LETTERE ALLA REDAZIONE: LA RIVOLUZIONE FRANCESE PEGGIO DELL’INCENDIO DI NOTRE DAME
Eppure Macron e compagni, che usano il termine ”medioevale” con disprezzo, poi per fatti come questi fingono di piangere (lacrime di
coccodrillo?)
Gentile redazione di BastaBugie,
sono un vostro affezionato lettore da molti anni ed apprezzo tutto ciò che fate e dite.
Vorrei commentare l’episodio della cattedrale di Notre Dame andata in fumo in questi giorni. Europa, e in Francia in particolare, è presente una forte corrente culturale, filosofica e politica (compresa l’area che attualmente sostiene il presidente Macron) che usa il termine “medioevale” con disprezzo, salvo piangere lacrime amare – io le chiamo di coccodrillo – quando avvengono fatti come questi.
Se costoro sapessero riflettere e pensare, prima di parlare, si potrebbero ricordare che le cattedrali come Notre Dame furono concepite e costruite durante il tanto – da loro – vituperato e incivile “medioevo”, mentre furono prima saccheggiate e poi dissacrate con l’assurdo culto alla dea ragione, inaugurato facendo ballare sull’altar maggiore una prostituta, dai protagonisti di quel civilissimo (!) momento storico che fu la rivoluzione francese dei Robespierre, dei Saint Just e dei Danton che ammazzava con stragi uomini, donne e bambini in Vandea.
D’altronde gli uomini della rivoluzione erano talmente “ragionevoli” da condannare con leggerezza alla ghigliottina scienziati come Lavoisier, uno dei padri della chimica moderna. Questi uomini così “ragionevoli” da idolatrare la ragione sconsacrando Notre Dame, ebbero l’impudenza di rispondere alla supplica di non uccidere Lavoisier inoltrata da persone già allora di levatura come il matematico torinese Lagrange che allora si trovava a Parigi, che con coraggio affermò come una testa come quella di Lavoisier nasce solo una volta ogni cent’anni, mentre sarebbero bastati solo pochi secondi per farla cadere, ebbene questi “razionali”, questi “ragionevoli” risposero, per bocca del vice presidente del tribunale rivoluzionario che condannò Lavoisier alla ghigliottina, che “la Repubblica non ha bisogno di dotti” (frase attribuita a Pierre-André Coffinhal-Dubail, detto Jean-Baptiste Coffinhal (1762 – 1794), giurista e rivoluzionario francese, peraltro anch’egli condannato alla ghigliottina qualche tempo dopo, come del resto Robespierre e Saint Just).
La stessa riconsacrazione, avvenuta in epoca napoleonica evidentemente più per celebrare l’auto-incoronazione di Bonaparte – avvenuta sotto gli occhi di un papa rapito per l’occasione! – che per amore verso Cristo e Sua Madre, lasciò la cattedrale in stato così pietoso tanto da dover predisporre la sua demolizione fino a quando, nei primi anni quaranta del diciannovesimo secolo sull’onda del romanzo ad essa dedicato da Victor Hugo, guarda caso cristiano, fu deciso di restaurarla (in realtà di ricostruirla in molte sue parti, a volte con risultati criticabili a detta degli esperti) a cura dell’architetto Viollet-le-Duc.
A tutti gli entusiasti della rivoluzione francese, di cui gli attuali discendenti dal punto di vista ideologico sono Macron e i suoi sostenitori, di cui purtroppo una parte italiani, dedico il giudizio espresso su di essa dallo storico francese Pierre Chaunu durante il bicentenario del 1989 a chi, stupito, gli chiedeva perché non avesse aderito ad alcun festeggiamento o celebrazione di un fatto storico così importante.
Chaunu, peraltro non “accusabile” di particolari simpatie dell’ancien régime essendo non cattolico bensì protestante, rispose testualmente: “al pari della rivoluzione del 1789 anche la peste nera che nel 1348 uccise quasi la metà della popolazione europea costituisce un rilevante fatto storico ma nessuno lo celebra né – tantomeno – lo festeggia”.
Chissà perché!
Con stima e amicizia sincera.
Luigi
Caro Luigi,
non posso che essere d’accordo con tutto ciò che dici.
Semmai mi sento in dovere di aggiungere un video che trovi qui in fondo, così commentato da Luca Costa su Cultura Cattolica: “improvvisamente viene inquadrata una giovane coppia, un ragazzo e una ragazza abbracciati, quando quest’ultima intona un canto, dolce, sublime, delicato commovente, un’Ave Maria… Je vous salue Marie, pleine de grâce, le Seigneur est avec vous… poi le voci diventano tre, quattro, dieci, venti, cento persone iniziano a cantare con lei, gli occhi fissi sulle fiamme che divorano la foresta di pietra. E il canto non si ferma! tanto che a un certo punto arriva l’arcivescovo di Parigi che non può fare altro che benedirli, come un padre che ritrova i propri figli dopo tanto tempo”.
di Giano Colli