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LA SOMMOSSA DI PONTECORVO DEL 1861 E LA FUCILAZIONE DEI CONTADINI

Posted by on Feb 24, 2024

LA SOMMOSSA DI PONTECORVO DEL 1861 E LA FUCILAZIONE DEI CONTADINI

La città di Pontecorvo (oggi provincia di Frosinone) è stata nel risorgimento un punto chiave per lo sviluppo di tentativi di sommosse, intrighi e cospirazioni. Tutto questo per un motivo puramente strategico.

La città di Pontecorvo era vicina a Gaeta, al confine del Regno delle Due Sicilie ma non ne faceva parte. La piccola cittadina, come del resto Benevento, era un exclave dello Stato Pontificio. Qui si rifugiavano sovente agitatori ed avversari politici pure al tempo dei Borbone, proprio perché fuori alla portata giuridica del Regno.

Già nel 1860 furono avviate diverse indagini per tentativi di rivolta contro il Papa Re e per tramare contro il Re Borbone a favore della nascente Italia sabauda.

I poveri contadini di Pontecorvo, una volta annessi al nuovo Stato a trazione torinese, dovettero subito ricredersi. E così a Pontecorvo, come in molti paesi del circondario, il malcontento salì a tal punto da sfociare in rivolta. Scrive Gaetano Pichierri nel suo “Resistenza antiunitaria nel Tarantino” che “in questi paesi la rivolta contadina fu insostenibile”.

A novembre del 1861 (l’Italia era formalmente unità dal marzo di quell’anno) i primi movimenti che accendevano la rivolta. Alcune notizie giungono fino a noi dalla Commissione d’inchiesta sul Brigantaggio, grazie ad una Relazione del deputato MASSARI letta alla Camera dei Deputati. In essa un processo a carico di D. Giovanni De Pippo. Nel processo coinvolti il parroco D. Pietro Forte d’Isoletta, l’ex commissario di polizia D. Salvatore De Spagnolis ed il sign. Giovanni Turchetta. Quest’ultimo in contatto con la corte borbonica in esilio a Roma, portava notizie di come “in Pontecorvo – vi fossero – persone che avrebbero parteggiato con Francesco II, ove fossero fornite di armi e danaro.” Di tutta risposta si chiedeva loro di «fissare e quanti uomini il Comitato teneva già pronti, quanti armati e quanti senza le armi…”.

Di li a un mese la rivolta scoppiò sul serio. Il movimento fu sostenuto fortemente dai contadini e soppresso nel sangue dal Colonnello Fontana a capo del 43° Fanteria.

Come sempre nessun regolare processo, nessun appello, nessuna possibilità. Quelli che furono individuati come responsabili, quelli che parvero al momento gli istigatori della sommossa, arrestati e fucilati il giorno stesso.

I nomi che seguono non giungono a noi da partigiane e fantasiose ricostruzioni (come alcuni negazionisti sostengono), ma dall’Archivio di Stato di Frosinone, sezione dello Stato Civile del Comune di Pontecorvo. I nomi dei defunti del 12 dicembre 1861 registrati come “fucilati”.

Si trattava di Andrea Versella (?) figlio di Giuseppe, contadino di 28 anni. Francesco Antonio Pausini, figlio di Alessio, contadino di 31 anni. Antonio Trotta, figlio di Vincenzo, negoziante di 25 anni. Tutti nati e residenti a Pontecorvo.

Daniele Elpidio Iadicicco

fonte

IdentitàPartenopea

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