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LODOVICO BIANCHINI PRINCIPI DELLA SCIENZA BEN VIVERE SOCIALE DELLA ECONOMIA PUBBLICA E DEGLI STATI

Posted by on Apr 4, 2023

LODOVICO BIANCHINI PRINCIPI DELLA SCIENZA BEN VIVERE SOCIALE DELLA ECONOMIA PUBBLICA E DEGLI STATI

Si tratta de’ banchi — Origine de’ banchi: in che primamente consistettero, come ampliarono la loro opera. Non è esatta la distinzione che comunemente si fa de’ banchi di deposito, e di quelli di circolazione e sconto. Qualsiasi banco ancorché di mero deposito non va disgiunto dall’effetto della circolazione e dello sconto, e viceversa—I banchi prendono nome dall’obbietto principale che hanno di mira o dalle principali loro occupazioni. Il nome e la qualità che assumono non influiscono veramente ad estendere o restringere le operazioni alle quali intendono —Natura de’ banchi—Differenza che passa tra la carta de’ banchi detti di deposito, e quella de’ banchi di circolazione e sconto — Capitale de’ banchi—Chi può instituirne — Necessità de’ banchi in ogni nazione — Si reassumono i vantaggi che da’ banchi derivar possono non meno al pubblico che alla finanza dello Stato— Quale debbe essere l’andamento de’ banchi, e come acquistano credito e fiducia—Agevolazioni e favori de’ governi a’ banchi privati — Casi ne’ quali è realmente utile la carta emessa da’ banchi, limiti ne’ quali debbe contenersi, suo abuso.

La curiosità degli storici non ha potuto rinvenire nelle memorie de’ popoli antichi instituzioni di banchi che tanto si sono usate e si adusano presso i moderni, e che ormai si sono rese indispensabili nell’andamento della privata e pubblica economia (1). Si ha memoria di banchi solo dal decimo secolo dell’era corrente, e sono interamente invenzione de’ popoli italiani, che in quel tempo e per più secoli dopo furono innanzi a tutti nell’industria e nel commercio. La loro origine derivò dall’idea di depositare, far custodire quel danaro che gl’individui non credendo sicuro presso di se medesimi affidavano ad altri. La scritta che rilasciava colui o coloro cui era affidato il deposito, essendo segno effettivo di moneta, faceva evitare il material trasporto del danaro, e costituiva un credito tale che poteva facilmente cedersi e realizzarsi.
Crescendo le relazioni sociali, in ispecialità quelle del commercio interno ed esterno, naturalmente surse il pensiero, e si vide la utilità che da’ cennati depositi risultar potesse sotto di un doppio aspetto; l’uno che le scritte di credito del seguito deposito al pari delle lettere di cambio fossero vantaggiose per le contrattazioni,

(1) Si e parlato del tempio di Delfo o di altro simile nome luoghi di deposito, ove i Greci custodivano il pubblico danaro. Ma siffatti depositi sono ben lungi di potersi paragonare a’ moderni banchi. Soltanto è da rummentarc che Senofonte proponeva agli Ateniesi una instituzione formata per associazione, la quale non ebbe mai effetto, e che potrebbe avere qualche somiglianza co’ banchi detti di sconto.


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e in generale per agevolare il corso e la circolazione non meno della metallica moneta che di qualsiasi cosa:  l’altro che senza alterare gran fatto la natura del deposito, si potesse ritrarre partito dal danaro depositato, e da coloro che di esso rispondevano, e da quelli che il richiedessero a prestanza o per altri usi.
Di modo che molti capitali che prima restavano oziosi, cominciarono ad essere operosi ed a coadiuvare quelle intraprese che diversamente non avrebbero potuto effettuirsi. I primi banchi furono opera di privati, e riposavano in tutto sulla scambievole fiducia e confidenza; l’esperienza fece si che i governi ne stabilissero per proprio conto, o ne guarentissero, o vi s’interessassero. Fu pure una necessità che per evitarsi frodi e fallimenti che si erano resi frequenti, i governi ingiugnessero che non potessero i privati aprire o tener banchi senza dare idonea malleveria e guarentigia. Non è dello scopo di questa opera narrare le vicende de’ banchi più celebri, ognuno potendole conoscere da’ tanti libri che all’uopo si son messi a stampa. Quindi è agevolissimo sapere che Venezia fu la prima ad instituire nel 1171 un banco guarentito dal governo; che Genova fece lo stesso nel 1107; che in molti luoghi d’Italia e segnatamente in Napoli i monti di prestanza si andarono convertendo in banchi per raffrenare l’usura (1), il quale esempio fu pure in altri luoghi imitato; che venne eretto il banco di Amsterdam nel 1609, quello di Amburgo nel 1619, quello d’Inghilterra nel 1694, quello di Scozia nel 1695, quello d’Irlanda nel 1783, e così man mano quasi tutti gli Stati di Europa hanno avuto banchi (2). Come altresì non riesce difficile conoscere i molti capitali che si unirono ne’ principali banchi, le loro grandi operazioni, ed anche i rovesci che soffrirono.
Comunemente si distinguono i banchi in due specie, quelli di deposito, e quelli di circolazione e sconto, i quali sono anche addimandati casse di sconto; ma come non è facile dare della voce banco un’ esatta definizione, così torna del pari difficoltoso il distinguerne accuratamente le diverse specie. L’origine de’ banchi è stato il deposito: ma a poco a poco ampliarono la loro opera: quindi non è sempre possibile che un banco si costituisse strettamente per semplice deposito, avvegnaché il danaro in esso deposto o una sua parte sempre s’impiega in designati obbietti, onde se presta, se peguora, naturalmente addiviene di sconto. Inoltre ove pure le carte che emette sieno meri attestati o fedi del deposito in esso fatto, queste carte avendo credito, servendo alla circolazione, e girando e tornando a girare per mezzo di cessione o trasferimenti, fanno sì che qualsiasi banco di deposito non va disgiunto dallo scopo e dall’effetto della circolazione.

Infatti i primi banchi furono come ho detto di deposito (3); ma appena estesero le loro intraprese divennero di circolazione e di sconto (4). Vi sono attualmente banchi che conservano moltissimo dell’antica instituzione di deposito (5); altri sono di duplice qualità, deposito e sconto; altri comprendono deposito, sconto e circolazione, né è raro che vi si uniscano altre operazioni di industria, commercio o traffichi di diversa natura.
Vogliono adunque i banchi prender nome dall’obbietto principale che hanno di mira o dalle principali loro operazioni, per lo che possono esser qualificati in quelli propriamente detti di deposito, di sconto, di circolazione, di prestanza, di pegnoramento, di commercio, d’industria, d’agricoltura o detti altrimenti territoriali o del credito fondiario. Di maniera che il nome o la qualità che assumono non influiscono veramente ad ampliare o a restringere le opere alle quali possono intendere. Sono i banchi comunque si riguardano delle instituzioni di credito costituite da unione o deposito di capitali che s’impiegano non solo ad agevolare la circolazione ed il corso della moneta, ma altresì a dare aiuto a varie intraprese, sia prestando, sia anticipando sopra effetti che han valore e che si danno in pegno, sia accreditando carte che rappresentano un valore, sia prendendo parte diretta in alcuni traffichi e obbietti industriali e commerciali. Se non che deve sempre farsi una essenziale differenza; alcuni banchi destinati più particolarmente a ricever depositi non altre carte emettono che quelle che fanno fede del seguito deposito, o per meglio dire della effettiva quantità di moneta che si è depositata, e queste carte rappresentando un positivo valore delle monete ne hanno tutto il credito.

(1) Otto banchi in questo modo s’instituirono in Napoli e furono quello del Popolo nel 1589, quello della Pietà nel 1575, quello dell’Annunziata nello stesso anno, quello dello Spirito Santo nel 1591, quello di S. Eligio nel 1396, quello di S. Giacomo e Vittoria nel 1597, quello de’ Poveri nel 1600, quello del Salvatore nel 1640.
(2) Per la Francia è notissimo il banco instituito da I.aw nel 1716. La banca attuale ha avuto veramente la sua instituzione nel 1806. Gli Stati Uniti di America non prima del 1816 fondarono la loro banca.
(3) Il più famoso banco di deposito fu quello di Amsterdam.
(4) La banca d’Inghilterra propriamente fu la prima che s’instituì colla triplice qualità di deposito, circolazione e sconto, vale a dire che più degli altri, estese la sua opera.
(5) I banchi che più conservano l’idea del deposito sono quelli di Napoli. Non di meno a quello detto di Corte è aggiunta una cassa di sconto. Quello detto de’ privati impiega parte de’ suoi fondi nella pignorazione di vari obbietti. I banchi di Napoli sono tuttavia una singolare ed utilissima instituzione che molto differisce da quella degli altri paesi. Di essi ho trattato distesamente nell’intero capitolo IV del lib. II della scrittura, principi del credito pubblico.


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Il banco intanto si vale delle somme depositate e le impiega; il che deve fare in modo e con tale circospezione e previdenza, che rimanga sempre in cassa tanta quantità di moneto, per quanto può soddisfare alle immediate richieste di coloro che si presentassero a dimandare la restituzione de’ depositi.
Non hanno siffatti banchi assoluto bisogno di un capitale primitivi poiché il loro vero capitale è formato dalle somme che vi si depositano; ma questo capitale e eventuale, maggiore o minore secondo la quantità de’ depositi e dell’impiego che di una parte di essi si fa, dovendo l’altra parte, ch’è la principale, restare assolutamente in cassa per adempire alle richieste di quei che vogliono ritirare i depositi. Però è necessario che avessero un capitale stabile (1) per servire di guarentigia non meno ad una parte de’ depositi, che a soddisfare la perdita alla quale il banco può andare incontro per le operazioni che esegue coll’altrui danaro in esso “depositato. Per l’opposto quei banchi che sono di proposito destinati alla circolazione ed allo sconto, hanno assolutamente bisogno di un capitale primitivo e fondamentale, poiché il loro speciale instituto è quello di scontare effetti di vario genere, vale a dire ricever carte di credito, lettere di cambio o altre scritte di valore di commercio, e ritenerle in pegno per un certo tempo, anticipando su di esse moneta effettiva o altri viglietti pagabili al latore a vista o a scadenza, e che han corso o volontario o obbligatorio di moneta, ritenendo però sulle somme che in questo modo anticipano un interesse che dicesi sconto. Per siffatti banchi è indispensabile un capitale da servire di guarentigia maggiore di quello dei banchi di solo deposito, sul riflesso che le loro operazioni sono più vaste e più soggette a rischi e perdite. In qualsiasi modo i banchi possono essere formati in tutto da privati o da corporazioni e col loro danaro, secondo lo statuto che approva il governo. Può il governo tenerne per proprio conto e per servire alla finanza; può egualmente o guarentire o prendere parte ed interesse secondo speciali accordi in quelli deprivati e delle corporazioni.
Dicemmo che i banchi sono necessari nell’andamento della privata e pubblica economia, per lo che è d’uopo che nelle debite proporzioni ve ne sieno in qualunque Stato, grande o piccolo che fosse (2). I banchi possono ovunque esistere quando sono bene amministrati. Non la estensione del territorio nazionale o la numerosa popolazione influiscono al loro andamento, ma le acconce norme secondo che sono stabiliti, lo scopo che si prefiggono, la scelta delle loro operazioni, ed il modo di saperle condurre onde se ne ritragga positivo giovamento.


Molti e svariati sono i vantaggi che si ritraggono da’ banchi, e possonsi reassumere ne’ seguenti capi. Faciltà a deporre il danaro in luogo sicuro. Impiego utile dello stesso, onde quel danaro che sarebbe restato ozioso diventa proficuo, ed il profitto è reciproco per coloro a cui appartiene il banco e pel pubblico. Migliore conservazione della moneta, in cambio della quale circola la carta che la rappresenta, e quindi la specie monetata è meno soggetta ad attrito, consumo, logoramento, alterazione, frodi, falsità, ritagli. Fanno evitare il material trasporto del numerario, quindi si evitano pericoli e spese. La moneta istessa ha sempre un miglior e più costante campione e guida nelle relazioni de’ traffichi e commercio interno ed esterno, ed in generale in tutte le contrattazioni, come si sperimentò ne’ secoli passati (3).
Danno miglior direzione, e fanno diminuire l’alta ragione degl’interessi del danaro, mentre di questo agevolano sempre la circolazione ed il corso. Se non direttamente il più delle volte indirettamente danno aiuto ad alcune intraprese con prestiti ed anticipazioni. Sostengono il valore delle carte di commercio, di cambio, di credito e di altri effetti che in essi si pegnorano e si scontano. Accreditano in cast di necessità le carte della finanza; danno spesso a questa potentissimo soccorso sia negoziando i suoi valori, sia mantenendo con essa conti correnti, o facendo le anticipazioni, oppure addossandosi alcune sue incumbenze per servizi del tesoro dello Stato, come ad esempio per fornimenti di varie materie, per acquisto di preziosi metalli, e per le operazioni e quanto occorre alla zecca delle monete; come ancora facendo alla stessa finanza de’ prestiti, o negoziando per conto suo quei prestiti de’ quali abbisogna, sia con viglietti che emette o che accredita, sia altrimenti. Di modo che un banco sovente addiviene cassa centrale del tesoro dello Stato e del debito pubblico. I banchi adunque allorché sono molto accreditati e sanno mantenersi nella pubblica confidenza, si congiungono a tutto l’andamento economico, ed anche sotto alcuni rapporti all’andamento politico delle nazioni, sicché la loro floridezza afforza il governo, e viceversa la loro decadenza o il fallimento è cagione di gravissimi disastri, che secondo i casi rifluiscono più o meno dentro e fuori di una nazione.

(1) Questo capitale può essere non solo in numerario, ma eziandio in beni fondi, capitali, verghe d’oro o argento ec.
(2) Non saprei dire con quanta ragione il Verri credeva che i banchi giovano solo a’ grandi Stati e che ai piccoli non sono utili.
(3) Ne abbiamo ragionato ne’ cap. I e II del presente libro.

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 Ad esempio la banca d’Inghilterra, ch’è il più gigantesco stabilimento di questa specie, è tanto immedesimata negl’interessi di siffatta nazione e nelle relazioni di questa cogli altri popoli, che un crollo di tale banca segnerebbe una calamità sì universale, che non solo la Gran Brettagna, ma eziandio gli altri Stati ne risentirebbero più o meno i funesti effetti.
Sieno comunque costituiti i banchi, o in tutto da’ privati, o dal governo, o in partecipazione da questo e da quelli, è indispensabile che tutto si ponga in opera per mantenerne sempre la buona fede ed il credito, come altresì devono essere rettamente amministrati, ed impiegare in modo tale il danaro, che realmente se ne ricavi profitto ed utilità. Devono quindi evitare le intraprese o troppo eventuali o cimentose, circoscrivendosi il più ch’è possibile ne’ limiti della loro instituzione senza forviarne.
Quando i banchi troppo vogliono intraprendere, lasciano il cerio per seguire l’immaginario; ed ove pure in qualche occasione per azzardo ritraggano grandi profitti, son questi poscia seguiti da grandi perdite. Devono i banchi essere di aiuto alla proprietà, all’industria ed al commercio, ma non mai intraprenderne essi direttamente lo esercizio, giacché i banchi come tutte le associazioni e le corporazioni mancano di quella unità di azione e di esecuzione che all’uopo sono necessarie. Inoltre se troppo capitali in danaro effettivo impiegano nella negoziazione delle carte di credito della finanza e de’ pubblici prestiti, possono per le molte eventualità che corrono o perdere moltissimo o fallire. Egualmente se troppo acquistano di beni e capitali stabili e non facili a circolare, mancando di pronta moneta nelle occasioni forviano dal loro scopo e di pochissima utilità riescono.
I banchi pubblici guarentiti ed amministrati dal governo ispirano maggiore o minore fiducia a seconda delle vicende a cui questo va soggetto, ed in generale secondo il credito che gode, i mezzi che ha in suo potere, e l’interesse del pubblico. Per quanto concerne i banchi costituiti da persone private, sovente non possono sussistere o estendere le loro operazioni senza qualche appoggio o agevolazione del governo. Talora han bisogno di favori e privilegi, i quali se sono malintesi e di troppo si prolungano, in vece di bene arrecano danno universale o si convertono in monopolio. In diverse congiunture i governi han venduto, per così dire, favori e privilegi a’ banchi, per averne in ricambio anticipazioni, prestiti e negoziazioni. Ma tutte queste cose possono e non possono avere una relativa utilità, e somministrano spedienti di opportunità pe’ quali la nostra scienza non può dettare precetti pratici.


I banchi di sconto in ispecialtà colle carte che emettono danno aiuto alla circolazione; ma come abbiamo più volte cennato vogliono queste carte contenersi ne’ limiti della possibilità per essere sostenute dal credito e realizzate. In generale il valor nominale dell’intera somma di esse che si pone in corso non dovrebbe esser maggiore di tutt’i fondi del banco. Può talvolta in alcuni rincontri un banco emettere viglietti al di là dell’effettiva guarentigia de’ suoi capitali; ma questa operazione ha bisogno di grande circospezione, e sempre debb’essere condotta in modo tale e con tale riserva di numerano in cassa, che presentandosi i latori di questi viglietti venuta la loro scadenza potessero essere soddisfatti; in caso diverso saranno siffatte carte puramente a vuoto, e mancando il banco di credito e possibilità, si troverà esposto a pericoli ed anche a fallimenti.
D’ordinario si calcola la riserva del numerario in cassa non meno di un terzo in rapporto al valore indicativo di tutta la quantità de’ viglietti posti in circolazione. Ma ad onta di ciò, negli avvenimenti straordinari di agitazioni popolari, di rivolgimenti politici, di cria e d’interruzione di commercio, il banco è sempre in gravi angustie, essendo costretto per pagare e mantenere il credito a fare infinite negoziazioni che non sempre gli tornano favorevoli. Le grandi anticipazioni fatte da’ banchi a’ governi li ha messi nella necessità di accrescere la quantità de’ viglietti; e come questa operazione riusciva utile a’ governi stessi, così han dato a siffatti viglietti il più delle volte un corso forzato. In altre occasioni, come abbiamo indicato,i governi si son valuti del mezzo de’ banchi per emettere carte di credito, oppure per sostenere il credito e realizzare in moneta quelle già poste fuori; ma questi espedienti, pe’ quali suole ripararsi a qualche necessità, se per isventura divengono abituali e di troppo se ne fa uso, trascinano tutti gli effetti dell’alterazione della moneta e della carta moneta. E molto più si accrescono gl’inconvenienti quando molti fossero in un medesima Stato i banchi a cui fosse dato il potere di battere moneta di carta.

fonte

https://www.eleaml.org/sud/banchi/banchi_1855_Principi_scienza_ben_vivere_sociale_economia_pubblica_Lodovico_Bianchini%20_2012.html

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