La Scuola e l’ordinamento scolastico nel Regno delle Due Sicilie
L’istruzione pubblica durante il Decennio francese (1806 – 1815).
Durante il periodo in titolo, la pubblica istruzione fu preoccupazione immediata del governo francese, deciso a dare la sua impronta al nuovo regno.
Uno dei primi provvedimenti di Giuseppe Bonaparte fu infatti il Decreto del 15
agosto 1806, col quale si rendeva obbligatoria l’istruzione elementare facendo
carico ai Comuni di tenere un maestro e una maestra: ma la norma non poté avere
facile ed integrale esecuzione per motivi contingenti e difficoltà di vario
genere, prima di tutte quella di natura finanziaria, ed anche per mancanza di
personale idoneo; infatti alla fine del 1808 le due Calabrie e parte della
Basilicata mancavano ancora di scuole primarie; pur tuttavia la bontà della
norma, in tempi e in condizioni come quelli in cui era destinata ad operare,
apparve innegabile e rimase sostanzialmente immutata anche dopo la
restaurazione borbonica.
Si provvide all’istruzione secondaria con la legge del 30 maggio 1807, n. 140,
con la quale vennero istituiti in ogni provincia i Reali Collegi con a capo dei
Rettori, dotati di una rendita annua di 6000 ducati (all’epoca un ducato
corrispondeva a L. 4,40).
La provincia di Napoli aveva due Collegi.
I Collegi erano strutturati nel modo seguente: c’erano 7 professori (italiano,
latino e greco, retorica e archeologia greco-latina, scienze matematiche,
logica, metafisica ed etica, geografia e cronologia, elementi di fisica) e 5
maestri esterni (francese, calligrafia, disegno, scherma, ballo).
Nei centri più importanti che però non erano capoluogo di Provincia, non
avevano diritto a un Collegio; per loro furono istituite le cosiddette
“Scuole secondarie” con insegnamento ovviamente meno esteso che nei
Collegi.
Col “Decreto organico per l’Istruzione pubblica” del 29 novembre
1811, n° 1146 avvenne la vera organizzazione degli studi. Il decreto era diviso
in 6 titoli, il IV dei quali dettava le norme per la istituzione dei Reali
Licei, posti sotto la direzione di rettori; questi erano nominati con decreto
reale e ciascuno con gli insegnamenti di: 1) grammatica; 2) umanità; 3)
retorica e poesia; 4) filosofia; 5) matematiche pure e miste.
Ciascun Liceo poi, con una caratteristica innovazione, aggiungeva ai predetti
insegnamenti uno dei seguenti “rami di istruzione” (facoltà):
Lettere, Scienze matematiche e fisiche, Medicina, Giurisprudenza, con
professori aggiunti a quelli delle discipline comuni; ogni Istituto aveva così,
con i detti “rami di istruzione”, una caratteristica speciale, venendo
a costituire una scuola di primo grado universitario, corrispondente a una
delle quattro facoltà dell’Università, ad eccezione della teologica.
Ciascuna delle Regioni del Regno aveva un raggruppamento di quattro licei,
ciascuno coi quattro citati “rami di istruzione” che erano così
strutturati: il ramo delle Lettere comprendeva le seguenti discipline:
antichità greche e latine, storia e geografia ; il ramo delle Scienze
matematiche, e fisiche comprendeva: matematica sublime; fisica sperimentale e
chimica, storia naturale; il ramo della Medicina comprendeva: anatomia e
fisiologia, patologia e nosologia, chirurgia teorica e pratica; clinica, storia
naturale e chimica; il ramo della Giurisprudenza aveva: diritto romano, codice
napoleonico, procedura civile e criminale.
I Collegi che non dovevano essere convertiti in Licei e gli altri ancora da
istituire costituivano il primo grado delle scuole secondarie e ad esse erano
uguagliati i seminari diocesani che continuavano a dipendere dall’autorità
religiosa.
In detti Collegi dovevano esserci almeno 4 professori, cioè due di grammatica,
uno di retorica e uno di filosofia e matematiche.
I Reali Collegi e Licei esplicarono senz’altro una loro utile funzione, ebbero
spesso docenti di valore e furono un vivaio di ingegni fecondi e decisi in
stridente contrasto con la generale nequizia dei tempi.
L’istruzione pubblica dopo la seconda restaurazione borbonica
Con il ritorno dei Borbone sul trono di Napoli venne dato alla pubblica istruzione un nuovo assetto destinato a rimanere sostanzialmente immutato sino alla caduta della Dinastia.
Gli Istituti destinati alla pubblica istruzione erano le regie università, i
reali licei e collegi, i seminari, le scuole secondarie (in taluni Comuni
principali) e primarie (in tutti i Comuni) e le scuole private.
Il Presidente della Università di Napoli sovrintendeva alla pubblica istruzione
nei domini di qua del Faro; una “Commissione” invece aveva l’analogo
compito in quelli al di là del Faro.
Il Presidente dell’Università di Napoli e 6 professori della medesima, scelti
dal Re, componevano una “Giunta” cui era demandato l’esame di quanto
concerneva la pubblica istruzione in generale e i mezzi per migliorarla; lo
stesso Presidente aveva sotto la sua diretta sorveglianza tutti gli
stabilimenti di pubblica istruzione esistenti nella provincia di Napoli, nelle
altre province questo compito era affidato invece ad una Commissione residente
nel capoluogo e composta da tre “probi soggetti” scelti dal Re.
Le Università furono dapprima tre: Napoli, Palermo e Catania, poichè Messina
era sede della Reale Accademia Carolina e dell’Accademia peloritana di
Scienze; successivamente col Real Decreto del 29 luglio 1838 l’Accademia Carolina
venne elevata ad Università.
Ogni Università, con a capo un rettore, aveva cinque facoltà (teologia,
giurisprudenza, medicina, fisica e matematica, filosofia e letteratura) e
alcuni “stabilimenti dipendenti” (biblioteche, musei, gabinetti,
cliniche etc.).
Con Real Decreto del 14 gennaio 1817 vennero istituiti 5 “Real
Licei”: di Napoli; di Principato Citeriore in Salerno; di Terra di Bari in
Bari ; della 2a Calabria Ulteriore in Catanzaro; del 2° Abruzzo Ulteriore in
Aquila.
In ciascuna delle altre province dei domini di qua del Faro venne istituito un
“Collegio Reale”; questi istituti furono in numero di 12:
01) – Real Collegio di Terra di Lavoro in Maddaloni;
02) – Real Collegio Tulliano in Arpino;
03) – Real Collegio di Basilicata in Potenza ;
04) – Real Collegio di Principato Ulteriore in Avellino;
05) – Real Collegio di Capitanata in Lucera;
06) – Real Collegio di Terra d’Otranto in Lecce;
07) – Real Collegio di Calabria Citeriore in Cosenza;
08) – Real Collegio della 2a Calabria Ulteriore in Monteleone;
09) – Real Collegio della 1a Calabria Ulteriore in Reggio;
10) – Real Collegio del Molise in Campobasso;
11) – Real Collegio dell’Abruzzo Citeriore in Chieti;
12) – Real Collegio del I° Abruzzo Ulteriore in Teramo.
Ogni Liceo e Collegio con un Convitto annesso aveva un rettore e un
vicerettore; l’amministrazione dei beni e delle rendite era affidata a una
Commissione composta dall’Intendente della Provincia che la presiedeva, dal
rettore e da due proprietari, col nome di amministratori; nel Liceo di Napoli
la Commissione era presieduta invece dal rettore, quando non vi interveniva il
Presidente della Giunta di Pubblica Istruzione.
I licei conferivano i gradi di approvazione e licenza nella giurisprudenza,
medicina, fisica e matematica, filosofia e letteratura, a seconda del
particolare “ramo di istruzione”; la licenza in teologia era
conferita nei seminari, la laurea nelle Università.
Dei convittori alcuni erano in pensione, altri in “piazza franca”: i
primi pagavano semestralmente e anticipatamente una retta stabilita; gli altri
dovevano avere almeno “letto ed equipaggio”.
A facoltà del rettore potevano essere ammessi gratuitamente, come uditori,
alunni esterni.
In aprile di ogni anno i convittori e gli esterni sostenevano un esame
particolare, nel mese di settembre sostenevano un “esame in pubblica
adunanza” cui venivano invitati “uomini di lettere e distinti
personaggi”.
Tralasciando per brevità di elencare le scuole secondarie, cui si è innanzi
accennato e alcuni istituti di carattere particolare, come la “Scuola dei
sordomuti”, la Scuola di Bell e Lancaster” e lo “Stabilimento
Veterinario” esistenti in Napoli, un cenno meritano qui le Accademie, i
Reali Istituti di Incoraggiamento con le connesse Società economiche, le
Biblioteche, i Reali Educandati, i Conservatori di Musica.
Ovviamente quasi tutti questi Istituti erano concentrati nella Capitale e a
Palermo.
A) – Accademie:
1) – Società Reale Borbonica in Napoli: si componeva di tre distinti Istituti:
l’Accademia Ercolanea di archeologia, con 20 soci ordinari, l’Accademia delle
Scienze, con 30 soci e l’Accademia di Belle Arti con 10 soci.
2) – Accademia Pontaniana in Napoli, che riuniva le due precedenti Accademie, Pontaniana medesima e Sebezia, ed era suddivisa in 5 classi (matematiche pure ed applicate, scienze naturali, morali ed economiche, storia e letteratura antica, storia e letteratura italiana e belle arti).
3) – Accademia medico-chirurgica in Napoli, con 60 soci ordinari ripartiti in 5 classi (fisiologia-patologia e nosologia medica; terapia e storia naturale medica; patologia e nosologia chirurgica; medicina legale, igiene pubblica e polizia medica).
4) – Real Accademia medica in Palermo, istituita da Carlo III nel 1742;
5) – Real Accademia di Scienze e Belle Lettere in Palermo;
6) – Real Accademia Peloritana di Messina;
7) – Accademia Gioenia di Scienze naturali in Catania.
B) – Reali Istituti di Incoraggiamento:
avevano lo scopo di promuovere l’economia pubblica e privata, l’agricoltura e le arti, col sussidio delle scienze e mediante le scoperte che venivano fatte nelle diverse province del Regno.Questi istituti avevano sede a Napoli e a Palermo, mentre nelle altre Province avevano sede le Società economiche, la cui attività era coordinata dai due Istituti principali, e ancora in ogni Comune, per questa materia, vi era una Commissione composta da 3 persone, cioè dal sindaco che la presiedeva e da due membri, dei quali il secondo nominato teneva la corrispondenza.
C) – Biblioteche.
1) – Biblioteca reale Borbonica in Napoli;
2) – Real Biblioteca Brancacciana di S. Angelo a Nilo in Napoli, fondata dal cardinale Francesco Brancaccio alla fine del XVII secolo ;
3) – Biblioteca comunale di Palermo;
4) – Biblioteca pubblica dei Padri Gesuiti in Palermo.
D) – Reali Educandati :
destinati alla educazione di fanciulle nobili e di figli del personale benemerito, sia militare che civile.
1) – Primo Educandato Regina Isabella di Borbone, in Napoli;
2) – Secondo Educandato Regina Isabella di Borbone, in Napoli;
3) – Collegio dei nobili Real Ferdinando, in Palermo;
4) – Educandato Carolino, in Palermo;
5) – Collegio Carolino Colasanzio, in Palermo.
E) – Conservatorii di Musica.
1) – Real Collegio di Musica a S. Pietro a Majella, in Napoli;
2) – Conservatorio di Musica detto del Buon Pastore, a Palermo.
Chiudiamo infine questa parte della trattazione, anche per avere una idea di
quali fossero le materie di insegnamento in una scuola superiore, pubblicando
l’organico del Real Collegio di Reggio nel 1842. Ed avendone memoria, citeremo
anche i nomi della dirigenza della scuola e dei professori con le relative
materie di insegnamento.
Rettore;
Canonico D. Tommaso Tripepi,
Vice-Rettore
Canonico D. Gaetano Paturzo,
Amministratori
D. Giovanni Lavagna
Francesco Genovese.
Professori
D. Gregorio Rota, Giurisprudenza;
D. Salvatore Arcovito, Matematica sublime e fisica matematica;
Canonico D. Vincenzo Montesano, Filosofia, etica, diritto di natura, verità della religione cattolica, sintesi ed i analisi elementare;
Canonico D. Gaetano Paturzo, sostituto, Rettorica, poesia italiana e latina, applicazione delle regole grammaticali ai classici greci con analisi grammaticale;
D. Francesco M. Mazza, Lingua latina sublime colla spiegazione de’ classici prosatori e poeti, grammatica di lingua greca ed antichità romane e greche ;
D. Lorenzo Lofaro, Esercizio di correttamente scrivere in italiano, grammatica latina ed applicazione delle regole grammaticali a’ classici, storia profana e mitologia;D. Bruno Suraci, Catechismo di religione e di morale, grammatica italiana ed applicazione.
Le scuole religiose nel Regno delle due Sicilie
Esistevano come detto scuole religiose e laiche. Collegi per maschi e femmine dove la scienza, al letteratura, la religione venivano insegnate ad alunni per la maggior parte appartenenti alla borghesia o alla nobiltà; scuole nautiche, etc.
La maggior parte delle scuole appartenevano agli Scolopi (Scuole Pie) e vorrei
di seguito rappresentare il programma di una di queste giunto fino a noi in una
copia avventurosamente sfuggita all’olocausto di documenti perpetrato dagli
occupanti.
Come si può vedere il programma si svolge in 10 anni di insegnamento in cui i
protagonisti sono indicati essere: Dio, l’Uomo, la Natura:
Dio e la religione sono soggetto di studio per 9 anni in tre gruppi di materie:
Rudimenti della Dottrina Cristiana, Dichiarazione della Dottrina Cristiana,
Catechismo.
Vai al “Quadro di insegnamento attuato dai Padri delle Scuola Pie nelle
Provincie Napoletane – 1861”
L’Uomo viene considerato in quanto: Vive, Pensa, Sente, Vuole, Parla, Opera, Vive in Comunanza civile.
La Natura viene considerata: nell’astrazione di principi ed intenti; nell’entità dei principi organizzati, nell’entità delle cose organizzate.
Andando un poco nei dettagli:
L’Uomo in quanto vive; nei primi tre anni (dai sei a otto anni di età) studia anatomia, fisiologia, igiene, in quanto è peculiare del bambino la curiosità e l’esplorazione del proprio corpo.
L’Uomo in quanto pensa: nel 7° ed 8° anno studia logica e metafisica, nel 9° storia della filosofia e nel 10° filosofia della storia.
L’Uomo in quanto sente: studia estetica al 9° anno
L’Uomo in quanto vuole: all’8° anno studia etica
L’Uomo in quanto parla: lingue – dal 1° al 6° anno studia italiano, latino, greco, e questo periodo viene definito “periodo grammaticale o di ermeneutica, mentre dal 7° al 10°, nel “periodo patetico o di critica” si svolgono gli esercizi di scrivere in prosa ed in versi, con esame critico di prosatori classici e poeti – traduzioni.
Come letteratura il ciclo inizia al 7° anno fino all’ 8° con, rispettivamente:
Teoria dell’Arte, del componimento in prosa e poesia, e poi al 10° storia della
letteratura.
L’Uomo in quanto opera: fa riferimento allo studio della Storia e dell’archeologia.
L’Uomo in quanto vive in comunanza civile: studia la buona creanza, diritto.
Fa parte dello studio della natura:
- la natura considerata:
- nell’astrazione dei principi e degli intenti: aritmetica, disegno, geometria piana e solida, algebra, trigonometria, meccanica, architettura.
- nell’entità dei principi organizzati: fisica e chimica
- nell’entità delle cose organizzate: geografia gen., zoologia, geogr. fisica e politica, geogr astronomica, matematica, statistica, etnografia, geologia, mineralogia, agricoltura, astronomia.
Questo programma e la sua articolazione mi ha affascinato. Certo non ci è dato
sapere il grado di approfondimento. Ci piace però pensare che di fronte a tanta
acutezza di programmazione questo fosse elevato e che da queste scuole
nascessero i quadri che fecero grande il nostro Regno.
Mi fa piacere segnalare ritenendolo attinente al nostro tema il Real Collegio
Capizzi di Bronte: Il complesso monumentale del Real Collegio Capizzi (convitto
e scuole), iniziato il 1° Maggio del 1774 ed inaugurato il 4 Ottobre del 1778,
è frutto dell’iniziativa e della perseveranza dell’umile sacerdote brontese
Eustachio Ignazio Capizzi che, durante i quattordici anni trascorsi nella
diocesi di Monreale, maturò una straordinaria esperienza di fondazione e di
costruzione di collegi.
Ignazio Capizzi avvertiva il movimento di studi e il fervore culturale che si
manifestava nella prima metà del Settecento anche in Sicilia.
Ma avvertiva altresì, per averlo sperimentato personalmente, che di tale
fervore, vivissimo in altri centri dell’Isola, Bronte era condannata a non
ricevere neppure gli echi più lontani.
Lui stesso era stato costretto a lasciare il suo paese natale per darsi un’istruzione.
Il 18 Aprile 1778 Re Ferdinando concedeva 200 onze annue in perpetuo, a spese
della Mensa Arcivescovile di Monreale, e decretava che l’erezione delle scuole
pubbliche di Bronte dovesse comprendere cinque scuole: di aritmetica, di
grammatica inferiore e superiore, di filosofia e teologia.
Quale ulteriore oggetto di curiosità, diremo ancora che nell’ottocento, sempre
in riferimento all’istruzione, esistevano due tipi di eserciti: quelli di
cultura e quelli di disciplina.
La differenza consisteva nel fatto che mentre il primo prevedeva l’istruzione
obbligatoria (nel senso che i soldati dovevano imparare a leggere e scrivere)
il secondo vietava tutto quello che poteva portare il soldato
all’alfabetizzazione.
L’esercito del Regno delle Due Sicilie era del tipo di cultura.
Infatti, allora, fare il servizio militare era anche l’occasione, specialmente
per i provenienti dalle classi più povere, di apprendere i rudimenti della
scrittura e della lettura o quantomeno imparare a fare la firma
Conclusioni
Anche nelle scuole, per quello che è dato sapere, vigevano delle regole che a primo acchitto possono sembrare incomprensibili, ma dopo una attenta analisi si spiegano e spiegano anche che il periodo borbonico, ben lungi dall’essere oscurantista, tirannico, prevaricatore, aveva dei tratti di garantismo e, diremmo oggi, della difesa dell’intimo, encomiabile; infatti non era previsto fra i sistemi di accertamento, il tema, in quanto si pensava che l’assegnazione di un tema e lo svolgimento dello stesso potevano essere interpretati come mezzo di indagine di opinione, che invece doveva rimanere nella sfera più strettamente privata dello studente.
D’altronde questo riguardo alla riservatezza aveva avuto conferma della prima
carta costituzionale che aveva appunto visto la luce nel Regno il 10 febbraio
1848 dove nell’art. 29 si poteva leggere: “Il segreto delle lettere è
inviolabile” e l’art. 31 assicura che: “Il passato (di ogni individuo)
rimane coperto di un velo impenetrabile…”
Anche per quanto riguardava i libri, non esistevano libri di testo; il libro
era l’insegnante che si provvedeva o veniva provvisto dei testi più avanzati,
che egli studiava e che poi mediava agli studenti.
Con l’unità d’Italia comincia l’azzeramento della cultura in Sicilia iniziata
già con Garibaldi nel 1860 con la cacciata dei Gesuiti e successivamente con
l’abolizione delle comunità religiose essendo la scolarizzazione un prodotto
fortemente collegato con la Chiesa; con leggi varie il nuovo stato accentra, e
segnatamente con la legge Coppino del 1877, avoca a sé qualunque attività
scolastica. In questo contesto, avendo il nuovo Regno assegnate le massime
priorità al presidio del paese con i Reali Carabinieri (nel 1862 già tutto il
meridione era presidiato dalle stazioni dell’Arma) e delle Intendenze di
Finanza, e considerando le scuole religiose che come detto, erano state chiuse
in seguito all’abolizione degli ordini ecclesiastici e le pubbliche fino a quel
momento neglette, l’analfabetismo, endemico nel sud come nel nord, fu nei territori
occupati soggetto ad aumento tale che nel primo censimento del Regno
d’Italia risultò essere del 92%.
Per curiosità riportiamo che nel nostro immediato intorno avevamo nel 1858 a
Siracusa 12 scuole private tenute da sacerdoti e laici con 132 alunni, ad
Augusta (Agosta) 3 con 42 alunni; a Floridia 2 con 20 alunni; a Lentini 2 con
30 alunni.
Per cronaca vorrei aggiungere il finale del saggio “Le scuole in Floridia al
tempo dei Borbone” di Alfio Crimi:
“Anche dopo l’allontanamento del sac. Impelluso (al termine dell’anno
scolastico 1857-58), la scuola secondaria non restò chiusa. Essa fu affidata
in via provvisoria (per la seconda volta) al sac. Reale.
E questi, il 15 novembre 1859, dopo avere superato la prova scritta del
concorso, conseguì finalmente la nomina a titolare: egli fu l’ultimo professore
della scuola secondaria in Floridia che, a seguito dell’ordinamento scolastico
promosso dal governo sabaudo, restò chiusa per tutto il resto del secolo XIX.
Nel gennaio del 1859, il sac. Russo aveva aggiunto alle sue mansioni di maestro
dei fanciulli anche il compito di istruire gli adulti analfabeti nelle ore
serali. È legittimo pensare, perciò, che mentre cadeva la monarchia borbonica,
almeno settanta o ottanta alunni frequentavano, nel 1860, le scuole pubbliche.”
Come già detto, il primo censimento fatto dal governo del nuovo regno d’Italia,
denunzia nell’ex Regno delle due Sicilie il 92% di analfabetismo. Certo 40 anni
di scuole chiuse non aiutarono.
Antonio Nicoletta
P. S. Mi fa piacere alla fine citare gli autori dalle cui opere sono state attinte le notizie che hanno consentito di redigere questa memoria:
Dott. Domenico Coppola: L’istruzione pubblica nel regno delle due Sicilie
Dott. Lorenzo Terzi: Le scuole normali a Napoli fra sette e ottocento
Prof. Giuseppe Fioravanti: prodigo di notizie e consigli
Alfio Crimi: Le scuole di Floridia al tempo dei Borboni