La scala minore napoletana
Come buona parte della musica sviluppatasi sulle rive del mediterraneo, quella napoletana è il frutto di influenze apparentemente lontane ma che riescono a convivere dando vita a sonorità nuove e caratteristiche. La scala minore napoletana è forse il miglior punto di partenza per avvicinarsi ai suoni partenopei, a metà strada tra le tensioni latine e le dissonanze mediorientali.
Come buona parte della musica sviluppatasi sulle rive del mediterraneo, quella napoletana è il frutto di influenze apparentemente lontane ma che riescono a convivere dando vita a sonorità nuove e caratteristiche. La scala minore napoletana è forse il miglior punto di partenza per avvicinarsi ai suoni partenopei, a metà strada tra le tensioni latine e le dissonanze mediorientali.
L’arrivo di Second Hand Guitars al Sud è l’occasione ideale per approfondire la conoscenza delle sonorità tipiche della tradizione napoletana. A dispetto dei ritmi spesso concitati della musica napoletana, o anche in contrasto con le melodie dolci delle vecchie serenate da “posteggia”, gran parte del repertorio partenopeo è caratterizzato da sonorità gravi e ricche di tensione. Una chiave per le melodie mediterranee, antiche e talvolta anche più moderne, è senza dubbio la scala minore napoletana.
Prendendo come riferimento la tonalità di Am, la scala minore napoletana sarà formata dalle note di
A, Bb, C, D, E, F, G#.
Ragionando in termini di intervalli avremo: R, b2, b3, 4, 5, b6, 7.
Ci sono due maniere per guardare alla costruzione e formazione della scala minore napoletana.
Si può partire dalla scala di Am Armonico, A, B, C, D, E, F, G# e ripensarla con la seconda, il B, minore:
A, Bb, C, D, E, F, G#.
Oppure partendo da una scala di A Frigio, A, Bb, C, D, E, F, G ripensandola con la settima maggiore.
A, Bb, C, D, E, F, G#.
Visualizziamola in questa semplice diteggiatura.
L’applicazione più immediata è quindi considerare questa scala come un colore, ulteriormente triste e malinconico, da utilizzare in un’improvvisazione minore. Possiamo sentirci liberi, quando stiamo utilizzando la scala frigia o quella minore armonica, di variare passando alla minore napoletana semplicemente per portare una sfumatura e un colore leggermente differente.
Il mio suggerimento è pensare a una piccola progressione minore:
Am (A, C, E); Dm (D, F, A); E7 (E, G#,B, D).
Su questa progressione funzionerà perfettamente la scala minore armonica. Invece si dovrà usare con più cautela quella frigia sul E7, visto che presenta due note estranee il Bb e il G. (Anche se, trattandosi di accordo di dominante, questo saprà accogliere e reggere queste tensioni che potrebbero dunque suonare credibili come note blues o di passaggio). Proviamo allora ad applicare su questa progressione la scala minore napoletana, pensandola proprio come una variazione melodica delle scale minore armonica e frigia.
Serviamoci di queste tre piccole frasi che ho creato.
Quindi consideriamo un’applicazione della scala minore napoletana più coraggiosa e spendibile in un contesto jazz e fusion.
Sul quinto grado di questa scala troviamo un accordo di dominante alterata:
abbiamo la Tonica E, la terza maggiore G# e la settima minore D. Intervalli che forniscono le condizioni necessarie e sufficienti per parlare di un accordo di dominante. Quindi troviamo tanto la 5 diminuita, il Bb che la quinta eccedente B# (enarmonicamente il C). Per tanto questa scala potrebbe essere un’alternativa, dal sapore decisamente esotico, alla scala alterata o superlocria per improvvisare sugli accordi di 7/b5 e 7/#5.
Analizziamola dal punto di vista intervallare:
E, F, G#, A, Bb, B#, (C), D
T, b2, 3, 4, b5, #5, b7
Ed eccola applicata in un misterioso e spigoloso fraseggio da utilizzare sopra un E7 alterato.
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