La morte del brigante Volonino
Questo articolo tratto da L’esercito Illustrato del 2 marzo 1864 ricostrusice gli scontri tra i bersaglieri e la banda Crocco nei quali morì il capobanda Volonino da Rionero. Un distaccamento misto della 16° compagnia dell’11° bersaglieri, era uscito da Candela per perlustrare le rive dell’Ofanto insieme ad un drappello del 4° squadrone ussari. Giunti i nostri a poca distanza dalla riva del fiume videro due briganti a cavallo, i quali forse cercavano un punto guadabile per seguire sull’altra riva la banda fuggiasca di Donatello Crocco. I briganti alla vista dei soldati italiani si abbandonarono a briglia sciolta sui loro cavalli nella speranza di salvarsi. Ma l’avanguardia degli ussari, veloce come il lampo, li raggiunse nel momento che stavano per attraversare la corrente. Uno dei briganti erasi già inoltrato alquanto nelle acque, quando s’avvide che la piena del fiume, ingrossato dalle ultime pioggie, rendeva assai pericoloso quel passaggio. Quel momento d’incertezza gli costava una sciabolata che lo prese alla coscia destra. Allora tra il morire annegato, o finire per le mani dei nostri, scelse la prima idea, e spronando il cavallo sforzavasi vincere la violenza delle onde. L’altro brigante era stato più fortunato, continuando la sua corsa lungo il bosco Camerella. Intanto gli usseri tirarono qualche colpo di pistola sul brigante che sembrava essere travolto da un momento all’altro dal fiume. Ma i loro colpi andarono a vuoto. Essi non credettero seguire attraverso il fiume quel manigoldo, per la impossibilità di farlo coi loro cavalli; ma il bersagliere Botta sprezzando ogni considerazione, spogliavasi nudo, e, armato della sua daga, gettossi al nuoto per raggiungere il brigante, il cui cavallo non voleva assolutamente andare più oltre. Con gran fatica il Botta raggiunse quel malandrino quasi sulla riva opposta del fiume, e dopo averlo ucciso in seguito di lotta accanitissima, lo trasportava nuovamente al nuoto sulla riva da cui era partito in mezzo alla meraviglia dei suoi compagni. Gli ussari intanto non vollero restare secondi ai bersaglieri, e, spronati i loro cavalli, avvilupparono il bosco Camerella per snidarne chi vi si era rifugiato.
Anche questi tentò il guado dell’Ofanto, ma raggiunto ed opponendo resistenza, venne trafitto.
I cadaveri degli assassini vennero condotti a Candela ove uno di essi venne riconosciuto pel capo-banda Volonino: ed era appunto quello che aveva ucciso il Botta.
Siamo sicuri che a questo intrepido bersagliere non mancherà il premio dovuto al valore.
fonte
https://www.pontelandolfonews.com/storia/il-brigantaggio/la-morte-del-brigante-volonino/