LE MONETE DEGLI ANTICHI STATI ITALIANI
LE MONETE DEGLI ANTICHI STATI ITALIANI AL MOMENTO DELL’ANNESSIONE AMMONTAVANO A 668 MILIONI COSÌ RIPARTITI
Francesco Saverio Nitti (Nord e Sud, 1900) così descrive in breve la situazione finanziaria delle Due Sicilie nel 1860:
« Nel 1860 la situazione del Regno delle Due Sicilie, di fronte agli altri stati della penisola, era la seguente, data la sua ricchezza e il numero dei suoi abitanti:
- Le imposte erano inferiori a quelle degli altri stati.
- I beni demaniali ed i beni ecclesiastici rappresentavano una ricchezza enorme, e, nel loro insieme, superavano i beni, della stessa natura, posseduti dagli altri stati.
- Il debito pubblico, tenuissimo, era quattro volte inferiore a quello del Piemonte, e di molto inferiore a quello della Toscana.
- Il numero degli impiegati, calcolato sulla base delle pensioni nel 1860, era la metà che in Toscana e quasi metà nel Regno di Sardegna.
- La quantità di moneta metallica circolante, ritirata più tardi dalla circolazione dello Stato, era in cifra assoluta due volte superiore a quella di tutti gli altri Stati della penisola uniti insieme. »
Il Brigantaggio a Vico del Gargano La popolazione non indossava abiti di lusso, ma usava vestiti ricamati a mano. Spesso la gente era rozza e incivile, pur vivendo agiatamente, come sostiene lo scrittore Antonio Maselli.
“S’era sani e robusti, senza ricorrere mai al medico e allo speziale; si mangiava e beveva allegramente; il vino e che vino! Non si pagava nulla all’erario, e nulla di nulla al Comune, lontani dalla peste de’Ricevitori, Agenti delle tasse e compagnia bella; non si pensava che stare allegri, a divertirsi alla caccia nelle vicine selve, a star de’ mesi a villeggiare in diverse campagne, tra le sbornie, i canti e l’allegria.”
Gli operosi napoletani di Johann Wolfgang Goethe (1787) ...ho potuto constatare che vi è molta gente mal vestita, ma nemmeno uno che sia disoccupato… Alcuni girano con barilotti di acqua gelata, limoni e bicchieri, per preparare limonate, bevanda alla quale anche il più straccione non sa rinunziare; altri girano con vassoi di liquori diversi e bicchierini; altri ancora portano dei vassoi di paste, dolciumi, agrumi ed altre frutta: si direbbe che tutti vogliano partecipare e rendere ancor più grandiosa la festa del piacere, che a Napoli si celebra tutti i giorni.
FERDINANDO RUSSO – “Era l’epoca buona, dell’abbondanza sotto il re Borbone. Come dite?… No?… E vi ingannate l’anima! Ogni pancia era senza il vuoto che c’è adesso! Il peso, corrispondeva al giusto, con la bilancia! Parola mia… credetemi signori, che se non fosse stato per il tradimento io non starei qui a fare il pezzente … “
La raccolta differenziata … a Napoli nel 1787 – Un numero rilevante di uomini e di ragazzi, quasi tutti straccioni, si occupano di trasportare con gli asini i rifiuti fuori della città. La campagna che circonda Napoli è tutta un immenso orto: è un piacere osservare l’incredibile quantità di verdura che viene portata in città tutti i giorni, e come l’industriosità umana riporti poi alla campagna i rifiuti della cucina, per concimare la vegetazione. I torsoli e le foglie dei cavolfiori, dei broccoli, dei carciofi, dei cavoli, dell’insalata, dell’aglio, costituiscono una parte notevole della spazzatura della città; e ognuno cerca di raccoglierne quanto più può. Riempiono, con un’abilità particolare, i grandi canestri issati sul dorso d’un asino. Non c’è un orto, che non abbia il suo asino. Servi, ragazzi, i padroni stessi vanno e vengono dalla città durante la giornata. Con quale premura questa gente raccoglie anche lo sterco dei cavalli e dei muli! Quando di notte i ricchi se ne tornano a casa in carrozza, non pensano che già dall’alba altri uomini s’industrieranno a seguire le tracce dei loro cavalli. Non si fanno quattro passi, questo è vero, senza imbattersi in gente malvestita, se non lacera; ma questa non è una ragione per gridare al vagabondo, al perdigiorno. Sarei ten tato di enunciare il paradosso che a Napoli la maggior parte delle industrie sono forse ancora in mano delle classi più umili.
http://www.scafati2.it/ scuola Ferdinando II di Borbone, raccolta fatti Regno Due Sicilie
ROCCO CHINNICI (1983) – “… Prima di occuparci della mafia del periodo che va dall’unificazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale e all’avvento del fascismo, dobbiamo brevemente, ma necessariamente premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione non era mai esistita, in Sicilia. La mafia nasce e si sviluppa subito dopo l’unificazione del Regno d’Italia”.
Claude Duvoisin, console svizzero, lettera al Re del 17 dicembre 1860: “nel secolo precedente, il Meridione d’Italia rappresentò un vero e proprio eden per tanti Svizzeri, che vi emigrarono, spinti soprattutto da ragioni economiche, oltre che dalla bellezza dei luoghi e dalla qualità di vita. Luogo di principale attrazione: Napoli, verso cui, ad ondate, tanti Svizzeri, soprattutto Svizzeri tedeschi di tutte le estrazioni sociali emigrarono con diversi obiettivi personali. Verso la metà dell’Ottocento, nella capitale del Regno delle due Sicilie quella svizzera era tra le più numerose comunità estere”.
LA TASSAZIONE nel Regno delle Due Sicilie era la più lieve d’Europa (-30% di quella inglese, meno 20% di quella francese). La tassa ammontava, nel 1859, a 14 franchi a testa. Nel 1866, sotto il regime italiano, erano salite a 28 franchi a testa. Fu più che raddoppiata la tassa sul macinato (che colpiva i poveri) «ed estesa a tutte le granaglie, persino alle castagne»; fu estesa al resto dell’Italia la minuziosa tassazione savoiarda, come la tassa sulle finestre, «la gabella sulla macellazione del maiale» e «il dazio sul minimo consumo» (che colpiva chi comprava un litro di vino per volta, ma non chi ne comprava 25 litri). Il giornalista francese Charles Garnier fornì prove certe del fatto che, nei primi sei anni dell’unità italiana, alcune delle più prospere manifatture napoletane furono deliberatamente distrutte per favorire quelle del Nord (Patrick K. O’Clery, «La Rivoluzione Italiana», Ares, 2000, pagina 374). La confisca dei beni ecclesiastici provocò la sparizione di quel poco di previdenza e assistenza sociale vigente, che era tutta e solo caritativa e cattolica; ne risultò un tragico peggioramento della miseria delle classi povere, con un conseguente aumento esponenziale della criminalità.
REGNO DELLE DUE SICILIE |
milioni 443,3 |
% 65,7 |
LOMBARDIA |
» 8,1 |
1,2 |
Ducato Modena Parma Piacenza |
» 1,7 |
0,3 |
STATO PONTIFICIO |
» 90,7 |
14 |
REGNO di SARDEGNA |
» 27,1 |
4 |
GRAN DUCATO di TOSCANA |
» 85,3 |
12,9 |
VENEZIA |
» 12,8 |
1,9 |
TOTALE |
» 668,4 |
|
IL NUMERO DEI POVERI
COMPART. TERRITORIALE |
POVERI |
% |
PIEMONTE E LIGURIA |
35.281 |
1,00 |
LOMBARDIA |
51.942 |
1,67 |
PARMA E PIACENZA |
1.510 |
0,32 |
MODENA, REGGIO e MASSA |
9.534 |
1,51 |
ROMAGNA |
21.931 |
2,11 |
MARCHE |
11.451 |
1,30 |
UMBRIA |
10.955 |
2,14 |
TOSCANA |
33.456 |
1,83 |
PROV. NAPOLETANE |
90.844 |
1,34 |
SICILIA |
33.890 |
1,42 |
SARDEGNA |
4.550 |
0,77 |
TOTALE |
305.343 |
1,40 |
POPOLAZIONE OCCUPATA 1861
COMPART. TERRITORIALE |
INDUSTRIA |
AGRICOLTURA |
COMMERCIO |
PIEMONTE E LIGURIA |
345.563 |
1.341.867 |
110.477 |
LOMBARDIA |
465.003 |
1.086.028 |
103.543 |
PARMA E PIACENZA |
66.325 |
186.677 |
10.915 |
MODENA, REGGIO, MASSA |
71.759 |
242.248 |
15.530 |
ROMAGNA |
130.062 |
357.867 |
28.360 |
MARCHE |
16.344 |
381.966 |
18.747 |
UMBRIA |
42.291 |
248.069 |
7.104 |
TOSCANA |
266.698 |
571.409 |
59.057 |
PROV. NAPOLETANE |
1.189.582 |
2.569.112 |
189.504 |
SICILIA |
405.777 |
564.149 |
82.556 |
SARDEGNA |
31.392 |
159.239 |
8.645 |
TOTALE |
3.130.796 |
7.708.631 |
634. |
MAGGIORI CITTA ITALIANE
TORINO |
204.715 |
MILANO |
196.109 |
GENOVA |
127.986 |
FIRENZE |
114.369 |
BOLOGNA |
109.395 |
LIVORNO |
96.471 |
REGGIO EMILIA |
50.371 |
PIACENZA |
39.387 |
NAPOLI |
447.065 |
ROMA |
194.587 |
PALERMO |
194.463 |
ALESSANDRIA |
56.545 |
ANCONA |
46.090 |
BRESCIA |
40.499 |
MESSINA |
103.324 |
La finanza pubblica borbonica e sabauda nel 1859 |
|||||||
STATO |
Debito pubblico (milioni di lire) |
Interessi annui (milioni di lire) |
Popolazione |
Debito pro-capite (in lire) |
PIL (milioni di lire) |
PIL pro-capite nominale in lire |
Debito/PIL (in %) |
411,5 |
22,8 |
6.970.018 |
59,03 |
2.620 |
375,9 |
16,57% |
|
1.121,4 |
67,9 |
4.282.553 |
261,86 |
1.610 |
375,9 |
73,86% |
fonte
SUD INDIPENDENTE
Finalmente un po’ di buona cultura.