L’ITALIA E LA SPOLIAZIONE DI UNA NAZIONE ANTICHISSIMA, il controllo della Storia
“Per liquidare i popoli” diceva Milan Hübl “si comincia col privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un’altra cultura, inventa per loro un’altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E, intorno, il mondo lo dimentica ancora più in fretta.”
Milan Kundera: “Il libro del riso e dell’oblio”
Pubblichiamo un interessante articolo (a nostro giudizio) dell’amico Milo Bozzolan. cliccando qui il post originale sul blog “dal Veneto al mondo”
E come le parole che Milan Kundera mette in bocca a Milan Hübl e che riportiamo all’inizio di questa pagina, ci paiono sacrosantamente vere, così ci sembra che anche le parole di “Milo Boz Veneto” (lo pseudonimo con cui scrive su FB) lo siano, e che si adattino benissimo, date a parte, non solo alla situazione dei Popoli della Serenissima Repubblica ma a quelli delle Due Sicilie, del Granducato di Toscana, dei Ducati di Parma, Piacenza e Castro, dello Stato Pontificio: insomma a tutte le Popolazioni, o meglio NAZIONI, che esistevano (ed esistono ancor oggi nonostante la conquista, la colonizzazione sardo-piemontese liberal-massonica) nel territorio della penisola italica.
“DIME CAN MA NO TALIAN”, caro Milo, sciacquetta a parte (ma di persone imbottite di fandonie italiote, masson-tricolorate, risorgimentaliste e patriottarde ne trovi anche nella tua bella Patria, ahimè, la penisola ne è piena), le tue parole “negandoci la nostra Storia, che fu talmente grande da formare uno dei pilastri della civiltà europea, facendola magari passare per “italiana” e non veneta, e delle nostre tradizioni.” ben si adattano ad ognuna delle popolazioni, nazioni potrei dire, che insistono nella penisola, basta cambiare “veneta” con toscana, con ligure, etc.
Ma VERA ancora di più se cambi “veneta” con Napoletana o Siciliana.
Accomunati, napoletani siciliani e veneti, non solo dalla importanza dello Stato-Nazione “cancellato”, bianchettato, eliminato dalla storia italiota, ma accomunati anche dal triste destino di essere etichettati, come ben ricordi nel tuo scritto, con l’essere zotico o ignorante o entrambe le cose.
Da noi sappiamo che è incominciata nel 1866, e, accorpati nel “migliore dei mondi possibili” neanche la pellagra (vera piaga sociale dopo l’occupazione italiana) e l’emigrazione di massa, grazie agli ascari posizionati nei punti strategici nel Triveneto, han prodotto rivolte contro lo stato centrale, anzi, sono quasi riusciti a farci accettare la miseria come uno stato naturale del contadino e proletario veneto.
Che poi ci dipingevano, e ancora ci dipingono, in parte, col nostro accento quasi slavo (diceva un mio commilitone romanaccio che parlavo come un russo 🙂 ) per dei contadini ignoranti, il cui posto naturale era quello di fare i domestici il qualche casa di “siori” della capitale italiota.
Fino all’epoca dei nostri genitori, parlo degli anni ’50, tutto questo, dalla massa dei veneti, era ormai accettato come normale.
Ci si vergognava “de parlar el dia£eto” la maestrina segnava con ferocia i nostri errori e le nostre stragi di “dopie” e ci additava allo scherno della classe, magari composta da figli della “buona” borghesia cittadina che parlavano già solo el “talian” in casa (è capitato anche a me, quando scrissi in un tema, peraltro ben fatto “non potiamo” al posto di “non possiamo” 🙂 ).
In altre parole, cultura popolare veneta, ignorata, sepolta, negata nella sua lingua e nelle sue tradizioni rese ridicole e superate dalla “modernità” fatta di mobili di fòrmica e cucine americane.
Ma non bastava seppellire la cultura popolare: il sistema italiota tuttora ci nega la nostra storia, e veramente Orwell fu un grande profeta:
“CHI CONTROLLA IL PASSATO, CONTROLLA IL FUTURO, CHI CONTROLLA IL PRESENTE, CONTROLLA IL PASSATO“.
Nella narrazione storica, una Nazione con 3200 anni di continuità, che ha costruito due civiltà, quella venetica e quella veneta, che ha creato il sogno del mondo che è Venezia, eccola divenire, per incanto, un popolo di “contadini ignoranti” detto per bocca di una sciacquetta napoletana (anche se continuo ad amare Napoli, la sua cultura, e i napoletani) diventata ministra. E di ubriaconi, a detta del Maestro Oliviero Toscani, bontà sua.
Dai veneti antichi, di cui non si accenna anche se con la loro civiltà son durati 1200 anni, si passa all’Arena di Verona, romana, nella narrazione di Alberto Angela, della premiata stirpe. E i veneti sono quindi romani, Venezia fu fondata da romani, vien da pensare, e poi Venezia fu solo una cosa “veneziana” e non creata soprattutto dall’apporto dai veneti (e dalmati) in prevalenza. Basta guardare ai natali di musicisti, pittori, architetti “veneziani”.
Ecco, mi direte, dove vuto andar a parare co tuto sto discorso?
Al fatto evidente che un popolo si colonializza, e si spoglia così dei propri beni, rendendolo incapace di reagire; e come ha fatto lo stato unitario? negandoci la nostra Storia, che fu talmente grande da formare uno dei pilastri della civiltà europea, facendola magari passare per “italiana” e non veneta, e delle nostre tradizioni.
Orwell insegna…ma quanti veneti lo hanno mai letto, Orwell? Forse capirebbero il motivo per cui la battaglia culturale DEVE ANDARE di pari passo con quella politica.
Senza la presa di coscienza della nostra particolarità di Nazione, come potremmo invocare un diritto alla nostra autonomia e autodeterminazione nella platea del mondo, che pur ammira la nostra grande Storia? se siamo i primi ad ignorare quello che siamo veramente, meritiamo solo la schiavitù.
Ricordo una sfilata di protesta, a Venezia, con i gonfaloni, prima dell’arrivo della statua di Napoleone al Correr, e due turiste canadesi estasiate, quando gli spiegai il motivo del corteo. “Bravi Veneti!” mi dissero.
Milo L’AUTORE
Mi chiamo Millo Bozzolan, nome di battaglia Milo Boz Veneto. Come età, e come spirito, mi definirei un “ragazzo del’ 68” che ha capito a un certo punto della sua vita, quanto sia importante la Tradizione per far sopravvivere la Società umana, e farla progredire nella giusta maniera. Quindi anche la Storia, che illustra le tradizioni nostre e di altri popoli, per me è diventata importantissima.
Mi sono accostato al movimento indipendentista dopo la presa del campanile del 1997. Ho pensato che dovevo e potevo dare un contributo alla causa dei Veneti e contattai Luigi Faccia, allora ai domiciliari, che col fratello Fausto continuava la lotta per l’autodeterminazione nel Veneto Serenissimo Governo.
Abbiamo insieme fondato un periodico, intitolato “Spirito Veneto” perché coscienti del fatto che la nostra storia ci era negata, e quello, era un piccolo, primo, modesto tentativo di diffonderla in giro. Luigi fu poi incarcerato, il suo gruppo, male gestito, in pratica si è disperso e io ho continuato per conto mio.
Fui tra i fondatori di Milizia Veneta e del gruppo storico del reggimento Veneto Real, che vedete sfilare tuttora.
Ho fondato in facebook il gruppo “La storia vista da un veneto”, che in tre anni ha raggiunto i 6000 iscritti. Continuo tuttora a scrivere di storia patria. Attualmente sono pensionato; vivo vicino a Feltre in mezzo ad un bosco, tra caprioli e ghiri….e non amo la confusione del mondo moderno. Insomma chi mi segue lo sa, la vita che conduco è quasi pubblica, ormai. Prima di ritirarmi ero un artigiano e prima ancora ho lavorato nel commercio.
fonte
blog. istitutoduesicilie