Il terribile Sacco di Pietramelara del 1496

Nell’anno 1496 il casale di Pietramelara fu distrutto da Ferdinando II di Aragona, e in tale distruzione i due terzi degli abitanti furono massacrati, mentre le donne furono deportate e vendute al mercato di Napoli. Lo storico Giovanni Albino, in tale modo commentò il terribile Sacco di Pietramelara: “Non si vedette mai tanta ferocia e tal da far ricordare l’epoca di Nerone”.
Dopo che Carlo VIII s’impadronì del Regno di Napoli e consacrato re il 20 maggio 1495, un’Alleanza, guidata dall’imperatore Massimiliano I d’Austria e Ferdinando il Cattolico di Spagna, costrinse Carlo VIII a lasciare Napoli lo stesso giorno dell’incoronazione e battere in ritirata. Partito il re francese, Ferdinando II d’Aragona recuperò il trono. Il feudatario di Pietramelara, Federico Montfort, si era schierato a favore dei francesi per recuperare la contea di Bisceglie, che era stata dei suoi avi. I Monfort discendevano da Simone di Montfort, feudatario di Riardo, ed erano imparentati con i Montfort, conti di Campobasso e di Morcone.
L’incarico di far pagare cara a Federico Monfort ciò che nel diritto feudale era considerata fellonia, ossia il tradimento della fede giurata, fu dato al Conestabile del Regno Fabrizio Colonna, il quale, posto il campo a Riardo, in data 1° marzo 1496 assediò il castello, difeso da 30-40 francesi e da un gran numero di “villani”.
La resistenza fu dura e, alla proposta degli Aragonesi di arrendersi, per evitare distruzioni, i Pietramelaresi risposero in maniera baldanzosa, proferendo “ parole dishoneste alla trombetta del signor re”. Allora il Conestabile chiese rinforzi e il principe Don Federico, conte di Altamura, zio del re Ferdinando II di Aragona, comandante delle operazioni di guerra in Terra di Lavoro con quartiere generale a Sessa e talvolta a Teano, gli mandò 400 “stratioti” veneziani, con l’ordine di mettere il paese “ a sacco et a sangue et a foco”.
Lo stesso principe Federico avrebbe voluto dare l’assalto a Pietramelara, ma giunto a Teano da Roccamonfina, l’11 marzo, dovette rinunciare all’impresa, perché chiamato a Napoli da Ferdinando II di Aragona.
Il giorno successivo, sabato 12 marzo, Fabrizio Colonna, muovendo da Riardo, dove aveva il comando, procedette all’attacco, facendo uso anche dell’artiglieria. Smantellate le difese e le mura, nonostante l’accanita resistenza degli assediati, il Conestabile occupò l’abitato e il castello, nel cui fortino si erano asserragliati i francesi e i “ villani” del paese. Uccisero tutti e dettero l’edificio alle fiamme, come richiesto da Don Federico, conte di Altamura. Dilagando di casa in casa, i soldati di Fabrizio Colonna si abbandonaro al saccheggio, agli incendi e alle distruzioni, spianando le abitazioni al suolo, prendendo anche “ molti mascoli come femine”, li portarono a Napoli “ et il vendettero a tre ducati a bascio insino a cinque carlini l’uno.”
Al riguardo, Giovanni Albino scrisse: “Petra Moliarum ad imo diruit et singolae mulieres quinque coronatis sub hasta venundatae alia militi preaeda est concessa”. (Distrusse Pietramelara fino alle fondamenta e venduta ogni donna all’asta per 5 coronati ciascuna il bottino restante fu lasciato alle truppe.)
All’entrata degli Aragonesi a Pietramelara, furono fatti prigionieri, tra gli altri, lo stesso fratello di Federico di Montfort, Villanuccio, mentre Federico riuscì con suo figlio Giovanni ad aver salva la vita. I vincitori lasciarono libere soltanto sette famiglie che iniziarono la ricostruzione sulle rovine del paese distrutto.
Bibliografia:
Giovanni Albino” De gestis regnum neapolitanorum ab Aragonia”- Napoli- 1769
Rocco Piscitelli- Storia di Riardo- Genova- 1983
Raffaele Alfonso Ricciardi- Pietramelara e la sua distruzione nel 1496- Società di Storia Patria di Terra di Lavoro- 1996
Domenico Caiazza- Il Sacco di Pietramelara nel 1496. Pietramelara- 1996
Angelo Martino
fonte
http://www.comunedipignataro.it/?p=30982