LE TRASGRESSIONI SESSUALI DI VITTORIO EMANUELE II
Era un uomo piuttosto rozzo e impulsivo, coraggioso in battaglia, amava la caccia, le donne, i cavalli, e la vita semplice dei montanari assai più delle cerimonie di corte.Non brillò, è noto, per fedeltà coniugale alla pia e mite Maria Adelaide (morta nel 1855)
Si parla tanto delle amene serate di Arcore e che dire invece dei comportamenti sessuali del nostro padre della patria Vittorio Emanuele II?
Ce ne parla ampiamente Carlo Dossi (Zenevredo, 27 marzo 1849 – Cardina, 19 novembre 1910), scrittore e politico dell’epoca, nelle sue “note azzurre”. Aristocratico e diplomatico , il Dossi in questo suo diario ,che in apparenza potrebbe sembrare uno zibaldone di osservazioni e commenti di varia natura, annota un’infinità di aneddoti non di rado scabrosi su personaggi illustri o poco noti della società milanese e italiana contemporanea . Tra questi lo scrittore ci parla delle le vicende erotiche di quel “violentatore di vergini” ed irrefrenabile “chiavatore” che fu Vittorio Emanuele II.
Eccone qualche accenno:
“Appunto 539, pag. 33: “Si dice che una contessa B(…) di Udine, immiserita per la sua prodigalità, abbia prostituito una sua figlia di 13 anni a quel re viziatore di vergini che ha nome Vittorio Emanuele. Sta di fatto che la contessa oggidì spende e spande- e trae in carrozza la sua infamia pei pubblici passeggi di Udine”.Appunto 4595, pag. 616. Mi avvarrò, per questa nota, di molti omissis. Sarei imbarazzato a trascriverla integralmente.“Vittorio Emanuele fu uno dei più illustri … contemporanei. Il suo budget segnava nella rubrica donne un milione e mezzo all’anno, mentre nella rubrica cibo non più di 600 lire al mese. A volte, di notte, svegliatasi di soprassalto, chiamava l’aiutante di servizio, gridando “una fumna, una fumna!”- e l’aiutante dovea girar i casini della città finché una ne avesse trovata, fresca abbastanza per essere presentata a S. M. La tassa era di lire 100- ad ogni donna però, che avesse rapporti con lui, dava un contrassegno, perché, volendo, si ripresentasse (…) Il suo dottore di corte aveva un gran da fare a riaccomodare uteri spostati (…) Quel Giove terrestre, quando coitava, ruggiva come un leone. Amava che le donne gli si ripresentassero nude con scarpettine e calzette; e fumando sigari avana si divertiva a contemplarle, mentre gli ballavano attorno. Ma a un tratto lo pigliava l’estro venereo,e (…). – Una sera poi scrisse al naturalista Filippi un biglietto così concepito “Vi prego di mandarmi stasera nel mio boudoir un leone impagliato”. E il leone viaggiò quella sera a corte in una carrozza reale, destinato a chissà quali misteri. – Vittorio amava personalmente l’oratore Brofferio, altro gran …, cui domandava e quante volte facesse e come ecc. con quell’interesse con cui stava al corrente delle sorti d’Italia. – Brofferio gli faceva poi da araldo e pacificatore colle nuove e vecchie amorose – uno dei sintomi della sua prossimità alla fine, egli lo sentì pochi giorni prima di porsi a letto, quando disse in piemontese a Bruno “sa dottore- non mi tira più; brutto segno”- Nelle sue gite di caccia a Valsavaranche era seguito da un harem di donne- Amava soprattutto la Rosina Vercellana (poi contessa di Mirafiori) e ai figli di lei diceva: “Umberto e Amedeo sono i figli della nazione; voi, i miei”.
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