Le monache agostiniane e il monastero della Maddalena di Carinola
A Carinola esiste un rudere che pochi conoscono e quelli che lo conoscono non si rendono conto della sua importanza storica. Parlo dell’antico Monastero della Maddalena, situato nei pressi della chiesa dell’Annunziata, la cui costruzione potrebbe attribuirsi alle iniziative architettoniche-religiose della regina Sancia, e che sta letteralmente cadendo a pezzi perché nessuno si preoccupa di recuperalo.
Eppure la sua importanza storica è notevole, direi pregevole; esso è una concreta testimonianza della presenza agostiniana femminile (le donne penitenti), e più tardi maschile, nel nostro Comune. Forse, nelle intenzioni della regina, il monastero era destinato alle clarisse, ma esse, votate ad una vita di clausura e di preghiera, non potevano sovvenire ai bisogni della comunità carinolese che aveva invece bisogno di azioni materiali.
Ma chi erano le agostiniane? Per capirlo appieno è necessario concentrarsi un attimo sulla figura di S. Agostino, forense, filosofo, intellettuale, manicheo, cristiano, vescovo d’ Ippona, predicatore, teologo e poi dottore della Chiesa, nato a Tagaste nel 354 e morto ad Ippona nel 430.
Agostino è un uomo di grande attualità, avendo vissuto intensamente le problematiche esistenziali comuni anche all’uomo moderno e che si traducevano in un’ intima inquietudine per la continua ricerca della verità che egli trovò, infine, nel Cristo.
Uomo a cavallo di due mondi, quello pagano che andava scomparendo e quello cristiano che andava sempre più affermandosi, Agostino non apparteneva più all’uno e non apparteneva ancora all’altro. La ricerca continua di una collocazione umana e spirituale, che non riusciva a trovare, creavano in lui dissidi e contrasti, dubbi, disorientamento morale, ma formarono anche un grandissimo pensatore.
Prima di approdare al cristianesimo, la vita giovanile di S. Agostino passò per fasi diverse, tutte molto travagliate. Ebbe una lunga relazione con una donna che nei suoi scritti non nomina mai e da cui nacque un figlio naturale, Adeodato. La sua conversione, sebbene influenzata fin dall’infanzia dalla madre Monica, che lo seguì anche in Italia, non fu fulminea come quella di Paolo di Tarso e non richiese un palese intervento divino; fu invece piuttosto lunga e meditata, ma raggiunse la stessa totalità, consegnando alla Storia quel grande santo e dottore della chiesa che tutti conosciamo. Il colpo di grazia glielo diede S. Ambrogio, vescovo di Milano, che indirizzò il cammino di Agostino definitivamente verso il cristianesimo.
Nel 383, Agostino, pieno di dubbi e ancora impregnato di manicheismo, giunse in Italia e, qualche tempo dopo, incontrò Ambrogio. In un primo momento voleva contrastarlo, combatterlo, ma rimase affascinato dalla sua oratoria e non perse nessuna delle sue prediche. Tre anni dopo quell’incontro, nel 388, Agostino ricevette il battesimo proprio per mano di Ambrogio. Aveva 34 anni.
Tardi ti ho amato, – scrive nelle sue Confessioni – Bellezza così antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Sì, perché tu eri dentro di me ed io fuori: lì ti cercavo. Deforme, mi gettavo sulle belle sembianze delle tue creature. Eri con me, ma io non ero con te….
(Confessioni X, 27-38)
Dopo la conversione, vendette tutti i suoi beni dando il ricavato ai poveri. Avrebbe preferito una vita contemplativa, dedicandosi solo alla preghiera e alla conoscenza di Dio, ma Dio aveva altri progetti per lui.
Tornò in Africa dopo la morte della madre Monica e, suo malgrado, divenne sacerdote e poi vescovo d’Ippona. La sua straordinaria predicazione attirava folle di fedeli. Combatté le eresie, tra cui il manicheismo a cui aveva aderito in gioventù, e continuò a farlo con successo fino alla morte, che avvenne ad Ippona il 28 agosto del 430 all’età di 76 anni. I suoi resti riposano a Pavia, nella Basilica di S. Pietro in Ciel d’Oro.
Questa, molto brevemente, la vita di Agostino. Ma la sua opera pastorale produsse grandi frutti. Intorno a lui cominciarono a fiorire comunità di uomini e donne desiderosi di dedicarsi interamente alla spiritualità eremitica, secondo la tradizione orientale. Furono proprio queste primitive comunità che costituirono il nucleo fondamentale da cui, poi, trassero origine le attuali forme di monachesimo agostiniano femminile e maschile.
Agostino fondò una comunità femminile ad Ippona in cui fu superiora sua sorella, vedova consacrata a Dio, e in cui si ritirarono anche alcune sue nipoti. E forse la prima “regola” Agostino la scrisse proprio per queste monache. A questa comunità femminile, Agostino inviò una lettera ( la 211) nella quale elogiava le donne perché “in mezzo ai molti scandali di cui è pieno il mondo, godo invece e trovo consolazione pensando al vostro grande numero, alla vostra unione, al casto affetto, ai santi costumi e alla grazia speciale che vi ha dato il Signore per la quale non pensate a nozze terrene, ma a vivere in perfetta pace e concordia, con un’anima sola e un sol cuore in Dio”. L’esperienza femminile agostiniana si diffuse grandemente in nord Africa e lo conferma uno scritto di Possidio, vescovo di Calama in Numidia (attuale Marocco) e amico di Agostino per ben 40 anni, dove è scritto che Agostino: “lasciò alla Chiesa un clero più che sufficiente, con monasteri di uomini e di donne, pieni di persone continenti, consacrate a Dio e sotto l’ubbidienza dei loro superiori” (Vita Augustini, 28).
Dopo la morte di Agostino, queste comunità maschili, e soprattutto femminili, subirono dure persecuzioni da parte dei Vandali prima e degli Arabi dopo (intorno al 700) e i superstiti si trasferirono dal nord Africa nella più sicura Europa, dove sorsero numerose comunità di eremiti agostiniani. Mancano tuttavia sicure testimonianze di monasteri agostiniani femminili per tutto l’alto medioevo, né si fa cenno ad essi o a monache agostiniane nelle numerose bolle che i papi Innocenzo IV e Alessandro IV indirizzarono agli agostiniani dal 1243 al 1261, semplicemente perché la Chiesa non aveva ancora organizzato per loro una normativa. Tuttavia, molti codici anteriori al 1400, che contengono la regola agostiniana adattata alle monache, comprovano che monasteri femminili esistevano anche in Europa. Nel 1256 le diverse famiglie agostiniane maschili sparse in Europa furono unificate in un unico ordine e annoverate tra i Mendicanti, al terzo posto dopo i francescani e i predicatori domenicani. Solo nel 1401 Bonifacio IX concesse agli Eremitani di S. Agostino la facoltà di istituire comunità di monache con l’abito, il velo, la regola, i privilegi del loro ordine, come era già stato concesso ai frati minori e ai predicatori.
Ritornando a Carinola, quando e perché un monastero di monache agostiniane sorse proprio nel nostro capoluogo?
Nelle Rationes Decimarum del 1326, ossia nel consuntivo dei tributi che tutte le parrocchie, le cappelle, i monasteri e i sacerdoti pagavano a Roma, è chiaramente detto che: la Badessa di S. Maria Maddalena di Caleno (paga) per i frutti di detto monastero e dello stesso convento in carlini gigliati d’argento oncia 1 e tarì 12.
Ma la notizia di un monastero femminile a Carinola la troviamo già nelle Rationes Decimarum del 1308 in cui è detto che il Monasterium S. Marie monialium paga oncia 2. Quindi già alla fine del XIII secolo esisteva a Carinola una comunità di monache penitenti riconosciute dalla Chiesa anche prima della bolla papale del 1401, visto che pagavano le decime!
Quando si siano stanziate a Carinola queste vergini penitenti non possiamo davvero dirlo. Forse con i primi vescovi agostiniani della Diocesi di Carinola o anche prima.
Come fa notare don Amato Brodella, già un secolo dopo la morte di San Bernardo sorse a Carinola questo grande complesso che accoglieva donne penitenti e che fu portato a termine sicuramente nel periodo angioino. Altre testimonianze carinolesi, quali la stessa dedicazione del monastero a S. Maria Maddalena, l’affresco dell’ Annunziata che rappresenta la Maddalena davanti a Gesù risorto, la costruzione dell’Annunziata in quel particolare luogo, voluta molto probabilmente accanto ad un edificio sacro già esistente, ci indicano che la presenza a Carinola delle monache della Maddalena, come vengono comunemente chiamate, era molto antica.
Le monache rimasero in loco sino a poco prima del 1445, poi il convento passò all’Ordine degli Eremitani di Sant’Agostino e proprio a quell’anno risale l’erezione dell’ ordine a Carinola.
Un secolo dopo, in un contratto del 15 novembre del 1546 si legge: Giovan Francesco De Palma, organaio napoletano, promette di costruire un organo alla chiesa di S. Maria Maddalena di Carinola di qualità, suono e perfezione simile a quello di S. Maria dei Pignatelli, a giudizio dell’abate Capece di Napoli, per ducati 50 di carlini.
Nel 1652 fu decretata la chiusura del convento e gli agostiniano lo cedettero, con tutte le rendite, alla Diocesi di Carinola, a favore del seminario.
Con la costruzione del nuovo seminario e la soppressione della Diocesi di Carinola nel 1818, il monastero fu definitivamente abbandonato. Oggi è un rudere molto fatiscente, dimenticato dai più, ma ancora conserva tracce e fascino della grande storia che ha attraversato le sue mura.
Alcuni testi e siti consultati
Archivio storico delle province napoletane – vol. 12 – Napoli, 1887
Berisi A. – Napoli Nobilissima – vol. 9. Napoli, 1900
Brodella don Amato – Storia della Diocesi di Carinola – Marina di Minturno, 2005
Canino Antonio – Guida d’Italia del Touring Club – Campania – Milano, 1996
Filangieri Gaetano A. G. – Le arti e le industrie delle province napoletane- vol. 6, Napoli 1891
Le Goff Jacques – Un lungo medioevo – Bari, 2006
Moroni Gaetano – Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica – vol. LXIII, Venezia, 1853
Piatti Pierantonio – Il Movimento femminile agostiniano nel medioevo – Roma, 2007
Torelli Luigi – Secoli Agostiniani ovvero Historia generale del sacro ordine eremitano – Bologna, 1678
Siti internet:
Possidio vescovo – Vita di S. Agostino – http://www.augustinus.it/vita/possidio.htm
Sant’Agostino – Le Confessioni – http://www.augustinus.it/italiano/confessioni/index2.htm
http://www.cassiciaco.it/navigazione/monachesimo/conventi/monasteri/italia.html http://www.ghirardacci.it/dip-1%5Cdip-1.htm
https://archive.org/details/MN5017ucmf_0
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