L’attacco dell’ascarismo filo-padano e mafioso contro l’indipendentismo della Napolitania e della Sicilia
Il diritto all’autodeterminazione nazionale di un popolo e il raggiungimento del determinato bene comune sono i principali scopi che ogni processo di rivolgimento radicale, ovvero una rivoluzione o una guerra d’indipendenza, deve onerosamente detenerli per attenersi alla difesa di un popolo schiavizzato da uno Stato legato o governato da un gruppo dominante di diverso genere, per es. un partito politico o un’etnia.
Sarà un mio vizio ripetere le stesse cose ma sarebbe necessario dirlo a chi è realmente desideroso di sostenere il suo popolo di appartenenza, senza pensare ai propri interessi personali per poter adempiere tale impegno morale. Per un vero patriota (se lo dimostra ascoltando quello che vuole il popolo e non fare di testa propria) sarà difficile assumere questa responsabilità di fronte a una situazione talmente dura e inevitabile che l’ha dovrebbe affrontare e risolverla fondamentalmente assieme al suo popolo, altrimenti rischierà di essere complice di servire unicamente o all’ideologia del suo movimento politico o allo Stato tirannico o coloniale. Proprio sulle intenzioni di uno Stato bisogna affermare e capire per non finire nelle trappole dei politici e delinquenti fedeli a quello Stato che mantiene un rapporto amichevole con quest’ultimi per compiere un indegno e impietoso atto: zittire il popolo sottomesso. Lo Stato nemico e i suoi alleati della delinquenza comune rendono la repressione militare ancora più spietata e sanguinaria, facendo vedere agli occhi del popolo innocente e ribelle la presenza della prepotenza nei poteri pubblici e nelle istituzioni. I napolitani notano questo crimine che regge attualmente l’intero sistema segregazionista italiano, sperando che essa abbia la sua fine per riavere la loro antica indipendenza e per far rinascere la penisola italiana in una comunità di convivenza tra etnie, come doveva succedere nella Jugoslavia ma non ci fu il tempo di attuarlo a causa del totalitarismo sciovinista dell’élite slave. Sia i napolitani sia i siciliani hanno la fortuna di possedere le proprie forze politiche legittime che gli rappresentano e gli sostengono senza porgere la mano ai partiti nazionali che sono i veri nemici legati al razzismo unitario. Purtroppo alcuni hanno provato ad allearsi con loro cercando di tradire l’ideale identitario e le esigenze del proprio popolo per interessi personali o per la servitù di un partito razzista unitario e di un mafioso, ma avranno avuto il coraggio di pentirsi e di non farsi colludere con quest’ultimi in attinenza alle tradizioni morali dei napolitani e dei siciliani ma non sono gli unici ad assistere questi problemi.
Per esempio i sardi non si aspettavano che il Partito Sardo d’Azione (PSdA) fondato nel 1921 cominciava ad assumere le connotazioni unitarie imposte da Emilio Lussu dopo che inizialmente avesse avuto l’intenzione di sostenere il popolo sardo per risolvere i numerosi problemi causati naturalmente dall’Italia coloniale e padana. I falsi sardisti del PSdA prima si schierarono con i sinistroidi e poi con gli sciovinisti padani della Lega alla guida di Christian Solinas. Tale tradimento viene compiuto ripetutamente da politici identitari nei confronti di certi popoli che di fatto volevano essere protetti dalla tirannia di uno Stato, affidando sia ai suoi collaboratori sia ai più corrotti politici identitari i numerosi incarichi istituzionali o giudiziari, tra cui polizia, esercito o servizi segreti, per stipulare ripetutamente i nuovi accordi formali e privati con la delinquenza comune per due scopi: combattere i suoi ex-amici dissidenti dell’indipendentismo e dell’autonomismo al fianco dei loro popoli o corromperli per screditare uno o più movimenti identitari. Il seguente problema non ricade solamente sugli indipendentisti e autonomisti locali ma anche sugli attivisti della democrazia tradizionale, dove il totalitarismo degli Stati continentali si basa sul dominio monopartitico di un’ideologia e, soprattutto, di una etnia, con il timore che possano verificarsi le rivoluzioni desiderate dai popoli e non dirottate dalle loro forze politiche di opposizione. La repressione dello Stato e della delinquenza comune verso un determinato popolo difeso dai movimenti politici e dalle associazioni sociali anch’essi perseguitati è attualmente un’ideologia politica della tirannide moderna che regna nei governi continentali e causa molto malcontento che garanzie costituzionali. L’ideologia repressiva viene spacciata dalle élite come una democrazia (ed è falso) per non attirare l’attenzione all’ONU o facendo un utile favore a chi è coinvolto nei complotti e nei casi illegali mai presi in considerazione e risolti dagli Stati che li dovevano affrontare per dovere ma furono e sono del tutto incapaci, gettando nel fango i principi universali stabiliti dalla Carta dell’ONU. Quando ci sarà una vera fratellanza tra piccoli e grandi popoli? Tra vinti e vincitori? Tra cristiani e islamici? Tra la sinistra e la destra? Ci sarà tempo ai vari nemici di rispondere a queste domande ma avranno sicuramente paura di farlo per il timore di mancare il rispetto a una esistente tirannia.
In questa falsa-repubblicana e disunita Italia la repressione è la forza armata del razzismo unitario utile per mettere da parte le esigenze dei popoli discriminati sostenuti dai loro movimenti e dalle loro associazioni rappresentativi e dedicarsi ad arricchire e ingrandire culturalmente gli sviluppi e le tradizioni della Padania. Perciò la parola “Unità d’Italia” sancì la padanizzazione dei popoli preunitari in eredità della piemontesizzazione sabauda fatta con l’applicazione delle leggi e delle restrizioni giudiziarie, in particolare lo scioglimento dei Comuni napolitani e siciliani per infiltrazioni mafiose (mentre è lo Stato razzista a decidere a caso per progredire la Trattativa Stato-Mafia). Dagli inizi del colonialismo unitario lo Stato italiano e la Mafia triumvirata/isolana (nella Napolitania esistono la Camorra, la Sacra corona unita e la Ndrangheta, nella Sicilia esiste Cosa Nostra) facilitano il proprio rapporto con tanti e numerosi accordi volti all’ingresso di individui fedeli al razzismo unitario e appartenenti delle cosche mafiose nelle pubbliche amministrazioni, nelle istituzioni, nelle strutture produttive, nelle S.P.A. , nei partiti del PUN e nel Parlamento coloniale contribuendo alla campagna giornalistico-culturale della denigrazione su due popoli che mette in atto l’utopismo dell’antimafia e favorisce la solita emigrazione (causata soprattutto dalle chiusure di aziende e fabbriche e dai mancati profitti di quest’ultime) e con la corruzione degli attivisti dell’associazionismo e dei membri e leader dei movimenti identitari per isolare i loro popoli da tutti i sostegni ricevuti, in tal modo che gli sia impedito di manifestare la loro ferma volontà di autotutela giuridica attraverso le loro giuste pretese verso le istituzioni e il governo o con la richiesta di numerose garanzie locali (applicazione dello statuto speciale autonomo) e il riconoscimento dell’indipendenza totale (se gli entrambi popoli ne danno il consenso). Però i siciliani e i napolitani oppongono una morale resistenza nei confronti di tale metodo ma non si aspetteranno che la repressione statale-mafiosa sarà ancora più forte e ingiustificabile come se fosse un Satana alla ricerca di anime da vendere e sottometterle al suo dominio. Come mai i “politici della Resistenza” hanno avuto la fantasia (e non l’impegno) di scrivere la Costituzione repubblicana del 1948? Che tipo di pluralismo regna nel sistema segregazionista unitario? Senza alcun dubbio c’è quello trasformista, l’unico fra tutti che spezza l’antica convivenza tra i popoli preunitari. Con questo strumento politico i partiti nazionali del PUN cercano di prevalersi al di sopra dei popoli preunitari e dei loro movimenti identitari, i quali giustamente protestano contro la tirannia esercitata sia dai partiti stessi sia dal governo coloniale. Far dimenticare ai popoli colonizzati tutte le ingiustizie di un determinato crimine sarebbe più facile agli invasori e ai collaborazionisti dell’Italia unita, ma per i napolitani e i siciliani è una mancanza di rispetto verso le loro condizioni ed è normale che da qui può nascere un malcontento mosso dalla giustizia e dalla ricerca di tante verità…..continua
Antonino Russo
Al giorno d’oggi, per rimediare agli errori del passato che hanno umiliato tutti, credo che la via da imboccare perché più moderna anche nel linguaggio e nella pratica sia la trasformazione dello stato unitario, raggiunto con la forza, la menzogna, la presunzione, in una “confederazione” che tenga conto delle identità storiche calpestate e nel rispetto reciproco attivi rapporti di collaborazione e valorizzazione delle specificità geografiche, storiche e culturali… Usciremmo finalmente dalla gabbia che umilia la consapevolezza dei sorprusi subiti che hanno tarpato le ali e continuano a mortificare la popolazione in un irrisolto dibattito che si perpetua senza via d’uscita… Infatti la cosiddetta unita’ genero’, oltre che un’infinità’ di vittime interne, un’economia stagnante ed una enorme forzata emigrazione interna ed esterna… il che non è stata il massimo della felicità naturalmente! caterina