Alta Terra di Lavoro

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Il Fiano di Avellino e il fascino della vendemmia nei versi di Gabriele De Masi

Posted by on Set 30, 2023

Il Fiano di Avellino e il fascino della vendemmia nei versi di Gabriele De Masi

Per salutare l’arrivo dell’autunno con un bel brindisi, proponiamo “Fiano”, un componimento di Gabriele De Masi, che ci porta nei vitigni della sua verde Irpinia ad assistere al taglio dei primi grappoli.

L’Irpinia (regione Campania) vanta ben tre vini a Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG): il Taurasi, il Greco di Tufo, e per l’appunto, il Fiano di Avellino, dal colore giallo dorato e dal profumo delicato.
Un filo rosso lega tali uve: il terreno vulcanico che conferisce grande mineralità.

Il Fiano, che festeggia i 20 anni dal riconoscimento DOCG del 2003, è un vitigno a bacca bianca, di origine antichissima, portato nella nostra penisola, dai greci, intorno al VII secolo a.C. Il nome potrebbe essere derivato dagli Apuani, o essere dovuto alla locuzione uve apiane, derivate da Vitis Apicia a indicare l’area agricola «Apia», l’odierna Lapio. Altri ancora ritengono che la parola «Apiano» possa derivare dal latino «apis» (ape), tenendo conto della facilità con cui le api, attaccano da sempre in sciami il grappolo. Da qui nel tempo diviene Apiana, poi Afiana e infine Fiano. In ultimo, la DOCG del Fiano di Avellino è la più estesa delle tre DOCG irpine, abbracciando ben 26 comuni, e si estende per oltre 394 ettari.

Fiano

Coda di volpe, sciascinoso, sangiovese,
aglianico, piedirosso, fragolino,
sanginella, aleatico, greco solforoso…
Si trancia, fine mese porta sorprese a filari
nobili di pigne, fende l’aria in bassa schiera
i tralci d’autunno, sgravidano peso di pancia,
abbonda la terra con messi d’acini colti
in secchi colmi di vendemmia.
Valle del Sabato, fiume del Terminio,
dolci gobbe di castagni, noci, noccioli,
e tanti chicchi biondi, serrati stretti,
per caso d’amore con danza a corolla
d’api indaffarate che ne danno il nome
antico Apianum, Fiano d’Abellinum,
bacche per morsi di bocche, succo
a labbra di fanciulle con collane
di perle a nocèlla, sarnese, cambotica,
mortarella, valle tagliata sotto Serra
e lì scompare a Benevento
e non nasce più tra gole d’antiche
battaglie caudine quando, a crescenza
di luna settembrina, è in cantina
a farsi pigiare, sprizza oro, borbotta
mosto, farfalla da bruco, gialla, radiosa,
posata dai tini in alti calici,
in trasparenza per umiltà d’evento.
Batte le ali. S’eleva tra bagliori:
incanto, profumi, sapori …
È il Fiano, d’Avellino. Il vino.

Gabriele De Masi

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