Alta Terra di Lavoro

già Terra Laboris,già Liburia, già Leboria olim Campania Felix

La resistenza pomiglianese del 1799 contro l’invasione giacobina franco-napoletana

Posted by on Feb 4, 2024

La resistenza pomiglianese del 1799 contro l’invasione giacobina franco-napoletana

A tal proposito, da pomiglianese, non posso non ricordare, anche per coincidenza di date, l’esempio dato dalla Nostra città la notte tra il 20 ed il 21 gennaio del 1799.

Le condizioni climatiche, all’epoca, certo non erano clementi, c’era un gelo forse maggiore di quello attuale, era il periodo ricordato come piccola glaciazione, Pomigliano era imbiancata. Un borgo di 4500 abitanti all’epoca-oggi circa 40mila- raccolto attorno alle chiese di San Felice in Pincis e di Santa Maria delle Grazie, nonché dell’antichissimo monastero, quello che oggi è La chiesa del Carmine. Un paesino strategico, abituato ad ospitare stranieri da secoli, punto di transito, con la Taverna, ‘o Passo, o Rione Spitale-ospitale.

C’erano già alcune scuole pubbliche, diverse professioni liberali, medici, notai. Tantissime botteghe di artigiani e di ristoratori, ampli spazi di terra utilizzata per la coltivazione, soprattutto di grano e cereali. Il feudatario all’epoca era Augusto Cattaneo, principe di San Nicandro, in ottimi rapporti con la Corona, un suo parente era stato tutore dl sovrano sino al 1782. Ottimi anche i rapporti diplomatici con i paesi ed i territori confinanti. Il generale Championnet, a capo della milizia repubblichina francese individuò subito il territori di Pomigliano come punto strategico da cui far dipanare le truppe per dirigersi poi su Napoli. Pensava di insediarsi facilmente col favore del popolo. Mai avrebbe immaginato ciò che sarebbe successo. Il popolo non si doma, non si conquista. La democrazia non si esporta con le armi e con le truppe giacobine. La democrazia è il popolo ed il popolo ha una cultura, la Nostra millenaria. Certo i francesi avevano fatto male i conti. 

Avanzavano senza studiare le usanze, la cultura dei luoghi, senza conservare. Armati.  Fu una notte intensa, una resistenza che partì dal sangue, dal cuore delle persone. Il parroco don Nicola Terracciano elenca la lista di 32 caduti pomiglianesi di cui 7 donne. Riferisce che, nonostante Pomigliano fosse stata espugnata, si contarono ben 300 francesi caduti, adeguatamente armati.

Con la forza non si fa la rivoluzione, senza popolo, senza cultura, non si fa la rivoluzione. La repubblica napoletana, passato il momento dell’entusiasmo, un entusiasmo soprattutto dell’elitèintellettuale, si trovò senza radici e senza forza, la cui situazione, usando le parole di Benedetto Croce, era contraddittoria e disperata.

Auna contraddizione che ammattisce il popolo, emblematico il caso di Michele ‘o Pazzo che, a Napoli, chiese ai Giacobini fosse immediatamente posta la guardia d’onore a San Gennaro. L’accoglienza pomposa del popolano, certo non lucidissimo, dinanzi al generale Championnet, che tra l’altro lo esaudì subito inviando i granatieri sul posto, è l’epilogo tragicomico di una democrazia esportata.

Giovanni Di Rubba

estratto da

Il popolo e la democrazia. La resistenza pomiglianese del 1799 e Giuseppe Mazzini

Submit a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.