La Chanson d’Aspremont o Canzone d’Aspromonte
La Chanson d’Aspremont (o Canzone d’Aspromonte), scritta intorno alla prima metà del XII secolo, è una chanson de geste appartenente al ciclo carolingio, considerata tra le grandi opere della letteratura medievale di origine normanna, prologo della Canzone di Rolando (la Chanson de Roland, capostipite del genere) e dunque delle successive Orlando innamorato e Orlando Furioso. Essa canta la storia d’amore tra Ruggieri e Gallicella e la caduta della città di Risa (Reggio Calabria in epoca normanna) in un Sud Italia invaso dai Saraceni, e la storia di Rolandino (il giovane Rolando dei successivi poemi) che proprio in Aspromonte ha la sua iniziazione di cavaliere, scopre se stesso e la sua condizione di eroe. I valori che caratterizzano la canzone di gesta sono:
• la lealtà verso il sovrano;
• la fede in Cristo e nella sua Chiesa, in opposizione ai musulmani;
• il senso dell’onore; l’eroismo in battaglia.
La trama
Nell’opera cavalleresca della Canzone d’Aspromonte si narra che Reggio (Risa), sede del tesoro fattovi seppellire da Annibale, con il suo castello è una fastosa ed importante città cristiana; si narra delle gesta di Ruggieri di Risa (Ruggiero di Reggio), figlio di Rampaldo, un eroe invincibile e santo il cui corpo rimane “intatto” anche dopo la morte.Avviene dunque che Ruggiero vuole portare egli stesso la notizia del perdono del cognato Carlo Magno all’amico Milone, che si trova in Africa presso il re Agolante. Ma dopo che Ruggiero sbarca in Africa, non conoscendo la via da percorrere giunge nella città del Re Guarnieri il quale ha una figlia bellissima, Claudiana.I due giovani si innamorano, si amano in molti appuntamenti clandestini e progettano di fuggire insieme, ma durante il viaggio la nave che trasporta i due amanti viene attaccata da un bastione di pirati, prontamente massacrati dal valoroso Ruggiero, ma accade che nel frattempo la bella Claudiana sorpresa da una mareggiata cade nelle acque, e malgrado Ruggiero la cerchi come un forsennato non riesce a trovarla credendola morta e abbandonando ogni speranza. Così afflitto per la perdita si lascia trasportare dalla nave in balìa di impetuosi venti, sbalzata sulle coste della Sicilia. Riavutosi noleggia un’altra nave e si dirige a Risa.Claudiana, caduta in mare, nuota fino allo svilimento. Pensando di morire però viene soccorsa dal capitano di una nave che la porta nell’alta Armenia, dove ella dà alla luce un bellissimo bimbo di nome Cladinoro.Alla corte di Carlo Magno giungono intanto emissari dall’oriente per trattare e minacciare lo scontro definitivo che avrà luogo in Aspromonte. Così le truppe cristiane si preparano e Rolandino (Orlando ancora giovane) vorrebbe unirsi ai paladini, ma non gli è permesso perché ancora troppo giovane. Nonostante ciò egli riesce a fuggire dal castello di Reggio, unendosi così ai paladini nello scontro finale contro i mori.Agolante con i suoi tre figli, Almonte, Trojano e la invitta Gallicella, muove quindi alla volta di Risa per far guerra, ma non volendo spargere sangue innocente uno dei figli di Agolante sfida a singolar tenzone Ruggiero distintosi nel combattimento intorno alla città. Prima di combattere però chiede a Ruggiero se sia disposto ad abbandonare la religione cristiana e il suo regno per diventare in cambio Re in un regno in Africa, Ruggiero alzando la visiera rifiuta categoricamente. Gallicella, presente al colloquio, dopo aver ascoltato le parole ed aver visto il soave volto di Ruggiero se ne innamora. Così, combattuto valorosamente e scavalcata da sella da Ruggiero (anch’egli preso d’amore per la fanciulla), gli confessa il proprio amore, ricambiato dal paladino che le giura eterno amore e la conduce in Risa come sua sposa.Dopo poco tempo però Beltramo, infido fratello di Ruggiero, a tradimento uccide il padre ed il fratello. Così Gallicella, consunta dal dispiacere per la morte del suo amato, si rifugia in un bosco dove, dopo aver dato alla luce i figli Ruggiero e Marfisia, muore.Namo di Baviera, un altro eroe cristiano, sale sulla montagna dell’Aspromonte ed uccide il Grifone, mitico animale alato, mentre Rolandino uccide l’eroe saraceno Almonte nei cruenti scontri e si impossessa dell’elmo, della spada Durendal (che diviene la leggendaria ed inseparabile Durlindana) e il cavallo Vaillantif (Brigliadoro).
Note, Spunti, Riflessioni e…Miti
Si tratta di un poema cavalleresco in 18 canti scritto in ottave e composto da 11.376 decasillabi.
Scritto da un autore anonimo, ma presumibilmente un cantore che sperimenta una tecnica singolare, che sarà ripresa e perfezionata dall’Ariosto, e cioè l’intreccio narrativo con frequenti mutamenti di scena e il passaggio da un motivo narrativo ad un altro proprio dei cantastorie. Essi, infatti avevano la necessità recitando di attrarre il pubblico e di tenere costantemente accesa l’attenzione, così come avviene oggi in molti campi dello spettacolo (telenovelas).
La nascita del poema è collocabile nel XII secolo con qualche rifacimento fino al XV secolo. E’ incentrato sulla difesa di Reggio Cal. (Risa in arabo) dagli attacchi saraceni fra il IX e la prima metà dell’ XI secolo. Sotto l’influenza dei Normanni avviene la sostituzione dei prodi cavalieri reggini-romei, storici e originari protagonisti di quegli eventi, con i paladini di Carlo Magno, di cui i Normanni si sentivano eredi e continuatori.
(Per romeo intendiamo una corretta denominazione di quel popolo che la storiografia settecentesca, in accezione spregiativa, ha definito bizantino e che erano i veri eredi dell’Impero Romano)
L’eroe per eccellenza è Rolandino, cioè Orlando ancora adolescente che pur non essendo stato ancora proclamato Cavaliere, perché troppo giovane, salva la vita allo zio Carlo nel duello contro Almonte.
L’autore, molto probabilmente, ebbe modo di ispirarsi alla Chanson de Roland della quale la Chanson d’Aspremont è prologo e al tempo stesso fonte, per secoli, di materiale letterario e di ispirazione alle successive redazioni di poemi cavallereschi.
Così per Andrea da Barberino, al secolo Andrea Mengabotti 1370-1432, che oltre ad essere un traduttore delle canzoni di gesta francesi fu autore di altre opere ( I Reali di Francia ) fra le quali anche “Aspromonte” che tratta delle guerre tra cristiani e pagani. In tale opera vi è persino un’indicazione geografica dettagliata: lo sbarco dei pagani nei pressi del torrente Calopinace per la presenza di tre mulini (in Reggio vi è un popoloso quartiere che è denominato Tremulini)
Così anche e soprattutto per Ludovico Ariosto, che amava definirsi Ferrarese, ( 1474-1533) nell’Orlando furioso. Dove, l’Ariosto narra che Orlando ha strappato l’elmo al suo nemico Almonte proprio sull’Aspromonte. Inoltre, l’Ariosto ha attinto alla Chanson d’Aspremont non solo per la citazione dell’elmo, ma anche per una delle figure meglio riuscite del suo poema Bradamante, la guerriera da cui discenderà la stirpe degli Estensi, che è Gallicella la guerriera che sposerà Ruggiero di Risa, il solo che l’avesse sconfitta nelle armi.
Come abbiamo accennato l’autore della Chanson d’Aspremont ebbe modo di conoscere la Chanson de Roland che fu recitata di fronte all’Aspromonte nell’inverno 1190-1191 per i Crociati di Riccardo Cuor di Leone e di Filippo Augusto. Quindi la Chanson d’Aspremont fu composta durante la terza crociata in ambito normanno. Gli stessi Normanni, infatti, che si reputavano gli eredi e i continuatori di Carlo Magno intendevano tracciare la loro epoca come difensori della fede e della terra cristiana. In tale contesto sono da collocare molti miti:
La Chanson d’Aspremont, come abbiamo già detto, si ricollega alla Chanson de Roland dove si fa menzione di una Santa Croce portata dall’arcivescovo Turpino la quale, nel momento culminante della battaglia, emana una luce fiammeggiante che mette scompiglio nelle schiere saracene; così come si fa menzione di un’Abbazia fondata dal duca Girart per seppellirvi i morti. Tutto ciò fa avanzare alcune ipotesi: che il sito sia quello dell’attuale Abbazia aspromontana di Polsi dove, prima del culto mariano, si praticava il rito della Santa Croce. Altri riferimenti si hanno nella mezzaluna con cui termina l’estremità superiore della Croce di Polsi (stessa modalità figurativa appare, accanto alla croce, nei sigilli dell’Ordine dei Templari).
Nello stemma della città di Reggio Cal. può ravvisarsi un episodio relativo alla vicenda dell’Aspromonte: la vittoria della cavalleria cristiana che nel 1088 condotta da Ruggero il Normanno, supportato da San Giorgio, sancì la sconfitta dei saraceni e la loro cacciata dalla città di Reggio. Per tale motivo gli abitanti effigiarono, nello stemma, San Giorgio a cavallo nell’atto di uccidere il drago (che rappresenta il nemico.)
Vi è un episodio, che viene ripreso da tutte le varianti e in tutti i poemi in argomento, quello di Namo di Baviera che in Aspromonte deve affrontare un duello con un terribile uccello, gigantesco e tremendo per la sua rapacità. Ciò rappresenta la prova della virtù da parte del cavaliere eroe e santo
Insomma anche Reggio aveva la sua ballata epica che rispecchiava quella francese alla quale si era ispirata e da cui aveva ereditato una serie di “riti” rispettati tutt’oggi, si pensi al pellegrinaggio al Santuario di Polsi e alla devozione a San Giorgio (nonostante le ascendenze nordiche).
Conclusioni
Viene da chiedersi come il poema sia giunto a noi.
Il merito è da ascriversi interamente alla tenacia della Preside, dell’Istituto Magistrale di Reggio Calabria, Prof.ssa Carmelina Sicari che ha rintracciato il testo del poema Chanson d’Aspremont in una biblioteca ferrarese. Per rinvenirlo ha fatto una vera e propria caccia al tesoro. La prima traccia, Carmelina Sicari, l’ha trovata nell’Orlando Furioso dell’Ariosto, che è scritto in ottave come la nostra Chanson, dove si dice che Orlando ha strappato l’elmo al suo nemico Almonte proprio sull’Aspromonte (come confermerà il nostro poema). A questa prima indicazione se ne aggiunge un’altra di Andrea da Barberino che ha scritto un poema “Aspromonte” con indicazioni geografiche dettagliate dello sbarco dei saraceni.
Quindi l’Aspromonte era stato fonte di ispirazione letteraria per l’Ariosto e per Barberino entrambi conoscevano la Chanson d’Aspremont, visto che è fuor di dubbio che abbiano mai visitato la nostra montagna.
La ricerca portata avanti da circa venti anni, seppur molto faticosa, ha consentito alla Prof.ssa Sicari, nel 2003, di presentare la versione integrale del poema. Quindi una scoperta dovuta alle ricerche e alle pubblicazioni della Prof.ssa Sicari e ai suoi continui tentativi di sensibilizzare i cittadini e gli enti pubblici sulla necessità di una conoscenza e divulgazione più approfondita e diffusa del poema epico cavalleresco la Chanson d’Aspremont.
Articolo di
Fotia Antonio