Giulia De Caro usò nel Seicento un imbuto per diffondere la sua voce.
Giulia De Caro, detta anche la Ciulla della Pignasecca, fu la pioniera delle cantanti fatali e l’anticipatrice di qualche novità tecnica. D’estate cantò su una barca davanti alla spiaggia di Mergellina, tenendo un imbuto di latta amplificatore davanti alla bocca affinché tutti sentissero.
Giulia De Caro, detta Ciulla, bella, intelligente e precoce figlia di un umile cuoco e una lavandaia, nacque il 13 luglio del 1646 a Vieste (Foggia) trascorse nel piccolo paese la primissima adolescenza, fino a quando -sedotta da uno stalliere- si trasferì a Napoli, per dare una svolta alla sua vita.
“Per questo riconoscimento ringrazio la Giuria del Premio Nazionale Honos, la Dottoressa Laura Listro, il musicista Ugo Mazzei e tutti quelli che sostengono il mio impegno per la musica”.
Un progetto dedicato alla Tarantella, in occasione del Festival del ‘700 napoletano. Un’omaggio alla “Danza Simbolo” che unisce le regioni dell’Italia centromeridionale. L’iniziativa coinvolge cantanti, musicisti e danzatori della Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Puglia, Sicilia … dai luoghi dell’entroterra a quelli della costa.
Uno sguardo sul ballo popolare osservato da angolazioni diverse.
Un ritmo antico e, allo stesso tempo, aperto alla sperimentazione e all’innovazione. La Tarantella come espressione d’amore e di corteggiamento, di sfida e di ribellione, di veleno e di guarigione; infine, come percorso spirituale e liberatorio.
Con la partecipazione di
Maria Grazia Altieri, Ars Nova, Tania Aulicino, Antonio Nicola Bruno, Mimmo Cavallaro, Donato Capuano, Denise Di Maria, Carlo Faiello, Massimo Ferrara, Gruppo Coreutico Echi del Mediterraneo, Clelia Liguori, Pasquale Nocerino, Pastellesse Sound Group, Edo Puccini, Marcello Squillante, Maya Tedesco, Cinzia Villani, Cinzia Zomparelli.