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IL MERAVIGLIOSO RACCONTO DI UN RITROVAMENTO ARCHEOLOGCO, POI ABBANDONATO

Posted by on Dic 22, 2023

IL MERAVIGLIOSO RACCONTO DI UN RITROVAMENTO ARCHEOLOGCO, POI ABBANDONATO

Nel 1709, dai fianchi del Vesuvio durante i copiosi acquazzoni autunnali e a causa degli stessi, erano state dissepolte le vestigia di alcune dimore di epoca romana. D’altra parte, tutta la scoperta di Ercolano avvenne per caso. I frati Alcantariti avevano ordinato di scavare un pozzo nel proprio giardino e nello scavo era stato trovato un edificio di marmo. Di questo ritrovamento venne a conoscenza il duca d’Elboeuf, proprietario della villa d’Elboeuf a Portici, che continuò l’esplorazione asportando statue, marmi di rivestimento, colonne, iscrizioni e bronzi, che vennero raccolti appunto in quella che era la Reggia di Portici. Questo attesta che molto probabilmente, ancora prima che Carlo III facesse inziare iniziare gli scavi di Ercolano, attraverso cunicoli sconosciuti, si era giunti nel cuore della città antica. Gli scavi sistematici cominciarono solo nel 1738. Di essai Carlo Weber tracciò anche una mappa dell’antica città diventata poi utilissima nel prosieguo dell’esplorazione. La mapppa di Weber venne poi completata da Francesco la Vega. Durante questa prima campagna di scavi vennero ritrovati alcuni templi, la cosiddetta Basilica e la Villa dei Papiri.

I reperti venivano portati a palazzo reale a Portici (che in seguito è diventata la sede della facoltà di Agraria della Federico II), ma non erano a disposizione di tutti. Johann Joachim Winckelmann ritenuto il precursore dell’archeologia moderna non ebbe il permesso di assistere agli scavi e vedere le antichità che venivano trovate. Sugli scavi andò di notte è osservò da lontano con un cannocchiale il lavoro che veniva svolto di giorno e dato che i reperti non erano nè visitabili, né conosciuti quando scrisse nel 1762 “Lettera sulle scoperte di Ercolano” e due anni dopo “Notizie sulle ultime scoperte di Ercolan”: da questi due teschi tedeschi gli stuiosi di tutta Europa ebbero le prime informazioni sui tesori rinvenuti ad Ercolano e a Pompei che era stata anch’essa ritrovata. Le tecniche dello strappo, su come si restaura un reperto, insomma una parte del lavoro segreto dell’archeologia (che costituisce anche il suo fascino) vengono ricostruite nel luogo dove vennero stipati i reperti, i primi papiri con gli scritti di Filodemo di Nagara dove si fecero i primi tentativi per srotolarlri e dove vennero trovati i sistemi per leggerli nella speranza sempre che in quella che fu la villa dei Pisoni venga ritrovata la biblioteca greca, quella con gli scritti originali. Un sogno coltivato da molti e descritto anche da tanti libri, perché in quella biblioteca potrebbero essere ritrovati gli scritti di Parmenide o quelli di Aristotele. Sarebbe una scoperta eccezionale, unica che è nella speranza di tanti studiosi, ma anche di semplici appassionati.

e. Il declino della villa cominciò nel 1839, quando la costruzione della prima linea ferroviaria italiana, la Napoli-Portici, tagliò la comunicazione tra il palazzo ed il parco retrostante, distruggendo l’unità architettonica e l’armonia del complesso. Negli ultimi anni l’edificio, proprietà di privati, seppure vincolato ai sensi della legge 1089/1939, ed inserito nell’elenco delle Ville vesuviane del Miglio d’oro, versa in uno stato di grave fatiscenza ed è al centro di accese polemiche, sospeso tra l’opportunità di una riqualificazione e la minaccia della speculazione edilizia. Attualmente la villa versa in grave stato d’abbandono e decadenza: le scalinate d’accesso sono state private delle balaustre in marmo, e molti degli interni sono in rovina a causa di intemperie ed incendi. Il tetto, costruito con una struttura portante in legno, è crollato in diversi punti. Diverse pareti interne sono state abbattute e molti locali sventrati in seguito ad atti di sciacallaggio mirati a depredarne il rame dei cavi elettrici.

Nelle foto, la villa mo’era e lo stato di decadenza attuale, nonortnte tutte le -vane- iniziative pubbliche; oggi affidata a privati, che non hanno ancora iniziato lavori, nonostante tanti progetti e le proteste “illuminate” del sito aa essa dedicato, dove si si leggeva nel 2017: “Una villa storica non può marcire aspettando che il degrado, senza un intervento strutturale… questo stupendo palazzo, dovrebbe rappresentare l’orgoglio di una città” e non aggiungo un motivo di lotta tra i privati che l’hanno acquistata e l’amministrazione pubblica silente…

L’amministrazione comunale di Portici, nonostante la proprietà dell’immobile sia privata, può imporre un termine iniziale di esecuzione dei lavori sia per motivi di conservazione storico-architettonico, sia per garantire la pubblica incolumità sulla sottostante ferrovia statale.

(Le immagini: la villa oggi e com’era , da: Fondo FAI)

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