GIAMBATTISTA AMATI UN’ECCELLENZA DI ROCCASECCA, NAPOLITANA IN ALTA TERRA DI LAVORO
AMATI Giambattista medico di camera di S. M., protomedico generale del regno di Napoli, medico del l’ ospedale della Regia Marina, membro del supremo Magistrato di salute e dell’Istituto vaccinico, presidente dell’Accademia Medico-chirurgica, socio onorario della R. Accademia delle scienze, e Corrispondente delle Società medica di Palermo, del la Gioenia e di altre. In Roccasecca nel mese di settembre del 1764 venne egli alla luce da Antonio Amati e da Teresa Colantoni. Studiò in patria le belle lettere e la filosofia, ed all’età di 18 anni ſu dai genitori inviato in Napoli ad apprendere la medicina, cui mostrato aveva fin dalla prima età sua naturale propensione; in guisa che dopo pochi anni di studio medico fu nel caso di ricevere la laurea dottorale, ed in breve tempo si procurò la stima e la benevolenza di più distinti personaggi del patrio ippocratico consesso.
Incominciato appena l’esercizio clinico nella vasta metropoli di Napoli ed essendosi esposto all’arduo cimento del concorso per una piazza di medicina vacante nello spedale della reale Marina, la ottenne in preferenza degli altri candidati, e si distinse molto per la premura agl’infermi ivi raccolti. Nel cadere del secolo scorso, trovandosi le napoletane truppe alle frontiere del regno, e suscitatavisi una febbre epidemica, fu là inviato il nostro Gio. Battista, il quale si distinse fra tutti gli altri uffiziali sanitari per l’opportuno metodo curativo. Fu allora che il cavalier Vivenzio direttore de gli ospedali militari, vedendo la di costui premura nell’assistere gl’infer mi, lo prese sotto la sua protezione. In grazia di tanti servigi resi da lui allo stato, e di ritorno dalle frontiere del napoletano regno, il monarca Ferdinando I di gloriosa ricordanza lo elesse per medico di sua reale famiglia; che anzi dopo non molto tempo trovando si il nostro Amati in Sicilia fu nomi nato medico di camera con esercizio delle LL. MM. Ferdinando I e Ma ria Carolina d’Austria. Conservò fin gli altri candidati, e si distinse molto per la premura agl’infermi ivi rac colti. Nel cadere del secolo scorso, trovandosi le napoletane truppe alle frontiere del regno, e suscitatavisi una febbre epidemica, fu là inviato il nostro Gio. Battista, il quale si distinse fra tutti gli altri uffiziali sanitari per l’opportuno metodo curativo. Fu allora che il cavalier Vivenzio direttore de gli ospedali militari, vedendo la di costui premura nell’assistere gl’infermi, lo prese sotto la sua protezione. In grazia di tanti servigi resi da lui allo stato, e di ritorno dalle frontiere del napoletano regno, il monarca Ferdinando I di gloriosa ricordanza lo elesse per medico di sua reale famiglia; che anzi dopo non molto tempo trovando si il nostro Amati in Sicilia fu nomi nato medico di camera con esercizio delle LL. MM. Ferdinando I e Maria Carolina d’Austria. Conservò finchè visse questa carica, e dagli Augusti personaggi fu sempre prescelto per accompagnare le persone della fami glia reale, ed anche il sovrano istesso ne varii loro viaggi per l’Italia, la Germania, la Francia ed altrove. Con questa occasione non solo si meritò la clemenza dei potentati di quel le province, ma bensì l’amicizia degli scienziati di dette contrade; in gui sa che non poche corporazioni scientifiche lo invitarono ad assistere alle loro accademiche sessioni. E qui uopo è ricordare, che una volta trovandosi in Parigi, volle perfezionarsi (e ciò per maggiore sua lode) nelle scienze fisico-chimiche; e l’eseguì con molto calore.
Tanta era la di lui premura di addentrarsi nello scibile umano. Eletto nel 1822, per la morte del cavalier Cotugno, archiatro del regno, fu da tanto zelo animato, che sarebbe impossibile in un articolo necrologico tutti comprendere i miglioramenti indotti nelle varie parti cui la carica protomedicale mette mano. Basti solo rammentare l’essere dovuto alla di lui cura ed efficacia lo stabilimento dei vice-protomedici distrettuali; quello dei farmacisti visitatori annuali, in grazia di che siamo oggi nel caso di bene conoscere l’utilità delle mentovate istituzioni, per le quali il ceto de’farma cisti, essendo sopravvegghiato in tutti i più remoti angoli del regno di Napoli per la buona manipolazione dei farmaci, la salute pubblica ne ha profittato infinitamente. Che dirò de vantaggi da lui arrecati all’Istituto d’Incoraggiamento per le scienze naturali? Dirò soltanto, che oltre gl’infiniti benefici arrecatigli furono sua mercè provocati gli ordini sovrani, onde ciascun farmacista della capitale e delle provincie tutte del regno fosse obbligato a provvedersi di teriaca della detta scientifica corporazione. Nel 1825 pubblicò per le stampe una dotta ed erudita memoria sul l’uso medico del caffè nelle ottalmie croniche. Afflitto spesso da dolo ripodagrici, che lo sequestravano in casa buona parte dell’anno, e soffrendo per più anni un ascesso linfatico nell’arto inferiore sinistro, la di lui salute si rese tanto vacillante, che restò vittima dell’inesorabile fato nel dì 8 giugno 1851.
Opere pubblicate.
Memoria sugli usi medicinali dese ni di caffè abbrustolito. Nap. 1825 in 4 º
Repertorio farmaceutico. Napoli, 1822 in 4