Incendio doloso, brucia il Piemonte da una settimana. Ma nessuno scrive: “si incendiano da soli”
Da Bussoleno fino a tutta l’area circostante brucia, da sette giorni, il Piemonte. Una situazione che si fa sempre più critica, di ora in ora. Con indagini aperte (pare che l’incendio sia stato doloso), vigili al lavoro da una settimana e con il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, che ha formalizzato la richiesta di stato di emergenza per gli incendi che stanno devastando centinaia di ettari di vegetazione e che rendono l’aria irrespirabile.
A pagare le conseguenza di una situazione di estrema emergenza, ovviamente, è anche la fauna selvatica piemontese. Non si parla di “gattini incendiari” come è accaduto la scorsa estate quando a bruciare era il Vesuvio e si diffuse rapidamente questa bufala. Eppure la LAC Piemonte, LAV Torino e Pro Natura Piemonte hanno lanciato un allarme, stavolta vero, e grave, di cui non ci pare di leggere – come accaduto invece la scorsa estate per la Campania – sulle prime pagine dei quotidiani.
Le associazioni, chiedendo infatti la sospensione della caccia su tutto il territorio: denunciano i comportamenti dei cacciatori che, come nel caso della Val di Susa, circondano le zone percorse dal fuoco e attendono gli animali stremati per ucciderli, attendendoli praticamente al varco.
Di tutto questo però troviamo, ovunque, scarse tracce. Si racconta poco di questo mega incendio doloso che sta sconvolgendo il Piemonte. E non si parla affatto dei piemontesi quali responsabili del fuoco, come invece è accaduto la scorsa estate per i napoletani.
Vittorio Feltri risulta silente, non si registrano titoli quali “A Varese si bruciano da soli” così come ha fatto qualche mese fa in occasione dell’incendio del Vesuvio titolando in prima pagina “A Napoli si bruciano da soli”.
Per i soloni dei media mainstream insomma pare che non abbia alcun peso questa notizia, perché non accade in Campania, al Sud, a Napoli: stavolta nessuno accusa nessuno, anche se l’unico dato certo è che l’incendio è cominciato per mano dell’uomo. Non lo diciamo noi, ma il colonnello Carlo Ferrucci, comandante del gruppo forestale dei carabinieri. Per trent’anni ha lavorato in Calabria, da due è in Piemonte, conosce bene i boschi e lo strazio provocato delle fiamme. È lui il titolare delle indagini. Ed è lui ad annunciare che presto saranno al lavoro quattro «specialisti repertatori», una sorta di Ris delle Montagne che si occuperanno di dividere il terreno in porzioni differenti, campionando a varie profondità, facendo analisi chimiche per cercare eventuali sostanze acceleranti. In praticà dovranno capire come e perché un piccolo incendio sotto il costone della montagna sia diventato un disastro di queste proporzioni.
Nessuno dice nemmeno che questi Ris delle montagne, esperti di alto livello, arrivano da sud: sono esperti della Regione Campania chiamati in soccorso dal Piemonte. Quel che è certo è che in Valle di Susa, nel Canavese e nella provincia di Cuneo, nella Valle Sangone sono stati trovati inneschi incendiari un po’ ovunque, come hanno confermato anche i responsabili delle squadre di intervento, a Giaveno (Torino). Nessuno parla, nemmeno, dell’allarme a Torino, dove le polveri sottili superano di 7 volte la soglia massima. Della paura per il Parco del Gran Paradiso, minacciato dalle fiamme, degli ampi roghi, che le squadre tentano di circoscrivere, del difficile uso dei Canadair per nubi, vento e fumo intenso, delle fiamme che hanno colpito anche il parco regionale del Campo dei Fiori, nel Varesotto e i boschi delle Alpi Orobie vicino Sondrio.
Nessuno scrive cose come quella che scrisse mesi fa Feltri: “La gente del Mezzogiorno è più portata a collaborare con i delinquenti, temuti e venerati, che non con le Forze dell’ ordine, poco rispettate. Infatti i meridionali che vivono a Milano sono diventati più milanesi dei milanesi, si sono perfettamente inseriti e sono i primi a comportarsi osservando le regole. Parecchi di quelli rimasti in Terronia, invece, influenzati dalla comunità storta in cui campano, ne adottano le cattive abitudini e sono guai. I peggiori di essi sono addirittura piromani e danneggiano i compaesani. Avranno la loro bella convenienza. E allora è inutile e ridicolo che il sindaco di Napoli quereli Libero perché analizza i costumi partenopei senza ipocrisia, focalizzandone i difetti maggiori. Qui non c’ entra il razzismo e altre simili stupidaggini. Si tratta soltanto di prendere atto di ciò che è sotto gli occhi di chiunque ne abbia due aperti. Il disastro del Vesuvio, dove non è sorto un edificio che non sia abusivo (complimenti alle amministrazioni cieche), non é stato provocato da calamità naturali: i napoletani – non tutti per carità – si sono bruciati da sé. Si guardino allo specchio e sputino. Non sbagliano bersaglio”.
Silenzio stavolta, assoluto silenzio, invece, da parte di Feltri e compagnia cantante… perché l’incendio doloso piemontese non fa notizia come quello sul Vesuvio. E soprattutto non asseconda le narrazioni tossiche su di noi. La solita vergogna, il solito racconto squilibrato dove guai a dire che sì, anche la gente settentrionale – non tutta, per carità, parliamo sopratutto dei giornalisti in mala fede – a volte dovrebbe guardarsi allo specchio e agire di conseguenza. Senza sbagliare bersaglio, ovviamente…
Lucilla Parlato
fonte
identitainsorgenti.com