La sesta estinzione di massa e il clima di Fiorentino Bevilacqua
Nel corso degli ultimi 500 milioni di anni, si sono verificate ben cinque estinzioni di massa, le cosiddette Big Five.
Si tratta di periodi geologicamente molto brevi, nel corso dei quali si ha una grande perdita di biodiversità, con scomparsa di un grande numero di specie.
Già nel 2003, un grande esperto di biodiversità, Edward O. Wilson, aveva stimato in 30.000 il numero di specie che, attualmente, si estinguono ogni anno1.
Altre stime parlano di 11.000-58.000 specie perse annualmente.
Che sia una vera e propria estinzione di massa, la sesta a partire dall’Ordoviciano2, o una più contenuta “defaunazione dell’Antropocene”3, resta da stabilire quali ne siano le cause.
<<Seguendo il modello del team di Gerta Keller di Princeton, riguardo i molteplici fattori convergenti che causarono l’estinzione alla fine del Cretaceo, una teoria per le estinzioni di massa si basa sull’idea che questi eventi macroevolutivi potrebbero essere non prodotti da una sola causa catastrofica, ma da un mix di condizioni diverse e simultanee (*). Secondo tali modelli un’estinzione di massa avviene quando vi è una sinergia tra eventi non usuali>>4; si veda il modello HIPPO, proposto da E.O.Wilson5, recentemente modificato in HIPPOC.
Tutto ciò premesso, mi è balzato agli occhi (pur non essendo io un esperto della materia) l’articolo, apparso sul numero di dicembre gennaio del magazine bio’s, edito dall’Ordine Nazionale dei Biologi, dal titolo Il clima. Benvenuti nella sesta estinzione di massa, di Luca Mercalli.
Il titolo, e il breve riassunto dell’articolo in cui si parla di Accordi di Parigi disattesi, sembrano legare la sesta estinzione di massa ad una sola causa, in contrasto con quanto previsto dai modelli degli specialisti del “settore vita”: il cambiamento climatico.
Nel corpo dell’articolo, per la verità, si può leggere … <<tra pressioni climatiche e delle altre attività umane (*) ormai sappiamo di essere entrati nella “sesta estinzione di massa” della storia geologica planetaria>> in parte così smentendo titolo e “abstract”. Subito dopo, però, si legge << E questo è soltanto un effetto dell’aumento di temperatura di circa 1,5 °C registrato in Italia nell’ultimo secolo…>> (!?), il che sembra riportare tutta la questione della perdita di biodiversità all’aumento della temperatura (a sua volta attribuita, nello stesso articolo, alle emissioni di <<CO2 fossile>> ) <<individuato già nel 1896 [..] e poi successivamente sempre confermato fino ai consensi scientifici sanciti (*) dai rapporti dell’Intergovernmental Panel on Climate Change>>.
Titolo, riassunto e corpo dell’articolo sembrano, quindi, sostenere, suggerire la tesi della responsabilità del cambiamento climatico quale unica causa della sesta estinzione di massa. Ma lo studio delle possibili cause è molto più complesso di quanto viene riportato nell’articolo di Mercalli.
Un po’ come quando sentiamo dire o leggiamo che (per esempio) … “le temperature di luglio sono le più alte mai registrate” suggerendo ad un lettore superficiale, perché poco interessato all’argomento, che a luglio del tal anno ci sono state le temperature più alte di sempre. La parola su cui soffermarsi, per non travisare il contenuto della frase, è “registrate”: da quando stiamo registrando le temperature? Cento, centocinquanta anni!? Allora vuol dire che a luglio dell’anno in questione, si è registrata la temperatura più alta degli ultimi 100-150 anni, ridimensionando di molto la cosa e riconducendola nell’alveo corretto riportato negli studi (non “negazionisti”, ma semplicemente scientifici di altro segno) riassunti nei grafici riportati nel sito di Pierre L. Gosselin6.
Dunque: un esempio, forse, di comunicazione non proprio precisissima della scienza al grande pubblico o, quanto meno, al pubblico non specializzato.
Nell’articolo, oltretutto, legando l’aumento della temperatura ad una sola causa, l’emissione di CO2 fossile di cui si asserisce il <<continuo aumento di circa 2-3 ppm all’anno>>, discende che <<gli scenari che abbiamo di fronte sono tutti volti al riscaldamento>>. Anche su questo (responsabilità, aumento continuo e scenari futuri) c’è chi, sfidando il rischio di vedersi affibbiare la taccia mediatica di “negazionista”, la “pensa”, dati scientifici alla mano, in maniera opposta.
Vorremmo soltanto che, sui media, questi ultimi avessero lo stesso spazio degli ortodossi, canonici sostenitori mediatici della CO2 e del riscaldamento mai così rapido o mai avvenuto prima d’ora.
Fiorentino Bevilacqua
fonte
La sesta estinzione di massa e il clima (di Fiorentino Bevilacqua)