LA FARSA DEL PLEBISCITO (II)
IL TRADITORE LIBORIO ROMANO
Nel nuovo governo costituente, voluto da FRANCESCO II nel giugno 1860 e formato dal primo ministro SPINELLI, LIBORIO ROMANO ( foto sotto ) fu nominato Ministro dell’interno e Capo della polizia.
Era un fedele borbonico o un fervente sostenitore della monarchia? No. Era un vecchio liberale rivoluzionario che in vita sua aveva sempre combattuto i Borbone.
Nel 1820 fu confinato a Patù ( la sua città di nascita) perchè aveva partecipato ai moti mazziniani.
Nel 1826 venne arrestato per attività antiborbonica.
Nel 1848 fu tra i più accesi sostenitori della costituzione e tra i più agguerriti avversari di FERDINANDO II , tanto che per questi motivi fu esiliato in Francia fino al 1854,anno in cui ritornò a Napoli per svolgere la professione di avvocato.
Ma FRANCESO, ritenendo ingenuamente che un vecchio liberale al governo potesse soddisfare le richieste dei suoi avversari e calmare i bollenti spiriti dei rivoluzionari ,lasciò che questo sconcio avvenisse. E ROMANO, non appena entrato in carica ,subito inizia a prendere contatti con CAVOUR ,per tramite dell’Ammiraglio PERSANO, e a telegrafare a Garibaldi, che era alle porte di Napoli, per svelargli le mosse del Re Borbone. Atti dei quali si “vantò”,poi, nelle sue “Memorie”, scritte per giustificare il suo vile comportamento.
Fu lui a convincere FRANCESCO II ad abbandonare Napoli per evitare spargimenti di sangue e a rifugiarsi a Gaeta; fu lui ad accordarsi con il capo della camorra SALVATORE CRESCENZO ,detto TOR E CRISCIENZ , per mantenere l’ordine pubblico a Napoli ;fu lui a costituire una “guardia cittadina” di circa 9600 militi tra camorristi e liberali ,armata con i fucili piemontesi che gli dette PERSANO; e fu sempre lui a dare l’amnistia per tutti i reati commessi ai camorristi ed a compiere il primo accordo STATO-MAFIA della storia. Il 6 settembre il Re lascia Napoli ,lo stesso giorno DON LIBORIO telegrafa a Garibaldi che poteva entrare nella capitale senza problemi perchè all’ordine pubblico avrebbero provveduto lui ed il suo amico camorrista. Infatti, il 7 settembre , alle 13 di pomeriggio, il Dittatore entra nella capitale del Regno delle due Sicilie su una sontuosa carrozza avendo alla destra DON LIBORIO ed alla sinistra TOR E CRISCIENZ, mentre il popolino ,sotto lo sguardo minaccioso dei camorristi, applaudiva e sventolava il tricolore, più per timore che per amore.
Come tutti i TRADITORI che la storia ricordi DON LIBORIO fu premiato dai piemontesi con la carica di Ministro dell’Agricoltura nel governo luogotenenziale del 7 gennaio del 1861 ,retto da EUGENIO DI SAVOIA ,e successivamente eletto nel parlamento unitario.
E si chiude così un’altra vergognosa pagina del “risorgimento” dove a gridare “viva l’Italia” erano camorristi e delinquenti che, per l’occasione, avevano appuntato la coccarda tricolore sul proprio petto.