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La soppressione delle corporazioni religiose in Terra d’Otranto dal 1862 al 1881

Posted by on Ago 18, 2018

La soppressione delle corporazioni religiose in Terra d’Otranto dal 1862 al 1881

I primi interventi del neonato Regno d’Italia sul ricchissimo patrimonio culturale in corso di annessione, riguardarono la soppressione di varie corporazioni religiose – sparse in tre distinti territori. L’intera operazione sarà poi completata nell’intera nazione nel 1866 e infine estesa a Roma nel 1873.

Nel 1861, il neonato stato sabaudo doveva impadronirsi del potere. Quindi cancellò la memoria e gli archivi secolari del mondo cattolico in primis – appunto per cancellare la memoria storica dei luoghi appena conquistati e annullare le testimonianze del passato culturale, sociale, economico e politico dei territori del meridione; inoltre così facendo, si potè “impedire ogni forma di contestazione da qualsiasi rappresentante del corpo sociale“, in definitiva “significava conquistare con la forza della sopraffazione sociale quello status di possidente terriero che ha caratterizzato le borghesie meridionali e le cui conseguenze si sentono ancora oggi“. Cfr : http://www.sa-ero.archivi.beniculturali.it/fileadmin/template/allegati/pubblicazioni/Fiorano/Conseguenze_arch_eccles-Mo_2012.pdf

La soppressione degli ordini religiosi aveva obiettivi finanziari, economici, sociali, ideologici e politici. Si scardinava un ricco e un notevole patrimonio culturale secolare fatto di chiese, conventi, chiostri, ma anche di arredi, archivi, biblioteche, quadri, monili … che era stato commissionato, incrementato, conservato e accudito proprio da quegli stessi ordini soppressi dal governo sabaudo.

Furono venduti terreni misti, ed oliveti; il totale delle vendite realizzate attraverso la “Società anonima” superava gli otto milioni di £. Attraverso la vendita dei beni ecclesiastici si venne a creare una nuova classe sociale (dice Annalisa Bianco in “La Vendita dei Beni Ecclesiastici). Ma per l’acquisto dei lotti (anche quelli piccoli avevano un valore molto caro), furono esclusi coloro che non disponevano dei capitali necessari. Solo le terre con scarsa resa furono vendute a basso prezzo; mentre quelle ad alta resa furono poste all’incanto con un valore che talvolta arrivava al doppio di quello di apertura. Gli unici a trarre vantaggio dalla vendita dei beni della Chiesa furono una cordata di ricchi imprenditori agrari che poterono accaparrarsi notevoli estenzioni di terreni di buona qualità. In particolare le “Congregazioni di Carità” acquistarono fabbricati ed ospizi che destinarono poi ad ospedali, lazzaretti, asili e scuole.

Il patrimonio culturale claustrale subì così un triplice trasferimento:

1) Ne fu trasferita la proprietà; passando dagli ordini religiosi alla nascente nazione. Terminava così l’era in cui il clero esercitava la tutela di quei beni; questa veniva trasferita all’autorità pubblica incaricata della ‘tutela legale’.

2) Ne fu trasferita la collocazione: in quanto la maggior parte di quel patrimonio fu trasferito da chiese e conventi a musei, biblioteche, archivi, palazzi comunali e altri nuovi spazi laici.
3) Ne fu trasferito il senso: giacchè quel patrimonio artistico e librario prima tutelato in chiese, conventi, chiostri … una volta musealizzato o posto nelle biblioteche, cominciò a perdere il suo “naturale” valore cultuale per lasciar posto al più generico valore culturale. Il patrimonio edilizio divenne funzionale a nuovi utilizzi come caserme, scuole ospedali, carceri tribunali. Il patrimonio  archivistico divenne utile allo stato sabaudo per documentare i beni ex claustrali indemaniati, divenendo poi strumento di soppressione e di liquidazione dell’asse ecclesiastico.

Cfr : http://www.sa-ero.archivi.beniculturali.it/fileadmin/template/allegati/pubblicazioni/Fiorano/Conseguenze_arch_eccles-Mo_2012.pdf

Fra il 1862 e il 1881 nei circondari di Brindisi e Taranto vennero effettuate 2873 vendite dei terreni dei lotti degli ordini religiosi soppressi. I beni che il Governo incamerava dai monasteri riguardavano: fabbricati (stalle, botteghe. trappeti, abitazioni, ospizi) e terreni (semensati, oliveti, veneati, macchiosi, masserizi); quei terreni componevano un paesaggio agrario di migliaia di ettari di oliveti, vigneti e frutteti. Le masserie furono vendute assieme ai fabbricati rurali in un unico lotto, mentre i restanti terreni furono posti all’incanto in piccole dimensioni.

 fonte

http://belsalento.altervista.org/la-soppressione-delle-corporazioni-religiose-in-terra-dotranto-dal-1862-al-1881/

 

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