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Fuochi d’artificio, racconto delle origini di un’arte

Posted by on Set 18, 2023

Fuochi d’artificio, racconto delle origini di un’arte

Antica e sorprendente, nata per caso grazie agli esperimenti di monaci cinesi

Spettacolare, rapida e fugace. La pirotecnica, vale a dire l’arte della fabbricazione dei fuochi d’artificio, è un’arte performativa dinamica quanto breve. La performance si consuma nel tempo di combustione della materia che costituisce i fuochi e, al termine della loro manifestazione luminosa, non rimangono che polvere e coriandoli. In Giappone li chiamano hanabi – “fiori di fuoco” – in quanto, proprio come i fiori, sono dotati di una bellezza transitoria e fuggevole, destinata a sfumare come corolle nel velluto blu della sera. Sebbene il Giappone sia uno dei paesi in cui l’arte pirotecnica ha conosciuto nel tempo maggiore sviluppo, è un altro paese dell’oriente ad averli scoperti.

Dal greco πυρός – “fuoco” – e τέχνη – “arte” – l’arte pirotecnica sembra avere infatti, nonostante l’etimologia greca, origini cinesi. Pare che intorno all’Ottocento un gruppo di monaci impegnati nella ricerca dell’elisir di lunga vita abbia scoperto, mescolando nelle giuste quantità carbone, salnitro e zolfo, una sostanza che, se riscaldata, era in grado di innescare un’esplosione. Si trattava della polvere da sparo. Nota anche col nome di “polvere nera” o “polvere pirica”, essa è un ingrediente fondamentale nella composizione dei fuochi artificiali in quanto li porta ad alta quota e ne determinalo scoppio luminoso. Compressa in un contenitore tubolare di bambù, la polvere da sparo – al tempo nota coi nomi di “neve cinese” o “sale cinese” – già durante la dinastia Song, intorno all’anno Mille, veniva utilizzata per celebrare feste, matrimoni e ricorrenze, oltre che a scopo militare. Consapevole dell’importanza della scoperta, il governo imperiale cinese nel 1076 proibì la vendita agli stranieri di uno dei componenti della fortunata polvere, ritardandone la diffusione in Europa.

La polvere da sparo giunse così nel Vecchio Continente solo attorno al Dodicesimo secolo, a quattrocento anni di distanza dai primi esperimenti alchimistici dei monaci cinesi. Al di là delle questioni temporali, non è chiaro se a portare l’arte pirotecnica in Europa siano stati i Mongoli – la cui invasione nel territorio cinese era stata respinta proprio grazie all’utilizzo di frecce dotate di tubi con polvere da sparo e granate – Marco Polo, attraverso la via della Seta, o gli Arabi. È certa, d’altra parte, l’attribuzione all’alchimista e filosofo inglese Roger Bacon della formula ufficiale, riportata nel 1245 sulla nota epistola I segreti dell’arte e della natura e confutazione della magia. Diffusa in silenzio nel resto d’Europa, la polvere da sparo rimase per lungo tempo circoscritta ai confini del campo bellico.

Fabbriche dedite alla produzione di fuochi pirotecnici a scopo ludico sorsero solo nelQuattordicesimo secolo. In Germania, tra il 1340 e il 1348, nacquero i primi laboratori di fuochi d’artificio per lo spettacolo, inaugurando una tradizione che si tramanda fino a oggi, rinnovandosi a ogni cambio di generazione. Contemporaneamente, anche in Italia iniziò ad affermarsi un collegio di artigiani del settore, impegnati nella realizzazione di fuochi sempre più complessi e strabilianti.Tuttavia, a questo punto della storia ai fuochi d’artificio manca ancora qualcosa. Un elemento che oggi costituisce una delle cifre caratterizzanti l’arte pirotecnica: il colore. In effetti, i primi fuochi erano privi di sfumature cromatiche, per le quali è necessario l’apporto di specifici reagenti. Fu solo la scoperta del cloruro di potassio ad opera del chimico francese Claude Louis Berthollet, intorno al1740, a determinare le prime produzioni di esplosioni colorate. È l’inizio dell’età d’oro dei fuochi d’artificio, che da questo momento in poi verranno utilizzati per ogni genere di celebrazione, dalle vittorie militari alle feste di corte, dalle rievocazioni popolari alle festività religiose. E come non menzionare il Capodanno.

fonte

https://www.harpersbazaar.com/it/lifestyle/arte/a42384740/fuochi-d-artificio-storia/

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