IL PULCINELLA DI CARLO FAIELLO AL TEATRO TRIANON “VERSO IL FUTURO PASSANDO PER IL PASSATO”
Non è mia abitudine parlare e scrivere partendo dalle emozioni vissute, anzi lo detesto, sul lavoro e sulle creazioni fatte da amici come lo è Carlo Faiello ma questa volta mi permetto di fare un eccezione. Il 17 di febbraio ’23 finalmente mia moglie Cinzia ed io riusciamo a vedere lo spettacolo su Pulcinella di Carlo al Teatro Trianon a Forcella visto che, per colpa della tessera giacobina di cui eravamo sprovvisti, allo spettacolo di Acerra eravamo assenti, e il giorno dopo abbiamo entrambi sentito il bisogno di rivedere la Gatta Cenerentola di Roberto De Simone. Questo desiderio è nato in maniera naturale perché colpiti dallo spettacolo di Carlo come lo sono stati tutti i presenti che hanno tributato a lui e agli artisti, un lungo, appassionato ed affettuoso applauso.
Toc Toc, Toc Toc cosi inizia Patrizia Spinosi che se apparentemente accompagnava Pulcinella che usciva da un nuovo “uovo”, in realta era rivolto al pubblico avvisandolo che si apprestava ad assistere a qualcosa che da tempo non si vedeva e che solo Pulcinella poteva riproporre accompagnato dalle musiche che colloca definitivamente Carlo Faiello nell’Olimpo della Musica come l’Aristocratico della Musica Napoletana perche riesce a fondere le due forme musicali colte del 700 Napoletano quella del San Carlo e quella del Popolo. Ormai è un suo “marchio di fabbrica” ma questa volta inserire una tammorra, o tamburo, in un orchestra come se fosse una lira o una cetra è stata una Regalità per l’appunto……. aristocratica. In De Simone con la polifonia a più voci ritroviamo il genio di Gesualdo da Venosa Carlo invece, con la sua sinfonia, si ritorna nel secolo d’oro della Musica vissuto a Napoli nel XVIII secolo perché, mi ripeto, unisce le due forme artistiche primarie, quella del Barocco Napoletano e quella popolare. Gli attori sono stati scelti con molta attenzione fondendo giovani con maturi che a braccetto hanno preso il pubblico adagiandolo su una nuvola chiamata poesia facendomi venire in mente il “Capitan Fracassa” di Ettore Scola film in cui Massimo Troisi ricordava ad Eduardo che Pulcinella è immortale.
Da tempo discuto, anche con Carlo, su come c’è voglia di riprendere la Commedia dell’Arte e di come i “radil chic” con la loro politica opprimente hanno voluto condizionare e indirizzare tutte le forme di arte e di cultura verso un progressismo che oggi è diventato solo un mezzo per tornare alle “caverne” e le visite che Carlo ha più volte fatto dal Prof. Emerito Domenico Scafoglio gli sono servite per cercare nei testi del 600 e del 700, con Pulcinella protagonista, le risposte e le ispirazioni che cercava. S’è immerso in un lungo e duro lavoro comprendendo che la celebre maschera napoletana e napolitana ti fa perdere il sonno e il senno se non l’approcci nel giusto modo e con umiltà, come hanno ben capito antropologi, sociologi e addirittura filosofi.
Dopo tre secoli di inganni oggi l’uomo con la “u” minuscola non si fida più dell’uomo con “U” maiuscola che gli ha fatto credere che può vivere tranquillamente senza il trascendente e che il divino è dentro la propria mente, dentro il proprio pensiero, la propria volontà e materialità e nonostante la famosa “scienza” insieme al famoso “ illuminismo”, in sintesi il pensiero gnostico, hanno fatto un lavoro incessante vissuto come una missione per farlo credere, il suddetto uomo con la “u” minuscola vuole uscire dal labirinto in cui è stato messo per cominciare a guardare di nuovo avanti verso un futuro per progredire e non affidarsi al bluff chiamato progresso capendo che senza Dio non può farcela . Ho scritto questo breve preambolo per dire che nello spettacolo di Carlo Faiello tutto questo esiste con il suo Pulcinella infatti esordisce affermando che è figlio del Trascendente ma al contempo della guerra prodotta dalle miserie umane ponendosi come mediatore, la parola mediatore la userò spesso perché il termine più esatto per definire Pulcinella come spesso ci ricorda il Prof. Emerito Domenico Scafoglio e perfettamente inquadrata da Carlo, tra il cielo e la terra riprendendo finalmente la Commedia dell’Arte che per secoli è stata la forma più diretta di comunicazione tra il popolo e la classe dirigente del momento senza l’utilizzo dei partiti, sindacati ed ideologie o altri tipi di corpi intermedi. Quando le cose non andavano per il verso giusto il popolo attraverso la satira, l’ironia, comunicava il proprio malcontento in un rapporto diretto con chi governava senza lamentele e piagnistei ma con chiarezza e decisione e allo spettacolo del 17 febbraio abbiamo rivisto denunciare il malgoverno, la corruzione, l’incapacità dell’attuale classe dirigente e politica, cosa che non si vedeva da più di 20 anni con arte e cultura “azzerbinata” al potere sprofondando in un oscurantismo registrato poche volte nella storia. Il Pulcinella andato in scena al Teatro del Popolo non era un Pulcinella con le solite movenze e mimica o mortificato dal teatro sperimentale che annoia e ammorba, ma era attempato maturo che sembrava appena svegliatosi da un letargo che non voleva abbandonare e brontolando non voleva accettare l’invito di chi chiedeva aiuto per rimettere le cose a posto e, a malincuore, non si sottrae alle sue responsabilità.
Grande Carlo ad aver recuperato ed inserito al momento giusto nello spettacolo “La Vecchia ‘O Carnevale” che è stata la ciliegina sulla torta e che fa comprendere come Napoli non abbandona le sue identità popolari e non s’è fatta sedurre dal modernismo. Come importante aver riproposto il “moralizzatore” che è più che mai attuale in un epoca dove di sapientoni, di moralizzatori e di sacerdoti del politicamente corretto e del pensiero unico ce ne sono a “zeffunno”.
La rivoluzione gnostica fin dall’inizio ha sempre cercato di uccidere, fallendo miseramente, la Commedia dell’Arte, la cultura popolare e soprattutto Pulcinella che nello spettacolo non lo vediamo vendicativo o condottiero della controrivoluzione ma appare saggio ed equilibrato facendo emergere alla grande il suo essere mediatore. La sua mediazione pur essendo lui stesso vittima della suddetta rivoluzione gnostica, emerge con prepotenza perché capisce che siamo un una fase storica epocale e non bisogna farsi prendere da istinti giustizialisti ma bisogna prendere per mano i rivoluzionari e accompagnarli in questa transizione e non abbandonarli a se stessi. Controrivoluzionari e Rivoluzionari insieme devono entrare nelle nuova era, il passato e il futuro devono prendersi per mano e si guarda avanti passando per il passato che diventa uno scoglio dove aggrapparsi per non annegare nel nichilismo imperante contemporaneo. Nello spettacolo di Carlo Faiello tutto questo appare, come appare evidente che solo Pulcinella può farsi carico di questa incombenza e di questa fatica perché il mondo borghese non ha ne la capacità e ne la forza per farlo e chiede aiuto alla Maschera Napoletana e Napolitana che sembra mandata dal cielo per questa missione quasi impossibile e anche per questo possiamo definirla Maschera Sacra.
Viviamo un’epoca che molti in maniera miope definiscono di trasformazione mentre invece, come già detto, è una transizione di portata epocale, un epoca che nata con Bacone sta lasciando il passo ad una che dai primi segnali sembra avere come protagonista di nuovo il Trascendente e Carlo Faiello ha colto in pieno il momento storico che stiamo vivendo riprendendo la Commedia dell’Arte e il suo Principe Pulcinella per narrare il contemporaneo e quello che vuole e desidera l’uomo con la “u” minuscola utilizzando le sue ricerche e la sua arte. Qui viene fuori “andare verso il futuro attraverso il passato”, riprendere l’arte antica proiettandola al futuro senza utilizzare il concetto “sperimentale” che il pensiero gnostico usa per la musica, per il teatro, per la pittura insomma per tutte le forme d’arte e cultura e che quando finiranno i finanziamenti che li tengono in vita morira di colpo.
Alcune volte bisogna stare attenti e saper cogliere dei segnali quando questi appaiono infatti a Napoli mentre andava in scena il Pulcinella di Carlo Faiello, in un altro Teatro passava la commedia di Eduardo “L’arte della Commedia” dove il gigante napoletano pensava di celebrare il funerale della Commedia dell’Arte come pensava di farlo anche per Pulcinella ma alla fine, alla luce di quanto accade, ha fatto la fine dell’altro gigante, Roberto De Simone, che affermava che la musica popolare finiva con lui e se non vogliamo inquadrarli come uomini con “U” maiuscola possiamo però dire che hanno toppato clamorosamente.
Dopo molti anni è stato di nuovo scritta un’opera tradizionale su Pulcinella e questo grazie a Carlo Faiello che ha realizzato un piccolo capolavoro artistico e meriterebbe maggior attenzione da parte di chi tiene in mano le leve del potere e non so fino a quando l’oligarchia dell’arte e della cultura possono far finta di nulla ma, per fortuna di Carlo, il pubblico, la critica e soprattutto la storia non lo ignora e gli dice grazie.
Carlo qualche giorno prima mi disse che era rammaricato perché quel venerdi giocava il Napoli temendo scarso pubblico ma alla fine convenimmo che poca importava e che bisognava cogliere un altro segnale mandato da qualcuno più importante di noi che ha deciso di mandare in scena “la prima” proprio quella sera dimostrando di aver fatto benissimo, infatti il Teatro era stracolmo. Ci ricordiamo di un altra epoca d’oro di qualche decennio fa quando Napoli ha avuto tutti insieme mostri come Eduardo, De Simone, Pino Daniele, Massimo Troisi e Maradona che l’ha fatta vincere riportandola ai vertici mondiali ma oggi esiste la Napoli di Luciano Spalletti e di Carlo Faiello che forse non sono paragonabili ai suddetti mostri ma stanno facendo vincere di nuovo Napoli, si vince con i figli dell’Olimpo ma si può vincere anche con umili e talentuosi terrestri.
Tutti i segnali si sono concentrati venerdì 17 febbraio e l’ultimo segnale propiziatorio, forse c’è anche qui lo zampino del Trascendente, s’è manifestato all’uscita del Teatro Trianon infatti il Pulcinella di Carlo è stato salutato da due bambini, meglio dire “scugnizzi”, che sventolavano due bandiere azzurre con stemmi Realisti per la vittoria del Napoli di qualche minuto prima ed è doveroso chiudere mostrando le seguenti foto, Carlo “non se la prenderà a male!!!”
Claudio Saltarelli