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La Massoneria Universale secondo Bino Bellomo tra verità e depistaggio… (1a parte)

Posted by on Nov 25, 2023

La Massoneria Universale secondo Bino Bellomo tra verità e depistaggio… (1a parte)

Dal 1940 al 1944/45,Bino Bellomo (1904-?) è stato agente (col grado di tenente, poi di capitano) del Servizio Informazioni Militare (SIM). Si tratta del servizio segreto militare italiano, dipendente dallo Stato Maggiore dell’Esercito Regio, attivo dal 1925 al 1945. Come agente SIM, Bellomo è stato anche collaboratore di Giuseppe Cambareri (1901-1972), alias “Entità X”, il quale è dapprima simpatizzante fascista, agente SIM al tempo del Fascismo, forse spia degli Alleati già prima della guerra.

Poi, dopo l’8 settembre 1943, Cambareri si schiera apertamente con il Maresciallo Badoglio e opera come spia anglo-americana e antifascista rimanendo sempre fedele al suo “credo” di esoterista, massone e rosacrociano [cf. Gianni Ferraro, Enciclopedia dello spionaggio nella Seconda guerra mondiale, Sandro Teti Editore, Roma 2010, art. Cambareri Giuseppe, p. 122 (121-123)].

Su Cambareri ho scritto quattro articoli per Corrispondenza Romana (qui: https://www.corrispondenzaromana.it/giuseppe-cambareri-1901-1972-rosacroce-massone-spia-e-mago-tra-gnosi-fascismo-alleati-europeismo-utopia-4a-ed-ultima-parte/).

Il capitano Bino Bellomo è membro del gruppo massonico col quale Cambareri fonda l’Unione Democratica(1944c.). Cambareri prende le distanze dai servizi segreti inglesi (che vogliono in Italia una monarchia sabauda) e preferisce invece lavorare per i servizi segreti USA (O.S.S., antenato della C.I.A.) in favore di una Repubblica Italiana centrista, aperta sia ai neo-fascisti che ai comunisti (cf. Ferraro, op. cit., p. 122).

Dal 1940 il tenente Bellomo opera nel SIM nella sezione di “Valutazione” delle informazioni raccolte. Dal 1942 è capitano del SIM nella sezione “Bonsignore”, ovvero la sezione di Controspionaggio del SIM. Nel marzo 1942 Bellomo è trasferito a Roma per dirigere la 1a Sezione di Ricerche Economiche e Industriali e poi il “Collegamento X”. Bellomo viene incaricato di redigere il Diario dell’attività del SIM (cf. ivi, art. Bellomo Bino, p. 75).

Il SIM aveva 3 sezioni: Spionaggio, Controspionaggio, Valutazione delle Informazioni (ivi, art. SIM, p. 633).

Dopo la guerra Bellomo è docente di Economia Politica all’Università di Bologna (cf. Mario Isnenghi, Le guerre degli Italiani: parole, immagini e ricordi 1848-1945, Arnaldo Mondadori Editore, (Milano) 1999, p. 285).

Nel dicembre 1975, in una vecchia villetta bolognese, il Prof. Bino Bellomo di San Cosimano, ormai in pensione, rilascia un’intervista molto interessante al giornalista Marcello Coppetti (1926-2003), studioso della figura di Giuseppe Cambareri e dei due servizi segreti militari italiani, il SIM (attivo dal 1925 al 1945) e il SIFAR (attivo dal 1949 al 1966; qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Servizio_informazioni_forze_armate) (cf. Marcello Coppetti, Cambareri, Badoglio e le congiure, in Giornale di Bordo di Storia, Letteratura e Arte, IIIa serie, N. 5-Novembre 1999, LoGisma, Vicchio (FI), pp. 34-54).

In un libro del 1978, il massone bolognese Eugenio Bonvicini (GOI e 33° grado RSAA) definisce Bino Bellomo «sacerdote cattolico» (E. Bonvicini, L’esoterismo massonico, in AA.VV., La Libera Muratoria, a cura di Claudio Castellacci, Prefazione di Giordano Gamberini, SugarCo Edizioni, Milano 1978, pp. 205-206 (203-243). In alcuni scritti Bellomo si firma anche Probo Bino Bellomo e viene indicato come P. Bino Bellomo… Forse Bonvicini avrà frainteso quella “P.” come l’iniziale della parola “Padre”.

1. La Massoneria Universale secondo Bino Bellomo (1960)

Nel 1960 l’Editrice Ciarrocca di Milano pubblica il libro di Bino Bellomo La Massoneria Universale dalle origini ai nostri giorni. Presento vari brani del libro di Bellomo, ripartendoli in alcuni temi che ritengo importanti. Bellomo comincia con una lunga premessaintitolata «Massoneria e Cattolicesimo romano» (pp. 11-48) nella quale sostiene che Chiesa e Massoneria ormai non devono essere più nemiche poiché tra loro non ci sono realmente motivi teologici o dottrinali di incompatibilità… In realtà, sia in quella premessa che in altri brani, Bellomo fa capire, anzi ammette, chiaramente il contrario: tra i Massoni del 33° grado del Rito Scozzese Antico e Accettato (RSAA), o “Massoneria “Bianca”, c’è «la Massoneria palladica» che dà culto a Lucifero o Satana ed è perciò ostile alla Chiesa… Ma procediamo con ordine.  Circa i brani che citerò, il corsivo è del testo.

1.2 Scopi e Metodi della Massoneria

Bellomo afferma che la Massoneria Universale agisce attraverso varie denominazioni e riti massonici per stabilire una religione ispirata a razionalismo e naturalismo. La Massoneria mira anche a realizzare una “fratellanza” di tutti gli uomini e di tutti i popoli (cf. p. 11). La Massoneria ha «un programma che è mondiale» (p. 11).

La Massoneria si presenta neutrale in fatto di politica e religione, e rispettosa verso tutte le religioni. Ma è solo alle soglie della “Massoneria Bianca” che gli Adepti apprendono che la Massoneria intende costituirsi come baluardo contro il potere politico autocratico e contro il Cattolicesimo romano (cf. p. 12). 

Circa l’agire massonico nella società, Bellomo scrive: «Alla Massoneria, per prima cosa, interessano individui liberi da preconcetti e soprattutto da suggestioni religiose; con spiccata intelligenza  personalità, ma disposti a subire, in ogni circostanza, la dipendenza dell’Ordine. Costoro la Massoneria s’adopera di far pervenire alle proprie alte sfere dirigenti dopo accuratissimi accertamenti. A costoro, attraverso i suoi molti addentellati, la Massoneria si adopererà in tutti i modi affinché siano attribuiti incarichi in posti possibilmente chiave della pubblica amministrazione e dei grandi complessi economici e culturali. Di qui, in ogni tempo, lo sforzo di penetrare specialmente nell’alta finanza, nel giornalismo, nelle grandi case editrici, nell’esercito, nella magistratura, nel pubblico insegnamento, specie universitario» (p. 13).

1.2 Chiesa contro Massoneria (sec. XVIII): solo per «ragioni politiche»?

Come fanno di solito i Massoni, così anche Bellomo vuol farci credere che le prime condanne della Santa Sede alla Massoneria (Papa Clemente XIII, 1738; Papa Benedetto XIV, 1751), riguardino solo «ragioni politiche», e non errori di fede o morale… Bellomo sostiene che all’epoca la Massoneria non aveva ancora un contegno ostile contro la religione cattolica, anzi vi erano Logge intitolate con nomi di Santi… Eppure Bellomo sa benissimo che la Massoneria settecentesca incarna l’Illuminismo (cf. pp. 16-19)!

In realtà, nella bolla antimassonica “In eminenti” (1738) di Papa Clemente XII si denunciano alcuni errori di fede e di morale della Setta Massonica: giuramento massonico sulla Bibbia sotto pena di morte in caso di violazione o spergiuro, e clima di indifferentismo religioso in Loggia.

È strano che una persona colta come il capitano Bellomo non abbia rilevato questi elementi…

1.3 Chiesa e Massoneria: lotta politica tra secolo XIX e inizi XX

A proposito della Massoneria di fine ‘800, condannata da Leone XIII in quanto portatrice di naturalismo filosofico, indifferentismo religioso e paganesimo morale, Bellomo scrive: «Questa non era più quella del passato, animata e spinta da una profonda civica passione, dall’amore per la scienza e il vero: cominciava a disintegrarsi, almeno in Italia, in forza degli attriti interni e di sempre più vivaci personalismi, tanto che di lì a poco si avranno clamorose massoniche scissioni (che del resto durano tuttora)» (p. 42).

Dunque, Bellomo vuol farci credere che la Massoneria del XVIII secolo fosse migliore di quella del XIX, in quanto spinta dall’amore per la scienza e il vero… Eppure lo stesso Bellomo riconosce che la Massoneria settecentesca è Illuminismo! Di fatto, l’ex agente segreto Bino Bellomo ragiona come un Massone.

Poi Bellomo cita anche l’enciclica Custodes fidei (8 dicembre 1892) di Leone XIII il quale denuncia l’azione anticlericale e anticattolica della Massoneria in Italia. Bellomo insiste, erroneamente, nell’indicare ragioni politiche quali radice della contesa tra Massoneria e Chiesa: «Come si vede, anche l’ultima Enciclica contro la Massoneria documenta la radice della contesa, che è politica non teologica. Riguarda problemi più che altro terreni, di sfera e di attività della Santa Sede, non il suo Verbo di fede. I massoni, come i liberali, chiedevano la netta separazione del Potere religioso da quello politico, cioè la indipendenza dello Stato dalla Chiesa. […] Dunque, non un problema teologico e trascendentale ha posto nel passato di fronte ed ostili, Massoneria e Vaticano. L’urto e la lotta sono scaturiti, almeno prevalentemente, da problemi d’ordine politico. Ciò è documentato soprattutto dalle Encicliche che riguardano l’argomento» (pp. 44-45).

È falso quanto scrive sopra l’ex agente segreto (forse anche massone) Bellomo: infatti la radice della contesa tra Massoneria e Chiesa è anzitutto, e soprattutto, teologica, dottrinale. Stranamente (un depistaggio voluto?) Bellomo sembra ignorare le ragioni dottrinali del contrasto Chiesa-Massoneria, ragioni che proprio lui menziona in questo suo libro…

Bellomo parla dell’anticlericalismo del Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (GOI) Adriano Lemmi (1822-1906). Bellomo cita un articolo di “Rivista Massonica” [in realtà: “Rivista della Massoneria Italiana”], anno 1893, p. 118, dove Lemmi indica gli obiettivi della sua Massoneria: colpire il Vaticano, separare il potere religioso dal potere laico, impadronirsi dei Comuni e degli Istituti di istruzione e di educazione.  Poi sulla stessa rivista massonica del 1897, a p. 242, Lemmi dichiara la necessità di reclutare tra gli ufficiali dell’Esercito elementi validi per la Massoneria, e dichiara anche che la presenza massonica nell’Esercito sarà un baluardo contro il clericalismo italiano; i preti potranno dirigere i bambini, ma la Massoneria attraverso l’Esercito saprà guidare la gioventù (cf. Bellomo, op. cit., p. 259)…

Bellomo riferisce che agli inizi del ‘900, la Massoneria italiana (il GOI) viene criticata al suo interno: vari massoni (che poi formeranno l’Obbedienza di “Piazza del Gesù”) le contestano di essersi fossilizzata in uno sterile anticlericalismo. Anche Bellomo accusa Lemmi di aver prodotto la crisi all’interno della Massoneria italiana (cf. pp. 260-261). Anche Bellomo è di “Piazza del Gesù”?

1.4 La Massoneria tra guerra, spionaggio e dopoguerra

A proposito dell’azione massonica prima e durante la Seconda guerra mondiale, Bellomo spiega che la Massoneria penetra gli Stati Maggiori sia dell’Italia fascista che della Germania nazista, allo scopo di rovesciare quelle dittature (cf. Bellomo, op. cit., p. 256). A questo punto Bellomo riferisce che «i Rosa-croce d’America» inviano nel 1938 in Europa un loro alto dignitario, giovane, intraprendente, largo di mezzi, che riesce a insinuarsi nelle alte sfere militari fino a diventare amico di Badoglio. Oriundo italiano e calabrese (Bellomo non lo nomina, ma si tratta di Giuseppe Cambareri Cagliostro), quella spia rosacrociana si avvale anche di pratiche di magia e spiritismo, presentandosi come reincarnazione di Cagliostro (cf. p. 256).

Circa l’attività massonica durante il Fascismo, Bellomo scrive: «Travolta dal Fascismo nel 1925, la Massoneria aveva accusato il colpo, era abilmente scomparsa, e contribuirà non poco, attraverso fili segreti ma potenti, agli eventi che condussero a loro volta all’annientamento del Fascismo buttatosi inconscientemente lungo la china dell’orgoglio, dell’alterigia, del despotismo e di errori, irrimediabili, sempre più gravi» (p. 266).

Bellomo spiega che la Massoneria si infiltra ben bene nelle strutture di potere dell’Italia fascista: «Si insinuò particolarmente negli ambienti di Corte, nei Gabinetti dei Ministeri, nell’alta finanza, e sopra a tutto in quegli organismi delicatissimi che erano lo Stato Maggiore generale e gli Stati Maggiori d’arma» (p. 267).

Nel corso degli eventi bellici post-1943, la Massoneria ricompare frazionata in vari gruppi, rispecchiando in certo qual modo la frammentazione del territorio, anche se ci sono contatti tra vari gruppi massonici. Eccone alcuni: il Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani (GOI); la Gran Loggia di Raoul Vittorio Palermi 33°, discendenza di Saverio Fera 33° (Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana di Piazza del Gesù); il gruppo che si denomina “Massoneria Unificata” e un altro chiamato “della Reggenza”. Dalla Massoneria del Gran Maestro Palermi si staccano: 1) il “Gruppo Avezzana”; 2) il “Gruppo di Via della Mercede”; 3) il “Gruppo De Franchis”; 4) il gruppo del Gran Maestro Prof. Labriola il  quale assume anche la presidenza di una formazione politica chiamata “Unione Democratica” che ha operato nel 1940-1943 per affrettare la caduta del Fascismo. Dopo il 1949 avviene l’unificazione delle “Famiglie” della Massoneria RSAA di De Franchis, Terzani e Avezzana (cf. pp. 267-268). 

Tra i cofondatori o primi membri di “Unione Democratica”, creata da Giuseppe Cambareri, c’è anche l’allora capitano Bino Bellomo. Probabilmente anche Bellomo era massone.

1.5 Simpatia per la Massoneria di “Piazza del Gesù”…

Bellomo spiega che nel 1908, all’interno del Grande Oriente d’Italia c’è uno scisma a causa del suo forte anticlericalismo. Il Fratello Saverio Fera, massone del GOI e 33° grado RSAA, crea un secondo Supremo Consiglio del RSAA che viene riconosciuto dalla Federazione Mondiale dei Supremi Consigli di Rito Scozzese Antico e Accettato. Bellomo dice che l’anticlericalismo massonico induceva la stessa Massoneria italiana (GOI) a demolire la sua struttura ritualistica e ad essere sempre meno iniziatica…  Si direbbe che Bellomo guardi con simpatia o almeno con interesse alla Massoneria di Fera, detta “di Piazza del Gesù” (cf. pp. 233-237). Secondo Bellomo, nel dopoguerra la Massoneria di Piazza del Gesù, guidata da Raoul Vittorio Palermi, «superava nettamente ogni pregiudiziale anticattolica, anticlericale, antivaticana» (p. 237). Bellomo afferma che Palermi morì massone e coi Sacramenti (cf. p. 237)…  La Massoneria di Piazza del Gesù – spiega Bellomo – veniva accusata dal GOI di essersi venduta al Vaticano… Bellomo presenta la Massoneria di Fera-Palermi come filo-cattolica, spiritualista, anticomunista, e – sottolinea Bellomo – tale Massoneria (di Palermi) è una corrente che non dev’essere sottovalutata dagli altri massoni, tant’è che i Gesuiti – secondo Bellomo – auspicano che la Massoneria operi alla luce del sole e allora potrà essere una forza accanto alla Chiesa contro i pericoli del materialismo e del Comunismo mondiale (cf. pp. 238-239)…

Insieme all’allora già famoso Don Rosario Esposito, anche Bino Bellomo auspica la conciliazione e cooperazione tra Massoneria e Chiesa per il progresso sociale e l’unione dei cittadini (cf. pp. 239-240) Ingenuità o coscienza massonica in un tale auspicio?

1.6 Chiesa e Massoneria: dalla Lotta alla Pace e alla Cooperazione (1960ss.-…) ?

Venendo ai suoi tempi (il secondo dopoguerra), Bellomo afferma che ormai la tensione e l’urto tra Chiesa e Massoneria non hanno più ragion d’essere, perché: la Chiesa non reclama più un governo temporale, i partiti cattolici governano in modo laico, il mondo è diviso tra forze spirituali e forze materialistiche (cf. pp. 45-46). Bellomo afferma che le forze spiritualiste sono capitanate dalla Chiesa Cattolica, e che anche la Massoneria fa parte dei fautori della realtà dello spirito… Insomma Bellomo ritiene che sia giunto il momento del superamento definitivo dell’antico contrasto tra Massoneria e Chiesa… La Massoneria dovrebbe rivedere i suoi concetti e preconcetti, rinunciare a tradizioni ritualistiche che non hanno più ragion d’essere, a iniziazioni tenebrose, ecc. (cf. p. 46).  Bellomo si riferisce in particolare alla Massoneria italiana, divisa in vari gruppi. Invece nei Paesi anglosassoni la Massoneria non ha urti con la Chiesa e – precisa Bellomo – essa «opera ad un uguale fine» che è la «volontà di unire il mondo», «ed unione di interessi pratici e di condotta di vita, vuol dire, anzitutto, unione delle forze spirituali, della volontà morale e degli ideali da coltivare nel clima della millenaria civiltà cristiana» (p. 47). Discorso degno d’un Massone!

Poi Bellomo afferma che dopo 70 anni dall’ultima scomunica papale antimassonica (Bellomo si riferisce alla “Humanum genus” del 1884 e/o alla “Custodes fidei” del 1892), ora la Chiesa ha mutato il suo atteggiamento: non insiste più sugli antichi schemi contro la Massoneria, la Chiesa si adatta al nuovo corso storico, e anche la Massoneria sembra adeguarsi alle nuove necessità della storia, specialmente dinanzi ai pericoli che minacciano tutte le religioni (cf. p. 47)…

Bellomo auspica buoni rapporti tra Massoneria e Chiesa per la salvezza della civiltà e del genere umano contro i comuni pericoli di guerre e materialismo: «Esistono dunque le premesse per una migliore reciproca comprensione. Premesse che vanno oltre le piccole occorrenze politiche del momento. L’immanenza ideale di fronte all’incombere del comune pericolo, dovrà fatalmente unire in uno sforzo comune tutti gli uomini e tutte le credenze per la salvezza della civiltà prima, per il miglior divenire del genere umano poi» (pp. 47-48).

Che strano. Con tutto quello che Bellomo scrive in questo libro sulla Massoneria, e in particolare su quella degli Alti Gradi, la Massoneria “Bianca”, al cui interno vi sarebbe la Massoneria «palladica», l’auspicio di conciliazione-collaborazione tra Chiesa e Massoneria è contraddittorio, utopistico, illusorio, ed è un segno rivelatore quantomeno di una strisciante simpatia e alleanza di Bellomo con la Massoneria o forse più realisticamente di appartenenza di Bellomo alla Massoneria.

Appoggiandosi anche all’indizione del Concilio Vaticano II da parte di Papa Giovanni XXIII, Bellomo (nel 1960) lascia intendere che la Massoneria non sia più un pericolo per la Chiesa contemporanea, ma che il pericolo provenga unicamente dal materialismo, pertanto Chiesa e Massoneria dovrebbero fare fronte comune contro di esso... Bellomo afferma che pure la Massoneria afferma l’esistenza dello spirito anche se si culla in suggestioni ingannevoli, ossia l’occulto (cf. p. 241)…

Poi Bellomo afferma che se è impossibile l’accordo sul piano religioso tra Chiesa e Massoneria, esso, invece, può essere attuabile e fruttuoso sul piano sociale…  Eppure lo stesso Bellomo fa capire che le alte sfere massoniche odiano il Cattolicesimo, perciò proporre una tale alleanza con la Massoneria, mi sembra quantomeno ingenuo se non addirittura mistificatorio e depistante.  Non dimentichiamo che Bellomo è un ex capitano dei servizi segreti militari, forse massone, ma quantomeno con simpatie massoniche come Giuseppe Cambareri…

Bellomo scrive: «Dunque: se è impossibile, almeno tale il pensiero di autorevoli scrittori cattolici, una intesa sul piano religioso tra Massoneria e Chiesa (e ciò è ovvio, in quanto la Chiesa Cattolica per definizione possiede il primato assoluto della Verità divina e non può evidentemente, cederlo o dividerlo con altri), sul piano politico e sociale invece si presentano possibilità di convivenza, ed anche d’accordo purché, ben si intende, la Massoneria cominci col rinunciare a quel “segreto” che la rende sospetta e torbida. Dopo tale rinuncia vi sono molte ragioni perché essa possa vivere e prosperare. La mutua assistenza, la beneficenza, la cultura, la diffusione di idee universalistiche. In quest’ultimo settore bisogna anzi riconoscere che la Massoneria vanta buone tradizioni; noi oggi usiamo con disinvoltura l’espressione “Stati Uniti d’Europa”, ma non è giusto ignorare che tra i principali assertori di questa federazione continentale, nel secolo scorso brillarono dei massoni (E. R. 227). E nell’attuale, aggiungiamo noi ne fu sincero e fattivo assertore uno dei capi più illustri della Democrazia Cristiana, Alcide de Gasperi; e, con lui, molti altri uomini egregi, di alta cultura e di alta fede religiosa, che oggi occupano posti eminenti nella vita politica italiana» (pp. 242-243).

[L’opera citata da Bellomo con la sigla E.R. 227 è il libro di Don Rosario Esposito, “La Massoneria e l’Italia dal 1800 ai nostri giorni”, Roma 1956 (cf. Bellomo, op. cit., p. 337)]. (continua)

Padre Paolo M. Siano

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