LA DITTATURA DEI BANCHIERI RECENSIONE DI ADRIANA DRAGONI
Adriana Dragoni ci fa pubblicare una recensione su “la dittatura dei Banchieri” scritto qualche anno fa che merita una nuova attenzione.
Il titolo, “La dittatura dei banchieri”, all’apparenza un po’ aggressivo, è la chiara e netta risposta alla domanda che molti si fanno: ma che cos’è che sta succedendo? Il libro giustifica questa risposta, riferendo fatti di fondamentale importanza, che generalmente la comunicazione di massa non rivela e che quindi sono sconosciuti ai più. L’autore, il giornalista ed ex senatore Emidio Novi, chiarisce la situazione attuale con un linguaggio semplice e comprensibile. Già dalle prime pagine rivela il proprio giudizio su questo momento storico e le sue tendenze. Lo definisce una diversa forma di comunismo, che vuole ”introdurre l’uguaglianza dei popoli nella miseria…..,produrre l’impoverimento dell’Occidente con la delocalizzazione delle industrie manifatturiere e con la regressione progressiva dei paesi avanzati verso un’economia virtuale dei servizi.” A imporre e a condurre questo processo distruttivo sono i finanzieri della Trilateral, del club Bilderberg, del circolo di Davos e dei “crocieristi” del Britannia. Ad attuarlo in Italia, sono anche quei partiti della Sinistra di ascendenza comunista. Così il comunismo diventa capitalismo finanziario.
In effetti, sia il comunismo che il capitalismo finanziario derivano dall’evoluzione del razionalismo giacobino. Questo razionalismo, come si sa, afferma il principio dell’assoluta uguaglianza tra gli uomini e quindi il livellamento della società e, forzatamente, il potere dei burocrati.
Il giacobinismo, da cui nacque il capitalismo liberista, già prevedeva il cosmopolitismo e quindi l’esclusione delle tradizioni e dell’identità nazionale, della religione e della famiglia. E non ci sarebbe bisogno di ricordare Karl Marx, che vagheggiava di questi uomini senza patria, senza religione e senza famiglia, che così sarebbero diventati i più felici del mondo. Ma che, in verità, sarebbero stati individui senza identità, involucri vuoti, manichini che contengono il nulla.
Emidio Novi evidenzia che la lotta contro il berlusconismo deriva appunto dallo scontro culturale tra la limitatezza razionalista e l’umanesimo nazional-popolare. Il berlusconismo è la nuova veste di questo umanesimo, che ha una concezione del mondo più ampia, una logica più umana, una prospettiva, un modo di vedere le cose e le situazioni più naturale, più realistico e più vero.
Il compito del partito politico del professore Mario Monti, che si dice di centro, è quello di imporre al berlusconismo il disarmo morale e politico e di riportare i berlusconiani “nell’alveo moderato e subalterno alla cultura mondialista e alla turbofinanza globalizzata”.
“La dittatura dei banchieri” è un libro che fa pensare e suggerisce uno sguardo più consapevole sulla nostra realtà quotidiana e rende logico e conseguente quello che a tutta prima sembra assurdo e senza ragione.
Per esempio, cercano di convincerci che abbiamo il dovere di accogliere extracomunitari robusti e ben cresciuti, che arrivano qui perché soffrono la fame, oppure perché, pur essendo più di duecento, sono stati costretti a venire illegalmente da noi da due soli scafisti. Cercano di convincerci che noi dobbiamo dare, ai milioni di persone che sono venute nel nostro Paese, lavoro, case, assistenza sanitaria e servizi, che per noi italiani non ci sono certo a sufficienza. (E qui non ci sono neanche carceri a sufficienza. Basti pensare al censimento fatto dai radicali dell’affollamento delle carceri, che denuncia il 40% in più di detenuti, corrispondente al 40 % di detenuti extracomunitari). Questo Paese ha un territorio ristretto e molto abitato (basti pensare che ha luoghi con il più alto tasso demografico del mondo, come Napoli e provincia), quindi non è adatto all’immigrazione, come invece l’Australia o l’America, dove c’è tanto spazio, dove noi emigranti abbiamo portato la nostra civiltà e dove pure cercano, soprattutto oggi, di metter freno all’immigrazione.
Sappiamo che le società armoniose sono composte da individui che, pur diversi tra loro, hanno una certa omogeneità, e l’esperienza ci insegna che la vicinanza troppo stretta, in uno spazio limitato, tra popolazioni diverse, genera conflitti. Eppure ci vogliono convincere che il melting pot anche da noi sarebbe opportuno.
Cancellare cultura, tradizione, lingua, identità dei popoli e delle patrie (che sono le terre dei padri e non di tutti quelli nati in un territorio, come vorrebbe farci credere il politicamente corretto) è funzionale alla dittatura dei banchieri. Così, quello che sembra assurdo, se lo immettiamo nel contesto suggerito e illustrato da Novi, trova la sua logica. L’omogeneità di cultura stabilisce un’identità e una coesione comunitaria, una forza, una forza pericolosa, e quindi alla dittatura dei banchieri è funzionale una società disintegrata, fatta di individui senza valori, senza storia e senza informazioni sulla realtà.
Con tante informazioni fasulle –dice Novi- avendo perso i loro valori di riferimento, i cittadini italiani non riescono a scorgere la verità della situazione, a decidere su che cosa sia bene per loro. Cito dal libro: “ai popoli è permesso solo coltivare la vulgata del politicamente corretto: l’accoglienza, il pacifismo, la solidarietà pelosa, i “valori” dell’aborto, la religiosità derubricata a new age, il riformismo come espropriazione dei propri diritti….l’antifascismo, il libero commercio internazionale… L’amnesia e la perdita d’identità rendono i popoli rassegnati, irriflessivi, dediti alla sopravvivenza quotidiana che induce alla obbediente remissività.”
Eppure l’Italia era un Paese ricco, intraprendente, attivo, con tante piccole e medie imprese industriali e commerciali. Come si è lasciato invadere senza fare alcuna opposizione, come si è trasformato in questo desolato Paese di fabbriche chiuse, di saracinesche di negozi abbassate, di disoccupazione galoppante, in questo Paese di depressi, di disperati e di suicidi? Novi evidenzia la speculazione predatoria dalla Grande Finanza contro l’Italia: bisogna distruggere le sue piccole e medie imprese, distruggere la loro autonomia, per affermare il dominio dei banchieri sull’economia mondiale. I lavoratori devono essere tutti dipendenti, tutti sottoposti al potere dei banchieri. Cosicché quel lavoro che per Marx era la forza che “creò l’uomo dalla scimmia” ora lo rende schiavo. Così il capitalismo che investiva nell’industria, diventando produttivo e creando benessere per tutti, ora è diventato capitalismo finanziario e usuraio, intento solo ad accumulare denaro.
E viene da pensare all’attuale forma del denaro. Un tempo era la misura dei terreni o delle greggi possedute; da qui il termine “pecunia”, che deriva da pecus (=pecora). Ed era la moneta, fatta di preziosi metalli: era d’oro, d’argento o di bronzo. Poi fu inventata la cartamoneta, che corrispondeva alla quantità d’oro conservato nei forzieri dello Stato. Poi questa corrispondenza tra cartamoneta e oro fu cancellata: il valore del denaro incominciò a obbedire a logiche complicate. E ora? Ora il denaro si è ridotto sostanzialmente in quei numeri che compaiono su un computer; continua a corrispondere alle cose possedute ma, quando è tantissimo, è soprattutto misura di se stesso, del proprio potere: è “il potere del diavolo”.
Nel frattempo, ci continuano a parlare di misure numeriche, dello spread e del default e ci dicono che tutti i nostri guai dipendono dal nostro debito pubblico. Eppure – ci informa Novi- non solo gli Stati Uniti hanno un altissimo debito pubblico e non stanno male come noi ma anche altri paesi. Come il Giappone, che ha un debito che vale il doppio del nostro ma non ha le nostre difficoltà. Il fatto è – ci spiega – che questi Paesi hanno quella sovranità monetaria che noi non abbiamo.
L ’Italia, infatti, non batte moneta; questo compito è riservato alla Banca Comune Europea, la quale non è una banca statale, l‘Europa come Stato non esiste, ma è proprietà privata, appartiene appunto a quei banchieri che fanno il bello e il cattivo tempo sulla nostra economia e sulle nostre vite. E a capo di questa banca ora c’è Mario Draghi, (“un vile affarista” secondo Francesco Cossiga), socio della banca d’affari Goldman Sachs, che, come funzionario del Ministero del Tesoro, è stato responsabile della svendita dell’industria italiana al tempo di Romano Prodi. Mario Draghi è al vertice della BCE- scrive Novi- perché scelto dalla Merkel su consiglio dell’International Swaps and Derivatews Association, una delle grandi associazioni del capitalismo globale finanziario, che ha sede a Londra e vale 47mila miliardi di euro.
Novi accusa appunto la Banca Comune Europea di non averci sollevato dalle nostre difficoltà finanziarie, perché l’attacco dell’Alta Finanza internazionale all’Italia poteva essere spento sul nascere se la Bce avesse stampato euro per comprare i titoli italiani di Stato senza alcun limite.; ma non lo ha fatto.
Addentrandosi nell’esame della situazione finanziaria italiana Novi ricorda che, nel 1981, quando Azeglio Ciampi era governatore della Banca d’Italia e Nino Andreatta ministro del Tesoro, ci fu la divisione tra Banca d’Italia e Tesoro. Fino al 1981 il debito pubblico italiano era finanziato con l’emissione di moneta dalla Banca d’Italia. Poi, dopo questa divisione, il Paese dovette rivolgersi ai mercati, all’usura bancaria. E il debito, che nel 1981 era del 60%del prodotto interno lordo, dieci anni dopo salì al 120 %.
Si fece questo – si disse- per bloccare l’inflazione, cioè l’aumento dei prezzi al consumo. E ci dissero che operavano per bloccare l’inflazione, anche quando ci vollero fare accettare che l’Unione Monetaria Europea creasse la Banca Comune Europea, una banca privata, facendoci perdere la sovranità monetaria. Ed è così che nacque la dittatura dei banchieri, che comandano attraverso quei governanti che hanno il compito di obbedire ai loro ordini. Quei governanti e quegli uomini politici che non obbediscono vengono attaccati con ogni mezzo: devono essere messi fuori gioco.
La caduta del governo Berlusconi nel 2011 – ricorda Novi- fu determinata da un attacco all’Italia dell’Alta Finanza, internazionale, che portò al governo Mario Monti, “figlio, secondo De Rita- cita Novi- dei Governi di Francoforte e di Bruxelles e dell’Alta Finanza”. Per l’occasione, Le Monde lanciava un attacco contro la Golden Sachs e gli uomini politici che ingannano i loro popoli, “come Mario Monti e Mario Draghi”.
Novi osserva che, quando Marine Le Pen dice che “l’euro sarà una parentesi nella storia francese, la Banca Centrale stamperà così tanti franchi da difendere l’occupazione, restaureremo la sovranità economica nazionale, alzeremo i salari introducendo una tassa sulle importazioni”, trova l’approvazione entusiastica di tantissimi francesi.
L’adozione di una moneta forte, fatta- come ci hanno detto- per combattere l’aumento dei prezzi al consumo, ora ostacola l’esportazione dei nostri prodotti, mentre ci porta a diventare consumatori di cose prodotte altrove. Eppure queste cose prodotte altrove, oggetti tecnologici, vestiario, calzature ecc., le abbiamo create noi. Al diavolo il diritto d’autore, il marchio italiano non c’è, ci hanno copiato anche quello.
Un Paese con una moneta forte attira non solo le merci ma anche i tanti stranieri che vogliono migliorare le loro condizioni economiche. L’’ingresso di questi lavoratori viene incoraggiato da coloro che ci governano, anche perché fa abbassare il costo del lavoro, anche del lavoro degli italiani, che devono accontentarsi del precariato e di paghe basse. Essendoci abbondanza di lavoratori, il lavoro scarseggia, soprattutto per i giovani, che così non possono metter su famiglia e avere dei figli. Un buon motivo perché ci dicano, udite, udite, che dobbiamo essere contenti dell’incremento demografico dato dai figli degli extracomunitari, perché in Italia c’è un calo delle nascite.
D’altra parte, anche per l’abbassamento del prodotto interno, c’è anche un calo degli introiti nelle casse dello Stato italiano, che, di conseguenza, ha denaro tanto scarso che non basta a pagare i propri dipendenti, i propri fornitori e a mettere in cantiere le opportune opere pubbliche. La soluzione governativa di questa situazione è l’aumento delle tasse. Ma, per quanto queste continuino ad aumentare, non possono sopperire al continuo drenaggio di denaro italiano verso altri Paesi con una moneta più debole, determinato dalla delocalizzazione delle nostre imprese e dai continui trasferimenti monetari eseguiti delle decine di milioni di extracomunitari domiciliati in Italia. Se questi trasferimenti sono di denaro onestamente guadagnato, sono forse di soli cento euro mensili, che però, moltiplicati per il numero di tanti extracomunitari, sono comunque una somma tale da costituire milioni di euro sottratti ogni mese alle casse dello Stato italiano.
Il rimedio alle difficoltà in cui si dibatte l’Italia– secondo Novi- è difendere i propri interessi, formare una rete di industrie autonome, non obbedire ai diktat dei banchieri usurai ma attuare un intelligente protezionismo. Queste azioni richiedono una rivoluzione politica e culturale. E Novi cita in proposito Jules Régis Debray, ex guerrigliero, amico di Castro e di Che Guevara, che, in un suo libro, “Elogio alle frontiere”, considera la difesa del proprio territorio difesa della propria libertà.
E personalmente sento un profondo raccapriccio quando vedo i politici rendere omaggio, durante una cerimonia ufficiale, al monumento del Milite Ignoto, simbolo del dolore di tante madri per i figli morti combattendo in difesa del nostro territorio e della nostra libertà. Perché i politici di queste cerimonie ufficiali sono gli stessi che, disprezzando il sacrificio di quelle giovani vite stroncate, favoriscono l’abbattimento delle frontiere e la perdita della libertà degli Italiani.