) a Capestrano, in Abruzzo (Fig. 1). Nella valle del Liri specialmente, all’incirca dalle grotte di Pastena a Balsorano in Abruzzo, i confini furono evidenziati da colonnine lapidee. Ancora oggi a Castelliri, cittadina a qualche chilometro da Sora, fa bella mostra di sé un’insegna stradale che indica il confine e la data del trattato. In relazione, invece, alla viabilità interna al regno delle Due Sicilie, quattro erano le strade nazionali importanti: Napoli-Terracina, Napoli-Bari-Brindisi o Taranto-Lecce, Napoli-Reggio Calabria e Napoli-Tronto. A noi interessa prendere in considerazione il cammino per gli Abruzzi che da Napoli, Aversa, Capua, Caianello, Venafro, Isernia, Castel di Sangro, Roccaraso, Sulmona, Popoli giungeva ad Aquila. In particolare il cammino traverso che, migliorato nel 1828 fino a Torricella e nel 1849, da Caianello per Mignano, S. Germano, alla Melfa, Collefontana, Isola menava a Sora capoluogo del distretto in Terra di Lavoro, precisamente al confine pontificio. A seguito delle riforme napoleoniche Sora infatti era uno dei distretti in cui fu suddivisa la provincia di Terra di Lavoro e comprendeva dieci circondari: Sora, Arce, Alvito, Arpino, Atina, Castelluccio, Cervaro, Roccasecca, San Germano e Venafro. Nel 1819 l’ufficio postale di Capua, all’epoca detto officina, sul cammino principale trasmetteva la corrispondenza all’officina di Sora, direzione del cammino traverso, che a sua volta la rimetteva alle officine corrispondenti di Arpino, Arce, Isola e S. Germano. Sora, distante 74 miglia da Napoli e 64 da Caserta, capoluogo nel 1816 del distretto in Terra di Lavoro con i suoi 12.031 abitanti, con trentanove i comuni distrettuali collegati al suo trend con una popolazione di 132.879 abitanti nel primo censimento generale del 1861. Nel 1824 Sora aveva un’officina con la qualifica di sottodirezione. Un’officina già esisteva nel ‘700 riportata negli elenchi del 1788, 1800 e 1809 come direzione di 3^ classe. Da Sora dipendevano quindi le officine di Arce, capoluogo di circondario, distante 11 miglia da Sora, Arpino pure capoluogo di circondario a 7 miglia, Isola a 3 miglia, Roccasecca a 18 miglia e S. Germano a 35 miglia. A ciascuna officina facevano capo le cancellerie comunali delle località circostanti. Lo stato del prodotto delle officine di poste coacervato sulla rendita dei primi sei mesi del 1811 da Arce ammontò a 4,84 grana, da Arpino 35,57 grana, da Isola 11,67 grana, da Sora 44,78 grana e da S. Germano 52,82 grana. Al trasporto della corrispondenza secondo giorni e orari fissi, subordinati al direttore erano adibiti i corrieri a piedi o a cavallo, che collegavano due capolinea della corsa sul “cammino principale”, tre le “poste” da S. Germano a Sora nel 1841. Posta2 era il luogo, nell’abitato o fuori, ove si faceva una sosta e si mutavano i cavalli. Il denaro e le merci erano trasportati invece dal “procaccio” che non disdegnava di trasportare, dietro adeguato compenso, anche lettere e plichi. Al procaccio si affiancarono i “procacciuoli” adibiti al trasporto delle lettere d’ufficio e di privati sui “cammini traversi”. All’epoca affittuario del procaccio di Sora era Domenico Santillo e F.lli, corriere di posta invece Francesco Precario. Due le spedizioni da Napoli delle lettere con il corriere il mercoledì e il sabato. Per l’invio della corrispondenza da Napoli alle località entro l’ambito delle 150 miglia nel 1814 il tariffario fissava 7 grana per la lettera semplice3, 9 grana per quella di un foglio e mezzo, 11 grana per due fogli e 20 grana per la lettera pesante un’oncia. Volendo moderare le tariffe re Ferdinando le ridusse a 4, 6, 8 e 16, da S. Germano a Sora in ambito distrettuale rispettivamente 3, 5, 6 e 12. Per i rapporti postali che da Napoli a Sora le officine avevano direttamente tra loro o tramite le officine di passaggio erano Capua, S. Germano, Arpino, Arce e Isola. Nel dicembre del 1844 le periodiche spedizioni della corrispondenza epistolare Napoli per Caserta invece che ai corrieri furono affidate alla “strada ferrata”; da Caserta a Sora con i corrieri. Dal 1° gennaio 1858 (adozione dei francobolli) la tariffa prevista per una lettera semplice (un foglio) era di 2 grana, un foglio e mezzo 3 grana, due fogli 4 grana. Per le lettere di un volume maggiore di due fogli la tassa aumentava di cinque in cinque trappesi fino all’oncia, ossia 8 grana. Le lettere dirette all’interno della capitale e tra i comuni di uno stesso circondario scontavano la tariffa di 1 grano. La corriera da Napoli per Sora partiva il mercoledì e il venerdì alle 3 pomeridiane, la domenica alle 5 pomeridiane; da Sora per Napoli invece il giovedì, la domenica e il martedì alle ore 9 d’Italia. Alla domenica una sosta era prevista in S. Germano per l’ascolto della messa. Tempo del percorso quindici ore sia all’andata che al ritorno. Il 26 luglio del 1863 S. Germano cambiò denominazione in Cassino. Il decreto del 15 dicembre 1860 stabilì che l’Amministrazione Provinciale delle Poste, all’epoca non si parlava di regioni ma di province (le antiche province emiliane e napoletane), si componeva di Direzioni compartimentali, Direzioni locali, Uffici primari, Uffici secondari e Distribuzioni. Il territorio della provincia napoletana fu diviso in quattro Compartimenti. Il compartimento di Napoli comprendeva le direzioni locali, gli uffici primari, quelli secondari, le distribuzioni e gli uffici ambulanti. Desiderando fare una panoramica degli uffici postali compresi nel distretto di Sora, capoluogo al diretto e delicato confine pontificio, nel 1861 abbiamo Sora (Fig. 2) ufficio primario con Brocco (poi Broccostella), Campoli, Pescosolido, Pico e l’aggregata collettoria di Vicalvi con la frazione di Posta (Posta Fibreno); Arce anch’essa ufficio primario con le dipendenti cancellerie comunali di Anitrella, Roccadarce e Fontana (il 1862 Fontana Liri); Arpino ufficio primario con le dipendenti cancellerie di Santopadre, Casalvieri e Fontechiari (già Schiavi)4 (Figg. 3 e 4) cancelleria comunale; Roccasecca officina aperta nel 1835 chiusa nel 1856 e riaperta nel 1857/60, ufficio secondario poi nel 1861 con aggregate le collettorie di Castrocielo e Palazzolo; Isola (fino al 1863) poi Isola presso Sora fino al 1869, successivamente Isola Liri, ufficio secondario con annullamento sardo-italiano (Fig. 5) con aggregate Isoletta, collettoria aperta nel 1863, e Castelluccio di Sora (dal 1878 Castelliri) declassata a cancelleria comunale nel 1863 e chiusa nel 1870. Nel periodo della Luogotenenza furono aperti ulteriori uffici con bolli circolari di piccola dimensione in Pontecorvo per esempio, a cui era aggregata la collettoria di Aquino e S. Elia Fiumerapido (1° aprile), Roccaguglielma nel 1863, Isoletta, abbiamo detto, e S. Giovanni Incarico uffici luogotenenziali con gli annullamenti filatelicamente cosiddetti “luogotenenziali”. Ricercatissimo a questo proposito il bollo circolare di piccole dimensioni su francobolli borbonici di Roccasecca. Roccaguglielma, oggi Esperia (1 apr.), Isoletta (1 ago.) e Posta (1 nov.) furono uffici sardo-italiani con i rispettivi annullamenti; anche Sora e Cassino ebbero gli annullamenti luogotenenziali. Nei comuni nei quali non vi era un’officina di posta, sin dal 1817 i cancellieri comunali furono incaricati di distribuire le lettere che erano loro pervenute e di riscuotere dai destinatari il relativo importo che entro il 10 del mese successivo dovevano rimettere alla direzione dell’officina mittente. Per gli innumerevoli piccoli centri dove non era possibile, soprattutto per motivi economici, l’apertura di un ufficio postale nell’agosto del 1863 furono stabilite le modalità per un “servizio rurale”. Successivamente il 10 febbraio del 1864 furono emanate le modalità per il servizio delle “collettorie postali”, quelle di prima classe ebbero il bollo ottagonale e quelle di seconda classe

il bollo corsivo. Le collettorie erano quindi un’emanazione dell’ufficio postale al cui distretto appartenevano. Il servizio era espletato dai corrieri e dai procacci. L’ufficio che riceveva il piego dalla collettoria, oltre al bollo del luogo d’origine applicava quello del proprio ufficio, in mancanza del primo suppliva con una indicazione a penna. Vedasi ad esempio la lettera partita da Vicalvi (Fig. 6) collettoria di 2^ classe aperta nel 1° trimestre del 1869 che appoggiava ad Alvito, collettoria di 1^ classe, e quindi Sora. Invece Anitrella dipendeva da Arce, Castelliri da Isola, Castrocielo e Palazzolo da Roccasecca, Aquino da Pontecorvo, Isoletta, aperta nel 1863, da S. Giovanni Incarico e così via. Configurato per sommi capi il circondario di Sora, a completamento dell’aspetto e della forma degli oggetti postali, riteniamo opportuno evidenziarne qualcuno. Sora, sottodirezione fino al 1860, ebbe l’annullo postale ovale, il cerchio e lo svolazzo (del tipo 2) borbonici, ufficio primario nel 1861 il cerchio delle PN (Province Napoletane) e il doppio cerchio sardo. Arce officina ebbe l’annullo ovale, il cerchio e lo svolazzo (del tipo 6) borbonici, ufficio primario nel 1861 il doppio cerchio delle PN. Arpino ebbe l’annullo ovale, il cerchio e lo svolazzo borbonici e il cerchio delle PN. Roccasecca cancelleria comunale aperta il 1835 e chiusa nel 1856, officina nel 1857/60 con aggregati Aquino e Palazzolo, ufficio primario nel 1861, ebbe il raro lineare borbonico, lo svolazzo (tipo 21) poi il cerchio piccolo delle PN (Fig. 7). San Germano ebbe l’ovale, il cerchio e lo svolazzo (del tipo 31) borbonici, ufficio primario nel 1861 il doppio cerchio delle PN e il cerchio sardo con Cassino (Fig. 8). Isola, cancelleria comunale con un annullo prefilatelico, ufficio secondario nel 1861 usò un interessante annullo ovale con un Annullato apposto in transito a Sora. Nel 1863 Isola cambiò denominazione in Isola Liri e usò un doppio cerchio con un “Isola presso Sora”. Per concludere il 16 settembre 1860, instauratosi a Napoli la dittatura, tutti i servizi postali furono posti alla dipendenza del Ministero dei Lavori Pubblici. Il 1° marzo 1861 ebbero vigore nelle «Provincie Napoletane» le leggi e i decreti vigenti in Alta Italia. La luogotenenza ebbe termine il 1° ottobre 1861 dando luogo al periodo sardo-italiano all’incirca fino al 5 maggio 1862, data alla quale la riforma postale attribuì esclusivamente all’Amministrazione delle Poste la distribuzione delle corrispondenze epistolari e delle stampe. Fu deciso altresì di estendere entro il 1873 il servizio medesimo a tutti i comuni del regno possibilmente a quelli che avessero concorso alle relative spese. Il 7 dicembre 1864, approvato il Regolamento che uniformava uffici e apparati organizzativi tutto divenne normale. Fermo restando il “corpo” degli “Uffiziali di posta”, il “corpo” dei corrieri e relativi ispettori invece fu soppresso con decreto dell’11 dicembre 1864. I corrieri furono adibiti come portalettere o garzoni d’ufficio nelle altre amministrazioni.

Vito Mancini

NOTE

1 Ferdinando Carlo Maria di Borbone fu re, con il nome di Ferdinando II, del regno delle Due Sicilie dall’8 novembre 1830, succedendo al padre Francesco I, fino alla morte avvenuta il 22 maggio 1859.

2 Abbreviazione di «posita», participio del verbo ponere.

3 La misura unitaria di peso per le lettere era di 7 grammi e mezzo.

4 Fontechiari è la denominazione assunta dai congiunti piccoli comuni di Schiavi di Sora e Schiavi di Arpino che, proclamato il regno d’Italia, il 9 ottobre 1862 ritennero di unire le sorti. Il nome deriva da una vicina fonte denominata “Fons Clara”.

fonte

https://www.cdsconlus.it/index.php/2018/04/29/ferdinando-lacqua-santa/

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