LINGUE & DIALETTI
Carissimo Claudio,
qualche tempo fa, pubblicasti sul tuo blog un articolo che, secondo il suo autore, era scritto in “Lingua” napoletana e che io non ebbi difficoltà alcuna a definire, per le forzature di vocaboli ivi inserite, una caricatura del Sanscrito. Lungi da me ogni velleità polemica contro chi ha scritto quel pezzo in una lingua praticamente inventata, che non c’è ma, a difesa di quanto affermai, ti porto due testimonianze di alto valore che suffragano, senza ombra di dubbio, le mie convinzioni in merito.
La prima è fornita dal professor Francesco Sabatini che, qualche anno fa, in una trasmissione televisiva su RAI 1, dopo aver premesso che tra lingua e dialetto non vi è alcuna differenza da un punto di vista strutturale, in quanto, pur avendo ogni idioma una propria struttura fonologica, morfologica, sintattica e lessicale molto complessa, da un punto di vista dell’uso sociale e funzionale, le differenze – invece – sono tantissime.
Per poter elevare una parlata locale alla dignità di lingua – cito testualmente – è necessario:
- Che ci sia una forma abbastanza omogenea, unificata in un territorio molto vasto.
- Che la forma scritta sia sufficientemente standardizzata da tempo e non inventata a tavolino.
- Che ci sia la spendibilità e la possibilità di trattare materie, non solo di conversazione, di colloquio, di vita reale, locale, ecc., ma scienza, diritto, filosofia, pensiero. Questo fa di un idioma una lingua nel senso funzionale del termine.
“La lingua” – egli conclude metaforicamente – “è un dialetto con le forze armate e con la flotta.” Cioè con il potere di imporsi e di difendersi. Il dialetto, ahimè, no, è… disarmato. Ciò non toglie, però, che bisogna comunque amarlo e rispettarlo.
Questi concetti sono stati ulteriormente ribaditi dal professor Pietro Maturi,[1] un docente che, nell’anno accademico 1997/98, tenne il primo (ed unico, finora) Corso di Napoletano, organizzato presso l’Institut Français de Naples Université de Grenoble.
“Il Napoletano – ribadisce il professor Maturi – non possiede la terminologia burocratica, economicistica, scientifica, ecc. che, perciò, si inventa.”
“Il concetto di lingua – egli continua – è molto scivoloso. Per molti versi, in Italia, non si può parlare di lingue al di fuori del Greco, del Latino e dell’Italiano. Tutti gli altri idiomi, nella terminologia in uso nel mondo dei linguisti, sono dialetti, inclusi il Napoletano e il Siciliano, perché non sono mai stati unificati né adottati da alcuno Stato.”
“Quando si dice Lingua Napoletana, pensando ai poeti e ai drammaturghi partenopei, si usa la parola lingua in senso molto diverso rispetto a quanto si dice Lingua Russa o Lingua Tedesca.”
“Parlando di Lingua Napoletana, inoltre, si commette un altro diffuso errore: quello di considerare gli altri dialetti meridionali come varianti del Napoletano. Abruzzese, Pugliese, Molisano, Gaetano, ecc. sono dialetti affini al Napoletano e non sue varianti. Sono fratelli e non figli del Napoletano.”
“Ciò non toglie che si può constatare, con dispiacere, che gli autori napoletani sono effettivamente, trascurati dai programmi scolastici, nonostante il fatto che, da Boccaccio a Leopardi, Napoli sia stata al centro del movimento culturale nazionale.”
Non dimenticare che, nel Regno delle Due Sicilie, si legiferava e si pubblicava in Italiano, aggiungo io.
Comunque, non prendertela, amico mio: il Napoletano, in ogni modo, prevale sempre in tutto il mondo: pensa alle nostre immortali melodie che hanno conquistato perfino il Giappone, l‘Australia, il Sud America…
Un abbraccio
Erminio de Biase
[1] Il Professor Maturi insegna Linguistica Italiana e Sociolinguistica dell’Italia contemporanea presso i Dipartimenti di Scienze Sociali e Studi Umanistici dell’’Università Federico II di Napoli. Ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Dialettologia campana presso l’Università di Heidelberg. Autore di numerosi saggi ed articoli nel campo della fonetica, della sociolinguistica, della dialettologia e della glottodidattica, egli sarà gentilmente disponibile sul blog Alta Terra di Lavoro per rispondere a quesiti e curiosità su questioni di ambito linguistico.