LE BOMBE DI LA MARMORA SU GENOVA
Bomba lanciata da La Marmora su Genova
Uno dei proiettili che caddero sulla città è visibile ancora oggi in via Porta Soprana al 23. A seguito del bombardamento, invalse l’uso fra il popolo di murare «in loco», le palle di cannone che avevano colpito le abitazioni.
Questa, è una delle poche superstiti, sopravvissute alle numerose demolizioni delle quali è stata oggetto la città vecchia, nell’area compresa fra Pammatone e Porta Soprana; il cuore della Genova di allora.
Altra bomba lanciata da La Marmora su Genova
Bomba sull’Ospedale di Pammatone
Dizionario delle strade di Genova
Voce PRINCIPE (piazza del)
(…) Verso il 1840 nelle mura della città, per l’aumentare dei traffici verso il ponente e per l’ampliamento del porto, fu aperta una larga breccia e la porta di San Tomaso, perduta ogni sua importanza militare e tattica, fu demolita. La piazza del Principe cominciò ad avere la struttura attuale confinando, come oggi, con le vie Andrea Doria e Gramsci: allora, la prima non ancora completamente realizzata in quanto facente parte della salita San Paolo, la seconda invece, già completamente strutturata, ma denominata Carlo Alberto.
Furono quest’ultime, durante i moti popolari del 1849 ad essere barricate e tenute con grande impegno dal popolo in lotta contro l’assalto delle truppe piemontesi. Nei giorni di giovedì 5, venerdì 6 e sabato 7 aprile 1849, la piazza del Principe fu teatro di aspri combattimenti tra i genovesi comandati da Giuseppe Avezzana, che stavano alle barricate, e l’esercito invasore piemontese, al comando del generale La Marmora. Queste truppe in un certo senso si trovarono favorite in quanto bersagliavano gli eroici genovesi dalle finestre e dai terrazzi dello stesso palazzo del Principe. Il palazzo dell’Arsenale di terra, oggi scomparso, fino al 1892, si poteva vedere crivellato di palle di moschetto piemontese. (…)
Voce PARETO (passo Lorenzo)
(…) Anche nel breve ministero Casti [Lorenzo Pareto, ndr] fu a capo dello stesso dicastero [quello degli esteri, ndr]; poi, irritato per l’armistizio Salasco, fu uno dei capi dell’insurrezione di Genova nel ’49; ciò che non gl’impedì di divenire più tardi presidente della Camera dei Deputati e Senatore dal ’61. (…)
Le citazioni sotto riportate sono tratte dalle voci dell’opera